Due uomini ritenuti tra i fedelissimi del clan mafioso dei Laudani di San Giovanni La Punta. Capaci di accumulare un patrimonio da nove milioni di euro, oggi finito nelle mani dello Stato grazie a un doppio decreto di confisca disposto dal tribunale misure di prevenzione. Nel mirino della giustizia Francesco Costantino, conosciuto come Nuccio ‘u Cannaleri e Omar Scaravilli. In azione sono scesi i reparti d’élite della guardia di finanza di Catania su delega della procura etnea. Sigilli a numerosi immobili, terreni e un’azienda. Scorrendo l’elenco dei beni, ritenuti di provenienza illecita, anche macchine, moto e rapporti finanziari. Il patrimonio adesso passerà in mano all’Agenzia nazionale per i beni confiscati.
U Cannaleri, coinvolto nel maxi blitz antimafia Vicerè, è ritenuto uno dei luogotenenti di Sebastiano Laudani, Iano il piccolo. L’uomo, già condannato 32 anni fa per rapina e detenzione illegale di armi, sarebbe stato con il suo gruppo il riferimento del clan nel territorio di San Giovanni La Punta. Tra i casi che vengono citati dagli investigatori per descrivere il personaggio e ricostruire la sua «pericolosità sociale» c’è una presunta estorsione a una ditta di fuochi pirotecnici di Santa Venerina. Il titolare, secondo l’accusa, sarebbe stato costretto a pagare 15mila euro a Costantino, poi condannato in primo grado a dieci anni e otto mesi. Una sorta di riscatto per ottenere la restituzione di alcuni oggetti rubati che erano stati sottoposti a sequestro e di cui l’imprenditore era custode giudiziario. A puntare il dito contro Cannaleri è stato il pentito Giuseppe Laudani, ex reggente della cosca dei Mussi poi passato dal lato della giustizia. L’uomo, nei verbali, racconta diversi aneddoti del passato che avrebbero avuto come protagonista Costantino. Da una stalla, dietro il centro commerciale Le Zagare, messa a disposizione per dei summit di mafia a una spedizione punitiva per vendicare una rissa al lido Bellatrix, in cui il figlio Michael (anche lui arrestato nel blitz Vicerè, ndr) sarebbe finito nel mirino di una pistola impugnata da un affiliato dei Santapaola.
Si è adoperato per appoggiare un candidato alle amministrative del 2008
Cosentino senior negli anni, almeno secondo il pentito Nazareno Anselmi, si sarebbe adoperato per conto del clan anche in politica. «Appoggiando un candidato alle elezioni amministrative del 2008, in quanto aveva conoscenze all’interno del Comune di San Giovanni La Punta», si legge nel decreto di confisca. C’è poi il lato patrimoniale della vicenda. L’indagine, condotta dai militari del Gico della guardia di finanza, è stata portata avanti confrontando redditi dichiarati e spese che negli anni ha affrontato Costantino e la sua famiglia. Nell’elenco sono finite alcune villette nel territorio di Viagrande e una palazzina ad Aci Bonaccorsi. All’uomo, passando per l’intestazione a un nipote, sarebbe riconducibile anche il chiosco Mojitos di San Giovanni La Punta, adesso confiscato. «Un buon investimento», lo avrebbe definito in in un colloquio in carcere Maria Scuderi, nuora del patriarca mafioso Sebastiano Laudani e moglie del boss Santo, ucciso nel 1990. Nell’attività commerciale, come banconista, sarebbe stato assunto anche il figlio di Costantino. Il provvedimento del tribunale riguarda anche alcuni beni mobili, nello specifico una Fiat 500 e uno scooter Honda Sh 300. Oltre ad alcuni rapporti bancari intestati alla moglie di Costantino e al figlio.
Omar Scaravilli nel suo passato di condanne definitive ha, soltanto, dei precedenti per ricettazione. Il presente è fatto di processi per estorsioni e fatti di mafia in cui viene accusato di essere un appartenente di rango dei Laudani. Indicato da magistrati e collaboratori di giustizia come inserito nel gruppo del quartiere Picanello, a Catania. Costola mafiosa della centrale di San Giovanni La Punta, nata nel 2004 per contrastare lo strapotere nel rione etneo dei Santapaola. Nonostante il pentimento di uno zio, oggi deceduto, Scaravilli sarebbe stato formalmente affiliato durante un summit avvenuto ad Aci Platani, frazione di Acireale. Prima passi per diventare, almeno secondo le accuse, «il clone» del boss Sebastiano Laudani il grande. Tanto da inviarlo, come suo emissario, «alle riunioni tra esponenti del clan o di altre cosche», si legge nel decreto. Una di queste, che si sarebbe tenuta tra il 2006 e il 2007, avrebbe riguardato «la realizzazione del centro commerciale I Portali di San Giovanni La Punta».
Negli anni l’uomo si sarebbe reso protagonista di una serie di estorsioni. Nel 2010 un imprenditore lo denuncia dopo una richiesta di denaro per l’appalto da 650mila euro per la ristrutturazione di una scuola a Valverde. Le scorribande sarebbero proseguite anche lungo le strade di Catania. Quando oggetto delle sue attenzioni diventa il titolare di una nota trattoria di via Musumeci. Pestato a sangue, secondo gli inquirenti proprio da Scaravilli e da un complice, per essersi lamentato del ritardo dopo la prenotazione di un tavolo all’interno del locale. C’è poi la storia di un imprenditore di pistacchio a Bronte. Dopo le minacce l’uomo avrebbe deciso di chiudere l’istanza di fallimento nei confronti di una ditta, ritenuta vicina all’uomo. La confisca dei beni di Scaravilli, alcuni già sottoposti a un vecchio sequestro, riguardano alcune case intestate a sua madre. Tutte a Picanello. C’è anche una macchina Mercedes classe A e un rapporto bancario a nome della moglie. Con il provvedimento per l’uomo è stata disposta anche la sorveglianza speciale con l’obbligo di residenza per tre anni.
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