Comune, la lista di beni da vendere risale al 2009 Tra gli immobili anche teatro Coppola e villa Fazio

Un elenco di immobili che il Comune di Catania potrebbe vendere stilato nel 2009. Al suo interno figurano beni importanti ma non sfruttati e per questo considerati dall’amministrazione utili per fare cassa. Ma adesso, a distanza di oltre cinque anni, alcuni non potrebbero essere più considerati cedibili. Come Villa Fazio ristrutturata da poco con fondi europei. Il centro direzionale San Leone, che da dicembre 2015 ospita gli uffici dei servizi demografici comunali. L’ex palazzo delle Poste indicato appena due giorni fa dal sindaco Enzo Bianco come sede del nuovo palazzo di Giustizia. E poi l’ex cinema Midulla, il parco Monte Po, il parcheggio di via Ala e anche il teatro Coppola

Una lista molto densa, ma ovviamente non più attuale. Tanto che la commissione Patrimonio – prima che la delibera della giunta passi al consiglio comunale – ha deciso di effettuare una serie di sopralluoghi. «Stiamo controllando quali sono questi beni, per capire in che stato versano e comprendere come viene fatta la cernita di quelli da poter vendere», afferma Ersilia Saverino, vicepresidente della commissione. Nel fitto elenco spiccano nomi di luoghi che, dal 2009 a oggi, sono diventati simboli della cultura catanese. Per esempio lo storico teatro di via Vecchio Bastione

Ieri «il teatro Coppola ha ricevuto la visita di una commissione comunale facente capo all’ufficio al Patrimonio», spiegano in un comunicato i componenti del gruppo che dal dicembre 2011 hanno avviato un percorso di recupero del primo teatro comunale di Catania. «Li abbiamo lasciati entrare e ci siamo premurati di fornir loro tutte le indicazioni utili a identificare uno stabile di cui ignoravano origini, storia passata e vicende presenti – prosegue la nota – Li abbiamo anche informati del fatto che una società facente capo a un noto gruppo imprenditoriale catanese ha di recente acquistato l’immobile confinante con il teatro». Un’operazione di compravendita nota nel quartiere da tempo, alla quale dovrebbe seguire l’abbattimento della struttura. 

Quello che gli attivisti del Coppola temono è che il sopralluogo della commissione sia preludio alla chiusura del teatro e dell’esperienza nata al suo interno. «Se, di fronte all’emergenza abitativa, alla lottizzazione politica degli spazi culturali, alla mancanza di agibilità per un’intera collettività buona solo come carne elettorale – sostengono gli occupanti – le risposte dell’amministrazione passano per il bieco commercio del patrimonio e delle cariche, noi rivendichiamo ad alta voce il diritto all’abusivismo». Ma l’ipotesi di uno sgombero non sembra essere una soluzione prioritaria, come mormorano voci di Palazzo degli elefanti. Anzi. 

«Magari gli altri consiglieri non conoscono quel luogo, ma io sì», assicura 
Ersilia Saverino. Attrice, la consigliera in passato ha anche ricoperto il ruolo di vicepresidente del teatro Stabile. «Non è la commissione che può prendere queste decisioni – precisa riferendosi a un eventuale sgombero – Effettuiamo solo un controllo, per capire qual è lo stato del patrimonio. Ma rivesto un doppio ruolo e penso che la cultura debba nascere dal basso». L’esponente della maggioranza preferisce non entrare nel merito dell’occupazione portata avanti all’interno del Coppola, «ma avanzeremo delle proposte all’amministrazione per fa sì che si crei un processo virtuoso utilizzando locali adesso non sfruttati come punti di aggregazione, specialmente per i più giovani». 

A lei fa eco Agatino Lanzafame, anche lui componente della commissione. «Credo che la valorizzazione del patrimonio comunale si attui con il coinvolgimento di tutte le realtà cittadine che si impegnano per restituire i beni comuni alla collettività», afferma l’esponente di Catania futura. «Ci opporremo fermamente a qualsiasi ipotesi di svendita del patrimonio comunale – precisa – L’ente pubblico deve rimanere proprietario e collaborare con le forze vive della città per la gestione e la valorizzazione dei beni comuni in stato di abbandono».

Carmen Valisano

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