«Ci sono oltre 140 medie-grandi vertenze ferme sul tavolo del Mise. Abbiamo bisogno non di aggiungerne altre, ma di chiuderne qualcuna, a partire da Blutec ovviamente, e da Mercatone Uno, questa terribile novità». A sottolinearlo è la leader della Cisl Annamaria Furlan oggi a Palermo in occasione della presentazione del libro bianco del sindacato sulle grandi opere pubbliche. L’occasione per rilanciare alcuni grandi temi che riguardano in particolare il Mezzogiorno e la Sicilia. Partendo proprio dalle grandi vertenze ancora aperte e di non facile soluzione: come il rilancio dello stabilimento di Termini Imerese che, dopo l’addio di Fiat, oggi Fca, non è mai realmente decollato è vede in bilico quasi mille posti di lavoro.
La Furlan, così, dal capoluogo siciliano ha voluto dare lanciare un segnale forte «al ministero del Mise e all’esecutivo tutto perché i temi del lavoro non continuino a essere residuali ma siano la centralità dell’azione di governo». E poi, con un chiaro riferimento alle tante soluzioni messe in campo rivelatesi tutte fallimentari – dalla Dr di Di Risio alla Blutec, ha sottolineato: «Le vertenze si aprono ma poi c’è bisogno della gestione, magari di trovare nuovi acquirenti per queste imprese con piani industriali che stiano in piedi». Per la leader cislina, tuttavia, cuore del problema rimane quello delle infrastrutture e degli investimenti sul territorio, «un tema nodale».
«Dobbiamo collegare il Sud con il Nord e il Nord con il resto dell’Europa. Solo così possiamo creare un futuro con al centro gli investimenti sul lavoro esattamente quello che è mancato nell’ultima legge finanziaria , che manca nel Def e che non può assolutamente mancare in futuro». E ancora, mettere finalmente al centro le infrastrutture, sbloccare i cantieri, far partite le opere è «indispensabile per il vero diritto di cittadinanza che è la mobilità ma soprattutto anche per sostenere economicamente le nostre imprese che per mancanza di infrastrutture sono meno appetibili sui mercati internazionali. La mancanza di infrastrutture incide negativamente sulla produttività del sistema Paese».
Anche sull’autonomia differenziata, la Furlan ha sottolineato che la questione deve essere analizzata bene perché «ci sono competenze che più sono vicine al territorio e meglio si possono svolgere, penso alla gestione del mercato del lavoro e alla formazione professionale». Ci sono alcune materie invece che costituiscono l’unità del Paese, prima fra tutte l’istruzione: «Un bambino che nasce a Palermo deve avere le stesse opportunità di un bambino che nasce a Milano o a Bologna. Istruzione e scuola tengono coeso un paese, devono rimanere nelle competenze dello Stato».
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