Concorso internazionale per due nuovi terminal al porto Crociere, passeggeri e traghetti: cambia il waterfront

Il porto di Palermo «sembra quello di Tunisi del 1970 e fattura appena nove milioni l’anno» e per rilanciarlo «servirebbero investimenti per quasi 200 milioni», più un’altra decina per i porticcioli turistici. Così a dicembre il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Occidentale, Pasqualino Monti, tracciava un quadro tutt’altro che roseo dello scalo palermitano nel corso di un forum con l’Italpress. Un’infrastruttura con una marea di problemi: zero strutture ricettive, il molo Vittorio Veneto passato attraverso un sequestro, i lavori alla stazione marittima pressoché al palo e una totale confusione organizzativa tra le zone di imbarco e sbarco passeggeri e quelle dedicate al traffico merci.

Ora l’Autorità Portuale mette in moto la macchina degli investimenti con i primi 70 milioni per la progettazione definitiva ed esecutiva di due stazioni marittime attraverso un concorso internazionale di idee. Il bando è stato inviato ieri alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e il termine ultimo per inviare le proposte progettuali è il 20 aprile. Nel frattempo sarà discusso e approvato il Piano Regolatore Portuale. Il vincitore del concorso riceverà un premio di 77 mila euro (oltre l’Iva), mentre al concorrente arrivato secondo sarà riconosciuto un rimborso spese di 21 mila euro (oltre l’Iva). L’ente porto deciderà poi se affidare al vincitore le successive fasi di progettazione, per un super compenso da 3,274 milioni di euro. L’area interessata dal concorso si estende per circa 140 mila metri quadrati dal molo Sammuzzo al varco Santa Lucia.

Un terminal sarà collocato sul molo Sammuzzo e, insieme al molo Vittorio Veneto, accoglierà navi di grandi dimensioni (quelle, per intendersi, sopra i 300 metri di lunghezza) in modo che lo scalo palermitano non sia più una tappa di passaggio ma un capolinea per le crociere. E ci sarà un varco pedonale su via Patti.

L’altro terminal sarà piazzato sulla banchina Piave al posto dei sili del grano, che saranno demoliti, e servirà i passeggeri e le imbarcazioni ro-ro (termine che sta per l’espressione inglese roll-on/roll-off e si riferisce a quei traghetti in grado di trasportare veicoli gommati) con un’area di interfaccia su via Crispi, punto nodale di interscambio tra pedoni, mezzi di trasporto su gomma e futura stazione dell’anello ferroviario. L’area ospiterà un edificio polifunzionale con un piano terra per gli uffici e le attività portuali e un altro piano che scenderà verso la città in modo che turisti e cittadini possano godersi la passeggiata sul litorale senza entrare nella zona della security, anche grazie alla realizzazione di giardini, isole pedonali, nuovi negozi e alcuni belvedere.

«La futura offerta portuale – commenta il presidente Monti – nasce da quattro precise fasi che riguardano, nell’ordine, la pianificazione, la programmazione, la progettazione e la realizzazione. Concluso il suo iter, dunque, il progetto accederà al reperimento dei fondi europei destinati all’infrastrutturazione dei porti. La pubblicazione del bando costituisce il primo tassello dell’operazione Palermo torna a guardare il suo mare. Sappiamo bene quanto sia necessario un rapporto fra architettura e comunità e il waterfront che, anche a Palermo, ha funzionato come un magnete per riqualificare e rinnovare zone degradate e abbandonate. Ma la sua spinta può provocare autentiche scosse telluriche sull’intero assetto urbano, inducendo mutazioni su vasta scala, ben più estese della zona di bordo, di confine con l’acqua, costruendo una nuova immagine per l’intera città. Noi lavoriamo in questa direzione». 

Gaspare Ingargiola

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