Preoccupano i provvedimenti messi in atto dal Governo Italiano per contrastare la clandestinità in Italia. Sembra che la soluzione migliore sia quella di intercettare i barconi di disperati fuggiti dalla Libia prima che varchino i confini delle acque territoriali e rispedirli al mittente.
Il Governo sostiene che tale procedura è in regola con tutte le normative vigenti e i trattati internazionali, in quanto lespulsione riguarda solo i clandestini e sono invece garantiti i diritti per chi fa richiesta di asilo politico.
Vorrei fare delle considerazioni, partendo da alcuni dati ufficiali (fonte Caritas/Migrantes)
Analizzando questi dati, mi sembra che lenorme campagna mediatica messa in atto dal Governo, con proclami del tipo: Stop alla clandestinità, riguardi esclusivamente il 15% sul totale, mentre il restante 85%, libero di circolare indisturbato nel territorio, non desta particolare preoccupazione.
Il Ministero afferma di non violare alcuna legge, in quanto, in virtù dellaccordo con la Libia, i clandestini vengono respinti solo se bloccati in acque internazionali. Se riescono a varcare tale limite sono condotti in Italia per essere soccorsi e identificati. Un po come per i pesci, che diventano competenza dei pescatori delluna o dellaltra nazione in base alle acque territoriali in cui si trovano. Viene naturale chiedersi, a questo punto, chi controlla in quale parte di mare vengono bloccati i barconi?
Il Governo sostiene che sono garantiti i diritti dei richiedenti asilo e ha definito questi ultimi casi eccezionalissimi. Forse fa finta di non sapere che lanno scorso l80% degli arrivi via mare sono stati di richiedenti asilo. Forse anche i diritti umani si acquisiscono in acque territoriali, mentre, essendo le acque internazionali zona franca, di nessuno, anche gli esseri umani sono considerati esseri franchi, di nessuno? E per questo motivo che cinquecento persone tra cui donne e bambini possono essere rispediti nei lager libici senza infrangere nessuna legge e senza nessun scrupolo di coscienza?
Fino ad oggi i disperati che venivano soccorsi in mare erano trasportati nei centri di primo soccorso per essere assistiti e identificati, i richiedenti asilo venivano avviati alla procedura di riconoscimento, mentre chi non aveva i requisiti per la richiesta di asilo veniva espulso, con un sistema che garantiva i diritti primari degli esseri umani. Oggi si è ritenuto che questo sistema, forse proprio perché funzionante e di garanzia nei confronti delle persone, doveva essere modificato, complicato, alterato.
Vorrei concludere citando Turoldo.
Ho paura del nazismo dietro le porte. Ho paura di questi nazionalismi, di questi rigurgiti di politiche negative. Ho sempre combattuto contro tutto questo. Lho scontato con guerre che sembravano non terminare mai.
*Salvatore Brullo
Responsabile per la Fondazione San Giovanni Battista Caritas
del progetto Farsi Prossimo
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