Comunali, tutti gli uscenti che mancano rielezione Quando anche mille voti non bastano per farcela

È soprattutto il flop delle due liste civiche Catania in Azione e Cambiamento reale ad assestare il colpo più forte alla mappa delle riconferme al Consiglio comunale di Catania. Affonda il progetto a metà fra destra e sinistra degli uomini del deputato Ars Nicola D’Agostino, così come fallisce il compito della seconda gamba della galassia di Luca Sammartino e Valeria Sudano: le liste, una apparentata con Pogliese, l’altra con Bianco, superano di poco il 4 per cento e dunque non eleggono consiglieri. Trascinandosi la frotta di consiglieri centristi negli ultimi anni puntelli a vario titolo della maggioranza di Enzo Bianco, protagonisti di scomposizioni e ricomposizioni di gruppi consiliari nati dall’emorragia del vecchio centrodestra stancanelliano. 

Erano più di dieci gli uscenti più o meno legati al duo Pd Sudano-Sammartino. Nella nuova aula saranno verosimilmente in tre, tutti provenienti dalla lista Catania 2.0: Peppe Gelsomino, figlio dell’uscente Rosario, Francesca Ricotta il vicepresidente della I municipalità Mario Tomasello. Dietro di loro, mancano l’elezione Antonino Manara, Michele Failla, Giuseppe Catalano ma anche la figlia dell’assessore uscente Nuccio Lombardo, Viviana.

Cambiamento reale, lista patrocinata dal presidente della Sidra Alessandro Corradi, lascia invece a casa Giuseppe Musumeci, Giovanni Marletta e l’uscente presidente della commissione Bilancio Vincenzo Parisi. La sua consiliatura era trascorsa in opposizione, nel gruppo lombardiano Grande Catania. Poi l’avvicinamento a Sammartino e la sfortunata corsa tra le file del centrosinistra a lungo criticato, ma anche sostenuto con voti in aula «da responsabile».

Nell’area del renziano di Sicilia futura D’Agostino, l’alleanza con il centrodestra era arrivata dopo lunghe tribolazioni. Alle Politiche l’ex capogruppo Mpa all’Ars aveva corso per il Pd, eppure poche settimane più tardi, su Catania, era arrivato l’ingresso nel centrodestra attraverso la civica Catania in azione. Scelta «spinta dalla base» che non credeva più in Bianco, si disse allora, assai caldeggiata dall’uscente consigliere non ricandidato Carmelo Coppolino. Senza consiglieri eletti, però, le sue aspirazioni assessoriali potrebbero essere già tramontate, mentre la riconferma sfugge a Salvo Spadaro e Massimo Tempio. Vittima forse più illustre è però il vicepresidente vicario del Consiglio Sebastiano Arcidiacono, fuori dai quattro eletti del blocco autonomista della lista Grande Catania. Qui staccano invece il pass, come da pronostico, gli uscenti Giuseppe Castiglione e Seby Anastasi.

La beffa tocca a Ersilia Saverino: più di mille preferenze la lasciano comunque fuori dal Consiglio, dato il deludente 2,89 per cento della sua lista, Primavera per Catania. Un altro risultato monstre soffoca invece la corsa di un veterano del palazzo come Maurizio Mirenda. Sia lui che Carmelo Nicotra vengono tagliati fuori dal boom dell’uscente Andrea Barresi e dell’esordiente Paola Parisi: vanno a loro i due seggi della lista In campo con Pogliese. In questa civica, oltre a Mirenda e Nicotra, compare un altro cognome pesante, quello di Sonia Sofia, figlia dell’ex fedelissimo di Enzo Bianco Carmelo. Niente consiglio anche per lei. 

Nel centrosinistra, restano fuori Elisabetta Vanin e Mario Crocitti, staccati dai tre uscenti eletti nella lista Con Bianco per Catania: Daniele Bottino, l’ex assessore Salvo Di Salvo e il decano di Palazzo degli elefanti Lanfranco Zappalà. Soglia di sbarramento irraggiungibile, per altro verso, per l’Udc che così strappa a Carmelo Sgroi la rielezione. Niente da fare, non solo da candidato sindaco ma anche da aspirante consigliere, per Riccardo Pellegrino, malgrado le mille preferenze raggiunte.

Francesco Vasta

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