Dagli anni Settanta fino al 2013. Secondo la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Catania è questo l’arco temporale in cui Mario Ciancio Sanfilippo avrebbe aiutato Cosa nostra. Nelle 377 pagine del decreto con il quale i giudici etnei dispongono la confisca di primo grado del patrimonio dell’editore e imprenditore catanese ci sono i motivi di quella «pericolosità sociale» in virtù della quale Ciancio, ormai ultraottantenne, per i magistrati deve smettere di disporre del suo patrimonio. Il procedimento di prevenzione è cominciato a gennaio 2015 e si è celebrato fio a gennaio 2018, «a porte chiuse, per una precisa scelta dell’imprenditore», si legge nella nota diffusa dalla procura. Tre anni che sono serviti per passare al setaccio i conti correnti in Svizzera, le polizze assicurative, le società sue o a cui lui partecipava. E per studiare i tre casi più recenti in cui Mario Ciancio avrebbe mischiato le sue mire imprenditoriali con quelle della mafia: la costruzione dei centri commerciali Porte di Catania e Sicily outlet village e il progetto Stella polare, legato al Pua di Catania e alla telefonata – svelata da MeridioNews – tra l’ormai ex direttore de La Sicilia e l’ex sindaco Enzo Bianco.
Porte di Catania
Soci di Ciancio sono Giovanni Vizzini e Tommaso Mercadante. Vizzini, scrivono i magistrati, ha una figlia sposata con Vincenzo Rappa, quest’ultimo componente di una famiglia che conta alcuni componenti condannati per associazione mafiosa. Mercadante, invece, è nipote di Tommaso Cannella e figlio di Giovanni Mercadante, entrambi condannati per mafia. La realizzazione del centro commerciale viene affidata a Basilotta Vincenzo, morto durante il processo a suo carico per associazione mafiosa. In base a quanto appreso dagli uffici di piazza Verga, a interessarsi dell’affare era stato anche l’imprenditore Mariano Incarbone, condannato in via definitiva per i suoi legami con la famiglia Santapaola. Nel processo Iblis – su mafia, imprenditoria e politica – della vicenda Porte di Catania si è lungamente parlato: «Basilotta aveva guadagnato 600mila euro – dice la procura – consegnati all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo».
Sicily outlet village
Mario Ciancio è proprietario dei terreni su cui è sorto il grande centro commerciale ed è socio della Dittaino development. Parte dei lavori, inoltre, sono stati eseguiti da Basilotta e Incarbone.
Progetto Stella polare
Di questi tre, è l’unico che non è stato realizzato. Si tratta del progetto della Stella polare srl, interessata al cosiddetto Pua – Piano urbanistico attuativo Catania sud. Lì si sarebbero dovuti costruire un centro congressi, un acquario, un parco divertimenti e diverse gallerie commerciali. Ciancio, proprietario di parte dei terreni, avrebbe avuto un ruolo nella vicenda imprenditoriale e avrebbe seguito direttamente l’iter relativo alle concessioni. In questo quadro rientra la telefonata con Enzo Bianco e la successiva audizione dell’allora primo cittadino in commissione nazionale Antimafia. Tra i soci della Stella polare srl figura Renzo Bissoli, unico non siciliano della compagine societaria, la cui frequentazione con Mariano Incarbone ha gettato sul Pua le ombre poi illuminate dalla magistratura. Incarbone, emerge dalle intercettazioni, sarebbe stato scelto da Ciancio per due ulteriori affari che poi non si sono concretizzati: un residence destinato ai militari di Sigonella che sarebbe dovuto sorgere in contrada Xirumi e il centro commerciale Mito, in territorio del Comune di Misterbianco.
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