Consoli: giovane, assessore e vicesindaco «Enzo Bianco mi ha messo alla prova»

Sono le otto e trenta del mattino, e davanti alla porta del’assessore Marco Consoli sono almeno sei le persone in attesa. «Queste si aggiungono a quelle chi mi aspettavano sotto casa, ormai sanno anche il mio indirizzo», scherza il più giovane componente della giunta di Enzo Bianco, che da poche ore ha anche ricevuto l’incarico più importante: sarà lui il vicesindaco. Ci riceve dopo aver rapidamente dato udienza a tutti, nella sede del Comando dei vigili urbani, in piazza Spedini, ma la lunga giornata del trentacinquenne esponente del Megafono si dividerà tra incontri politici e istituzionali, e tra due altri importanti uffici: quello al Personale, in piazza Gandolfo, e quello dei Servizi demografici, l’anagrafe, in via Transito. Consoli è ancora formalmente il presidente del consiglio comunale – fu eletto come esponente di punta del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo nel 2008, partito lasciato con una forte polemica a febbraio -, in attesa dell’insediamento del nuovo. Previsto, a meno di novità, per giorno 21 luglio. «Il sindaco Enzo Bianco mi ha messo alla prova come avevo richiesto, ha scelto lui le deleghe. Non ho esperienza nell’amministratore, ma ho avuto modo di conoscere bene la macchina del Comune grazie al mio ruolo in consiglio. Per il momento raccolgo informazioni, come si fa al primo giorno di scuola», scherza Consoli. Che sembra però avere le idee chiare sui molti e complessi compiti che dovrà affrontare.

Delega al Personale, di Decentramento, dei Vigili Urbani e della Burocrazia veloce e Trasparente. Che significa, secondo quanto ha spiegato il sindaco, informatizzazione e semplificazione amministrativa. Partiamo da qui

L‘informatizzazione è fondamentale per la semplificazione amministrativa, e per questo come prima cosa ha bisogno di una sua Direzione specifica. Un percorso bloccato dalla precedente amministrazione con una campagna persecutoria nei confronti di un dirigente che aveva avviato questo percorso. Siamo ancora all’anno zero, c’è bisogno di sei mesi per una pratica, e questo significa dare spazio al malaffare, con il cittadino che spesso è portato a “oliare l’ingranaggio” per far ripartire la burocrazia. A Palermo ho parlato con l’assessore regionale all’Economia Luca Bianchi, che condivide la delega alla informatizzazione, e mi ha annunciato un progetto, già finanziato dai fondi europei, per collegare con la banda larga, con fibra ottica, tutte le amministrazioni pubbliche. Un progetto informativo che per la città metropolitana da un milione duecentomila euro, con i quali si potrà fare molto.

Passiamo al Personale: negli anni del sindaco Raffaele Stancanelli, l’organico del Comune si è ridotto di molto, almeno mille unità. Tremila dipendenti possono bastare?

Ci sono Comuni che lavorano con molto meno personale dei nostri, e non sono previste nuove assunzioni. Naturalmente, se serviranno, si faranno. Il piano di rientro approvato dal consiglio comunale prevede peraltro un piano di gestione del personale molto restrittivo, nel quale si è riusciti a far rientrare solo 188 lavoratori contrattisti, i cosiddetti Puc, che aspettano la stabilizzazione. Per il momento siamo riusciti solo a farci carico delle loro istanze, e ottenere un proseguimento del contratto fino a dicembre dall’assessore regionale alla Funzione pubblica Pattrizia Valenti. Il Comune non può decidere se stabilizzare, dipende dalla sinergia tra governo nazionale e regionale. Valuteremo invece con il sindaco come snellire la macchina burocratica, appesantita anche dalle scelte della scorsa amministrazione.

Sotto organico è certamente il corpo della Polizia municipale, che ha anche una età media piuttosto alta. Da anni un concorso è bloccato, ci sono novità?

In questo momento c’è il blocco dei concorsi, deciso dall’ex ministro Renato Brunetta, e un corpo non giovane, che ha subito una diminuzione dell’organico da 800 a 500 unità dal 2000 a oggi, ne risente. Non sono certo sufficienti, ma devo riconoscere che ce la mettono tutta per garantire il servizio, e chi svolge bene il proprio lavoro, per garantire il proseguimento di servizi fondamentali, che non va dalla viabilità all’antiabusivismo edilizio, deve essere gratificato. E’ chiaro che accanto a chi si impegna chi non è all’altezza del compito sarà oggetto di valutazione personale.

Ha però già richiesto che il corpo della Polizia provinciale, che fa capo a un ente che verrà dismesso tra poco, affiancasse i vigili urbani nel pattugliare le zone d mare. E’ un primo passo verso le nuove competenze da Città metropolitana e l’unificazione dei due corpi?

Nel momento in cui verranno sciolte le province, molte competenze passeranno ai Comuni. Non so ancora quale sia la pianta organica del corpo di Polizia provinciale e se sarà possibile che questi passino in organico alla municipale, ma è una ipotesi che si può considerare. La settimana prossima ci sarà una conferenza dei sindaci dei Comuni che formeranno l’area metropilitana, e si sta camminando molto spediti a livello regionale sulla definizione delle Città metropolitane. Ci sono al momento quattro tavoli gestiti dall’assessore valenti che si stanno occupando del tema. Per il Comune di Catania i referenti sono gli assessori Giuseppe Girlando e Saro D’Agata.

Lei è ancora, formalmente, presidente del consiglio comunale. Negli ultimi due anni si è vista però uno scontro molto acceso tra l’amministrazione e l’assemblea cittadina, tanto da ridurre spesso la maggioranza a poche unità. Nel caso di una coalizione eterogenea come quella guidata da Enzo Bianco non c’è il rischio che si ripeta lo stesso?

Sul consiglio comunale, e la sua tenuta istituzionale, molto dipenderà dalla bravura del sindaco: se molti grandi progetti della passata amministrazione sono falliti è per le decisioni che sono state prese senza coinvolgere il senato di Catania. La fiducia la si ottiene avendo rispetto del ruolo del consigliere, eletto direttamente come il sindaco. Enzo Bianco, che era già stato sindaco, ministro e senatore è stato consigliere comunale per due anni nel corso della sindacatura di Stancanelli, dando a tutti disponibilità e consigli. Partendo da questo assunto credo che non arriverà mai a vedere la sua maggioranza ridotta da 37 a 4, perché ha rispetto per il senato cittadino. Ma la colpa non è certo stata solo di Stancanelli, ma anche dei partiti: in questi anni abbiamo assistito alla perdita della proposta politica, e questi non hanno fato da guida per i consiglieri. Come assessore, non eletto ma nominato, adesso dovrò rendere conto alla città tutta oltre che agli elettori.

 

Leandro Perrotta

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