Parole al vetriolo. Da un lato e dall’altro. Anzi. Botte da orbi. Protagonisti il sindaco Leoluca Orlando e Confindustria Palermo. Che non fosse più idillio era chiaro da un po’, almeno da quando il primo cittadino aveva iniziato a lanciare le sue bordate contro Confindustria Sicilia sul tema dei rifiuti e delle discariche. Piccole scaramucce, ma nulla che lasciasse presagire lo scontro durissimo di oggi. «Palermo ha la pressione fiscale più alta della Sicilia» attacca l’associazione degli industriali. Tasse alte a fronte di servizi scadenti e non solo. «La gestione del comune di Palermo si caratterizza per investimenti ridotti, conti nascosti (quelli delle partecipate), debiti stellari fuori bilancio» spiegano da via XX settembre.
E giù a snocciolare dati. A partire dall’indebitamento pro capite che aumenta «passando da 421 a 452 euro», la riduzione della propensione all’investimento, «dal 18,33 per cento del 2012 all’8,6 per cento del 2014» e quella degli «investimenti pro capite da 250 a 95 euro: si è passati dai 163 milioni del 2012 ai 64 del 2014». Una fotografia impietosa scattata usando la relazione dei revisori dei conti del Comune.
Poi la stoccata sulle partecipate. «I revisori – prosegue la nota di Confindustria Palermo – contestano al Comune di non aver prodotto la relazione periodica da inviare alla Corte dei Conti, e segnalano come non abbiano potuto prendere visione dei bilanci di Gesip, Rap, Gesap, Reset, Srr, Massimo, Biondo e distretto turistico. Mancano i bilanci, mancano i documenti necessari a fare un quadro chiaro del mondo delle partecipate. E senza esibire i numeri è facile dire che le aziende partecipate godono di buona salute».
Partecipate mangiasoldi per gli industriali che puntano il dito sul loro costo, «711 euro a ogni contribuente» a fronte di una spesa complessiva per il loro mantenimento affrontata da Palazzo delle Aquile pari a «232,7 milioni, di cui 10 versati ad Amg, 8 ad Amap (4,6 di caditoie e 3,4 di manutenzione), 66 ad Amat (di cui 3,6 per la segnaletica e 31 regionali), 133 a Rap, 3,8 a Palermo Ambiente e 11 a Sispi». Investimenti a cui, secondo Confindustria Palermo, corrisponde «un servizio che sotto gli occhi di tutti è insufficiente».
Una bocciatura senza appello a cui segue un vero e proprio attacco politico. «Ci viene da pensare che il sindaco di Palermo viva politicamente da dissociato, ossia in una realtà diversa da quella presente e in un’epoca diversa da quella attuale». Né le critiche risparmiano il tram, fiore all’occhiello della nuova mobilità della giunta Orlando. «E oggi è assurdo calare dall’alto una gestione pubblica del tram e inserire nel contratto di servizio dell’Amat la gestione delle future linee». Al contrario, bisognerebbe fare «una gara per l’affidamento, a garanzia dei cittadini, prima ancora che a garanzia della trasparenza del mercato».
Per l’associazione degli industriali «Leoluca Orlando Cascio archivia le lamentele dei palermitani come un tentativo di ‘cercare il capello nell’uovo’, raccontando che Palermo è un “modello internazionale di mobilità e sostenibilità”. Ci chiediamo davvero se Leoluca Orlando Cascio creda davvero alle cose che dice. Oppure dobbiamo con estremo disagio e preoccupazione registrare che, per evitare il confronto con la realtà, si continui con il modello socio economico fermo a Breznev che ha generato a Palermo, con la guida del politico Orlando Cascio, solo e soltanto sacche di povertà e di disagio sociale spesso strumentalizzate per alimentare clientele e assumere senza concorso».
La replica del primo cittadino arriva a stretto giro di posta. «Se i dati sono così nascosti come dice l’anonimo estensore del comunicato di Confindustria – dice Orlando -, dove ha preso costui o costei i dati che cita?». Poi l’attacco. «Confindustria, dopo aver contribuito attivamente a determinare il fallimento della Regione – prosegue – e aver a lungo sponsorizzato la precedente amministrazione comunale che ha portato la città sull’orlo dell’abisso, è certamente infastidita dalla ripresa dei cantieri, dal rilancio degli appalti pubblici veri e non pilotati, dalla ripresa turistica».
«A questo punto – conclude il primo cittadino – c’è solo da chiedersi quando gli imprenditori siciliani, quelli veri che certamente ci sono, prenderanno le distanze da un’associazione che, con uno stile che non lascia spazio per malintesi, arriva persino a nascondersi dietro l’anonimato delle proprie dichiarazioni ufficiali».
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