Più che scintille. La seduta del Consiglio comunale di stasera è cominciata tra le urla, bipartisan in effetti. Poiché provenienti dall’opposizione e dalla maggioranza. Di pietre dello scandalo ce ne sono state più di una: intanto la presenza, tra il pubblico dell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti, dei lavoratori (inclusi i dirigenti) il cui contratto è direttamente collegato all’approvazione del bilancio di previsione 2018. E poi la presenza, stavolta nella parte dello stanzone destinata ai consiglieri comunali, di Francesco Marano, uomo-ombra del sindaco Enzo Bianco ed esperto dedicato ai rapporti con il senato cittadino. Ad accendere la miccia è il consigliere ex Pd, adesso gruppo misto, Niccolò Notarbartolo. Ci vuole poco perché il politico perda le staffe al microfono, parlando chiaramente di una «presa in giro».
«Chiedo che intervenga in aula il direttore del personale – interviene il consigliere – così che ci spieghi per quale motivo, in tutti gli altri Comuni d’Italia, il lavoro dei puc non è vincolato al bilancio e qui sì. Ci spieghi per quale motivo questa giunta vuole farci agire sotto ricatto, perché queste persone sono state strumentalizzate all’unico scopo di costringere questo Consiglio a votare l’atto di questa sera». I toni sono alti, la presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti richiama Notarbartolo, lo invita a intervenire solo sull’ordine dei lavori. «Questo è l’ordine dei lavori, altrimenti pongo formale pregiudiziale sul proseguimento dei lavori», replica. «Consigliere, io quando lei parla a voce così alta non la capisco», gli risponde Raciti. È uno show che si consuma tra i brusii e le lamentele. «Non invito in quest’aula il direttore del personale», è il punto fermo della presidente.
Nel frattempo, nei pressi degli scranni destinati ad assessori e presidente c’è Francesco Marano, più che fedelissimo del primo cittadino, quest’ultimo assente. «Non ha alcun diritto di stare qua – attacca Notarbartolo – Presidente, la prego di farlo uscire dall’aula perché non dovrebbe stare qui». A raccogliere la palla è, per primo, il vicepresidente vicario Sebastiano Arcidiacono. Regolamento alla mano, anche lui chiede «rispetto» per il senato cittadino. «In virtù di quale regola, lui sta lì? Per controllare il voto del bilancio?». «È l’esperto del sindaco, per quanto mi riguarda può rimanere». Ormai è difficile anche sentire quello che si dice al microfono. Mentre parla Manlio Messina, dichiarandosi d’accordo – come anche Sebastiano Anastasi – con la pregiudiziale posta da Notarbartolo, la voce del consigliere Tuccio Tringale entra nell’audio: «Carusi, facciamo politica, non possiamo parlare di queste cose». Alla prova del voto, l’opposizione non regge. La seduta consiliare può andare avanti, tocca all’assessore Salvatore Andò illustrare la delibera.
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