Concorso dirigenti scolastici annullato, caos nelle scuole Centinaia i ricorsisti: «L’ennesimo passo falso del Miur»

Un «organismo illegittimamente formato». Questo il motivo alla base della decisione della terza sezione bis del Tar Lazio, che il 2 luglio ha annullato il concorso per dirigenti scolastici, accogliendo il ricorso di una candidata e annullando di conseguenza i provvedimenti impugnati. Oggetto del ricorso da parte della ricorrente erano la graduatoria degli ammessi alle prove orali, ma anche gli atti presupposti di nomina della commissione esaminatrice e dei criteri da impiegare, e i verbali inerenti la valutazione delle prove scritte. Ma è stata esclusivamente l’incompatibilità di alcuni commissari che ha portato il Tar a decidere per l’annullamento. Due di loro infatti «risultano aver svolto attività formative nell’anno precedente all’indizione del concorso» per il reclutamento dei dirigenti scolastici: «Si verrebbe ad ingenerare una situazione di potenziale conflitto di interessi idonea a compromettere l’attendibilità delle valutazioni e, quindi, la trasparenza e correttezza delle operazioni concorsuali», si legge nella sentenza. 

Mentre un terzo commissario risulta addirittura essere, all’epoca del conferimento dell’incarico e ancora oggi, sindaco, cosicché «in quanto organo elettivo, non poteva essere nominato in alcuna commissione esaminatrice per pubblici concorsi di reclutamento. Per il ricorrente – si legge più avanti – la carica politica rivestita dal commissario è di per sé suscettibile di determinare un evidente rischio di sviamento delle funzioni attribuite in ragione dell’incidenza del munus publicum rispetto al servizio pubblico di istruzione scolastica statale». Dei 3795 docenti ammessi alle prove orali del concorso, molti di loro si stanno adesso attivando per fare ricorso. «L’ennesimo passo falso del Miur», osserva l’avvocato palermitano Francesco Leone, che si sta occupando della vicenda. «Abbiamo centinaia di ricorrenti e stiamo facendo anche il ricorso straordinario al capo dello Stato, il termine è di 120 giorni. Perché è vero che il Tar ha annullato la procedura, ma è anche vero che il Miur ha fatto appello al Consiglio di stato, che potrebbe tranquillamente riformare la sentenze demolitoria del Tar per aprire delle maglie».

Motivo per il quale l’avvocato Leone si dice ancora «ottimista sul fatto che i ricorrenti possano avere un futuro in questo concorso senza dover rifare le prove scritte». Questa sarà infatti la richiesta, l’ammissione alla fase successiva del concorso mantenendo però valida la prova scritta. «Non sarà semplice – ammette l’avvocato -, il fatto però che il concorso sia stato annullato è una cosa di per sé positiva, perché tenere in piedi qualcosa in  maniera illegittima non va assolutamente bene. Quindi è magari una vittoria per chi ha fatto il ricorso e chi sta pensando di farlo, però io da avvocato devo mirare all’obiettivo che sta più a cuore ai ricorrenti, cioè di non dover rifare le prove scritte ma di passare alla fase successiva del concorso. E c’è sempre, poi, da considerare il ricorso straordinario che stiamo facendo al capo dello Stato: parliamo di un giudice che ha una giurisdizione in un certo senso a se stante rispetto a quella ordinaria di Tar e Consiglio di Stato. Le decisioni di questo giudice, che poi è una sezione consultiva del CdS, è vincolante quanto quella del Tar e dello stesso CdS sezione ordinaria che discuterà l’appello».

Prevede «uno strascico giudiziario molto lungo e i colpi di scena non finiranno oggi, anzi, si protrarranno nei prossimi mesi». Innanzitutto bisognerà attenderà la decisione del Consiglio di Stato sull’appello del Miur. Decisione a cui si aggiunge anche il ricorso presentato dall’avvocato palermitano al presidente della Repubblica. «Paradossalmente ci potremmo ritrovare nella situazione in cui il ricorso è stato annullato ma tra un mese magari il mio ricorso viene accolto non annullando il concorso ma facendo passare alle fasi successive i miei ricorrenti. Un gran caos, ma potrebbe succedere – spiega -. E tutto questo solo per una ragione, perché il Miur non sa fare i concorsi pubblici». Ma poi quanto costa un concorso pubblico? «Intanto, rifare la prova significa lasciare almeno per un anno scoperto il posto di chi doveva andare a fare il dirigente scolastico. Rifare le prove significa anche rifare la preselettiva, rifare lo scritto, rifare l’orale, tutto. Secondo me – osserva il legale – c’è il rischio che appunto se ne vada via per tutto questo almeno un anno. E le cifre? Parliamo di rinominare tutte le commissioni, riaffittare i posti, ridare l’appalto a una società col compito di fare e stampare le domande, occuparsi della procedura».

«Stiamo dicendo che il Miur in questo modo crea un danno innanzitutto alla pubblica amministrazione e alla propria pianta organica che non è quantificabile, perché una scuola che non ha un dirigente scolastico è un istituto allo sbando. Ma ci sarà un costo anche a livello sociale, di cittadini. Ma poi quanti milioni di euro ci costerà effettivamente questa cosa? – continua a chiedersi -. Non è la prima volta che ci sono intoppi simili, tanto che ci sono state persone che prima ancora di fare la prova hanno pensato bene di rivolgersi a un avvocato, presupponendo quindi che il concorso potesse essere stato organizzato male, e questo dà un po’ il senso di come stanno andando le cose nel Paese in generale». Intanto, il Miur ha chiesto una sospensiva d’urgenza e sta preparando l’appello al Consiglio di Stato. Se dovesse essere davvero questa, alla fine, la conclusione dell’intera vicenda, a perderci sarebbe in primis la scuola, costretta a rimanere in tanti, troppi istituti con posti da preside vacanti. Sarebbero solo 75 in Sicilia. Significa che, come già accaduto, chi ricopre già la carica di dirigente scolastico dovrà per forza dividersi fra più scuole. Mentre per gli aspiranti dirigenti sarà tutto da rifare da capo.

«Sono disgustata dagli ultimi eventi – osserva una docente palermitana, D.M., che adesso si trova a subire questa situazione di limbo -. Questo è il concorso in cui i veri protagonisti sono, più di tutti gli altri, i politici e gli avvocati. Non siamo dentro a un film come qualcuno ha affermato, ma siamo i protagonisti di un’opera pirandelliana». Mentre altri colleghi nella stessa situazione elaborano sintesi articolate attraverso i passaggi salienti della vicenda e alcuni punti meritevoli, secondo loro, di una particolare riflessione: dalla struttura “strana” della sentenza, che da un lato sembra dare “soddisfazione” ai ricorrenti, ma lo fa su un unico punto, che appare, peraltro, non inattaccabile a detta dei concorrenti, a un presunto rapporto di consulenza che legherebbe lo studio legale che ha seguita la ricorrente che si è appellata con l’Anp (l’associazione nazionale presidi) che, appena emersa la cosa, avrebbe interrotto tale rapporto. E ancora la circostanza per cui, secondo alcuni concorrenti, questa sentenza sterilizzi i successivi ricorsi e renda impossibile il passaggio al CdS ai ricorrenti. Per cui se il CdS dovesse annullare la sentenza del Tar, tutti i ricorsi perirebbero senza possibilità di appello.

Tanta l’indignazione che il caso sta sollevando in questi giorni su più fronti. C’è anche l’Adi, l’associazione docenti e dirigenti scolastici, che non va per il sottile: «L’amministrazione dimostra ancora una volta ciò che è ormai storicamente documentato, ossia la propria incapacità a gestire in modo corretto, efficace e tempestivo la selezione dei dirigenti scolastici. Ne sono recente dimostrazione le innumerevoli sanatorie stabilite al riguardo dalla Legge 107/2015. Nessun Paese europeo ha una situazione simile alla nostra, ma, anche rimanendo in Italia, basterebbe analizzare ciò che si fa a Trento e Bolzano, dove ogni due anni si svolgono regolarmente i concorsi per dirigente scolastico, senza né ricorsi , né sanatorie, né l’attribuzione di incarichi per supplire alla vacanza di posti – osserva in una nota -. Se si vogliono evitare nuove umiliazioni alla scuola e ai candidati, è indispensabile rivedere radicalmente il sistema di selezione dei dirigenti scolastici, non senza avere da subito individuato le responsabilità, le incompetenze e le inefficienze che sono alla base di questi fenomeni».

Silvia Buffa

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