Dimissioni. Tornano a invocarle i consiglieri comunali del M5s dopo la bocciatura del rendiconto di gestione da parte del collegio dei revisori. La relazione di 68 pagine, firmata dal presidente Marcello Barbaro, è un vero e proprio schiaffo per la giunta Orlando. Il collegio indica «significative criticità» e invita l’amministrazione a «intervenire con urgenza», esprimendo dunque «una valutazione non positiva sul rendiconto di gestione 2017». A farsi subito sentire è il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle di Palermo, composto dai consiglieri comunali Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco e Antonino Randazzo.
«È la certificazione del fallimento del modello Orlando – scrivono i consiglieri in una nota – di una gestione contabile, finanziaria e amministrativa scriteriata e fuori controllo che, purtroppo, avrà nel medio e lungo periodo conseguenze negative sulla città e sui servizi comunali. Siamo arrivati al momento della verità e purtroppo ci si è arrivati nel modo peggiore, dopo mesi di omissioni e inadempienze da parte del sindaco, dopo i rilievi del Ministero dell’Economia e Finanze, le molteplici censure della Corte dei Conti e, adesso, il parere non positivo dei revisori dei conti al rendiconto 2017. Da tempo il Movimento 5 Stelle denuncia ciò che oggi si è palesato nero su bianco nella relazione; in particolare, quasi tre mesi fa (il 3 luglio 2018) il M5s aveva diffidato l’amministrazione attiva sulle irregolarità della proposta di rendiconto 2017 redatta dalla giunta municipale».
Tra i problemi irrisolti quello del mancato censimento degli immobili a disposizione del Comune. I revisori puntano il dito anche sui debiti fuori bilancio, che per l’anno passato hanno sfiorato i 40 milioni di euro, nonché sui «rapporti con gli organismi partecipati e mancata parifica delle rispettive posizioni contabili e problematiche conseguenziali», oltre che sul «mancato rispetto della normativa prevista per il rispetto della tempestività dei pagamenti» (problema però condiviso con centinaia di amministrazioni siciliane … ndr). «Il collegio ribadisce – si legge ancora nella relazione – che la gestione dei fondi vincolati avviene in modo irregolare, come confermato dal permanere, a parere del collegio ingiustificabile, di una differenza molto consistente (oltre 105 milioni di euro), anche a chiusura dell’esercizio 2017, fra il saldo riportato dal tesoriere e quello emergente dalla contabilità dell’ente».
Dubbi anche sulle anticipazioni di liquidità della Cassa Depositi e Prestiti (già sollevati dalla Corte dei Conti e dalla Ragioneria Generale del Comune), per cui il collegio dei revisori scrive che «il continuo ricorso all’anticipazione di cassa deriva, essenzialmente, da una scarsa capacità dell’ente a riscuotere i tributi propri e dai noti ritardi nell’erogazione dei trasferimenti regionali e statali». Anche se a tal proposito i revisori manifestano apprezzamento per le «significative procedure per l’accertamento, la riscossione e la lotta all’evasione che hanno fatto registrare un sensibile aumento nella riscossione dei tributi propri nel corso dell’esercizio 2018». Eppure, secondo insistenti voci interne, l’assessore che più si è speso per le manovre di recupero crediti – Antonino Gentile, responsabile del Bilancio ed ex dirigente delle Agenzie delle Entrate – lo indicano da tempo prossimo a “saltare” nel prossimo riassesto della giunta, che pare imminente. Si suggerisce in ogni caso «con una certa urgenza» la «possibilità di attuare una diversa modalità di riscossione dei tributi in maniera diversa da quella attuale».
Una bocciatura economica piuttosto ampia e trasversale, dunque, che vede gli esponenti pentastellati già sul piede di guerra: «Proporremo al primo consiglio comunale utile, il 2 ottobre, una mozione di diffida al sindaco e alla giunta per attivarsi in tempi rapidissimi, per non compromettere definitivamente gli equilibri dell’ente, chiedendo altresì l’intervento immediato del commissario regionale al fine di valutare un possibile intervento di controllo o, se necessario, sostitutivo. Dopo di ciò, riteniamo che Orlando dovrebbe prendere atto di quanto di grave è successo e rassegnare le sue dimissioni».
E intanto è già arrivata la replica della giunta, direttamente per bocca del primo cittadino. Orlando afferma di «prendere atto di quanto esposto con riferimento alle criticità emerse, che – sottolinea – a ben vedere hanno solamente al Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE), all’incidenza dei residui passivi, nonché al disallineamento crediti/debiti con le società partecipate». Il sindaco sottolinea che «tali criticità sono ben note» e che è allo stesso tempo noto che «l’amministrazione sta provvedendo alla rimozione delle stesse con idonee misure correttive, tenuto conto della complessità dei fattori incidenti, che abbracciano anche il sistema delle partecipate e della incertezza e modifiche sopravvenute del quadro legislativo unitamente a consistenti tagli di trasferimenti nazionali e regionali».
Inoltre «dell’avvio di virtuose misure contabili dà atto lo stesso collegio dei revisori – prosegue Orlando, che fa in particolare riferimento quanto scritto nella relazione. Con riferimento al FCDE, il collegio rileva che risulta un maggiore accantonamento rispetto a quello dovuto superiore ai 60 milioni di euro; relativamente al fondo rischi contenzioso, lo stesso collegio dà ancora atto che nel triennio 2018/2020 lo stesso avrà integrale copertura (molto in anticipo rispetto ai 15 anni previsti in seno al riaccertamento straordinario del 2015), così come si da atto dell’apprezzamento espresso in ordine alle misure concrete intraprese ai fini del miglioramento della riscossione delle entrate proprie». Infine dal sindaco un riferimento ai disallineamenti, per i quali Orlando afferma che «non può sottacersi la circostanza che nel rendiconto di gestione 2017 risultano già accantonati a tal fine più di 28 milioni di euro, mentre la differenza, pari a quasi 42 milioni e mezzo di euro, sarà accantonata nel bilancio di previsione 2018/2020, che vedrà la luce la settimana prossima».
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