CARROZZONI MANGIASOLDI CHE IN SICILIA CONTINUANO A SFORMARE POLTRONE DI SOTTOGOVERNO PER TROMBATI DI TURNO. LUE LI HA SOSTITUITI CON GAC E OP DA DIVERSI ANNI
Nella Regione siciliana degli sprechi e delle spese inutili continuano a sopravvivere i Consorzi di ripopolamento ittico che da anni non svolgono alcuna attività e che garantiscono qualche poltrona ai trombati di turno. Fa specie che finalmente qualcuno se ne sia accorto, anche se con grandissimo ritardo.
Questi consorzi non servono più a nulla – ha dichiarato ieri lassessore regionale al ramo Dario Cartabellotta al Gds.it – nella nuova programmazione comunitaria cè spazio solo per i Gruppi di azione costiera (Gac)e per le Organizzazioni dei produttori della pesca (Pp), per cui gli enti vanno cancellati al più presto.
Il paradosso è che, stranamente, il percorso legislativo per cancellarli è lentissimo, tortuoso e inspiegabilmente arenato in Commissione bilancio allAssemblea regionale siciliana. E quindi da due anni vengono coperte spese per il personale che non svolge alcuna attività. In questo, il Governo di Rosario Crocetta viaggia nel solco della continuità con il precedente di Raffaele Lombardo. Del resto, stessa è la maggioranza che ne regge le stampelle e stesso è il dilemma: mantenere le poltrone ai Consorzi di ripopolamento ittico oppure liquidarli?
Eppure dalle colonne di questo giornale nel giugno 2012 avevamo lanciato lappello allallora Governo Lombardo per chiudere i Consorzi di ripopolamento ittico, veri carrozzoni mangiasoldi. Risultato vano, visti i costi sostenuti negli anni successivi.
Va ricordato che lo scorso mese di luglio la Commissione Attività produttive allArs, guidata da Bruno Marziano, esponente del PD h approvato il disegno di legge, promosso tra gli altri dal capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, che prevede la liquidazione di tutti e undici gli enti. Ma la norma, approdata in Commissione Bilancio, torniamo a ribadirlo, si è arenata e per gli enti è unagonia senza fine.
Ed intanto, i pescatori sono sempre allangolo, sacrificati economicamente e nella dignità, da protagonisti a semplici comparse, dalla ribalta al retroscena, per citare lesperimento di Goffman.
Ripercorriamone, seppur brevemente, la storia ed i motivi che avevano spinto questo giornale a chiederne al rimozione. Lunga è la storia dei Consorzi di ripopolamento ittico che, seppur introdotti con nobili propositi, si sono trasformati in strumenti di sottogoverno a danno del sistema e dei più deboli: i pescatori.
I Consorzi di ripopolamento ittico vengono istituiti dalla Regione siciliana con legge regionale del 1 agosto 1974, n.31 con il precipuo scopo di incentivare iniziative per il riequilibrio del patrimonio ittico mediante opere di ripopolamento, per la salvaguardia dellambiente naturale e delle produzioni ittiche, per la tutela e fruizione del patrimonio ambientale e marino, per lattività di controllo e vigilanza sullandamento e lo sviluppo della produzione nelle zone di ripopolamento.
Con Decreto assessoriale del 19/5/2006 è stato affidato anche il compito dello svolgimento di attività di accertamento, formazione, creazione di imprese finalizzate alla tutela, fruizione e messa in produzione dellambiente marino e costiero.
Finalità spesso disattese dagli undici Consorzi di ripopolamento ittico che hanno operato fino alla recentissima riduzione – e non lazzeramento come si immaginava dopo laccertamento delle violazioni degli Enti – a quattro con la legge finanziaria del 2012. Significa che ogni Consorzio – organismo pubblico che costa ad oggi duecentomila mila euro cadauno ad anno – dovrebbe operare coprendo una fascia costiera con indubbi costi maggiori.
Una pagina che non si riesce a chiudere nonostante da tutte le parti, dalla politica, al mondo sindacale e delle associazioni datoriali di settore, si raccolga un unanime consenso verso il definitivo azzeramento.
Torniamo a ripeterlo, non ha alcun senso continuare a sprecare denaro pubblico senza incidere in alcun modo sul settore della pesca. E poi, ci chiediamo: qualcuno ha mai chiesto i report, cioè la misurazione tra risultati attesi ed obiettivi raggiunti, visto che si tratta di strutture foraggiate da denaro pubblico e, nello specifico, da solidi prelevati dal bilancio della Regione siciliana?
Un dato è certo, i pescatori non hanno usufruito di alcun miglioramento in termini di effettivo ripopolamento ittico.
Qualcuno, nei piani alti della Regione siciliana, continua a dimenticare che, negli anni, lo scenario normativo è cambiato. Ci son o voluti quasi quarantanni anni per accorgersene, e adesso quanti anni occorreranno, in un clima di tagli Spending review, per approvare allArs una norma che li debelli definitivamente?
Oggi insistono soggetti come i Consorzi di gestione della fascia costiera (Cogepa) ed i Gruppi di azione costiera (Gac) introdotti da precise disposizioni dellUnione europea, strutture che assorbono completamente le finalità che originariamente avevano determinato la nascita dei Consorzi di ripopolamento ittico, che oggi, lo ripetiamo, sono veri e propri carrozzoni.
I Consorzi di gestione della fascia costiera e Gruppi di azione costiera valorizzano, invece, il ruolo del pescatore visto come anello centrale nel moderno approccio alla gestione del mare.
Quanto tempo bisognerà attendere per vedere un Governo siciliano mettere tra i primi punti dellazione di governo la pesca siciliana ed il pescatore? Con il Governo Lombardo è stato tempo perso, e con lesecutivo Crocetta, che succederà?
Linizio per la verità non è stato confortante, vista la scarsa attenzione al settore. Eppure la pesca in Sicilia è uno dei pochi settori delleconomia primaria e produttiva che mantiene, seppur con enormi difficoltà, circa dieci mila posti di lavoro e muove una importante economia. Basti ricordare un dato: il consumo, in Sicilia di pesce, molluschi e crostacei è nettamente superiore alla capacità di cattura e commercializzazione del nostro sistema pesca. Basta questo a far riflettere il governatore Crocetta e la sua giunta? Dopo quattordici mesi si è registrato il nulla o quasi, per il futuro?
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