«Palermo non ha bisogno di eccellenti attaccanti o fantasisti, ha bisogno di buoni allenatori». La sinistra per una sera smette di concentrarsi sul perimetro dell’alleanza e passa allo step successivo, raccogliendo idee, propositi, obiettivi, tasselli di quello che alla fine sarà il programma della coalizione che annovera Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Facciamo Palermo, l’unione delle varie anime della sinistra palermitana. E proprio Facciamo Palermo si è intestata l’organizzazione di un confronto incentrato sui temi e aperto al pubblico.
Non si parla ancora di nomi o quanto meno non lo si fa apertamente, ma tra gli oratori intervenuti, in un clima di ormai consolidata familiarità, c’erano almeno un paio di papabili per la candidatura a sindaco di Palermo. Anzitutto Mariangela Di Gangi, l’attivista dell’associazione Zen Insieme che ha fatto da padrona di casa, è stata anche piuttosto eloquente sull’identikit che l’alfiere del campo largo dovrà avere per rimanere alla guida della città anche dopo l’uscita di scena di Leoluca Orlando. L’errore da non commettere, secondo Di Gangi, è quello di «cercare il superuomo o la super donna per governare questa città. Credo che tra le persone a questo tavolo e anche fuori esiste tutto quello che serve a Palermo: Gente di buona volontà, disposta a rimboccarsi le maniche. E le capacità non ci mancano».
Un tavolo a forte trazione femminile, quello di cui parla Di Gangi, con Cleo Li Calzi, già assessora regionale nel governo Crocetta, Valentina Chinnici, consigliera comunale di Avanti insieme, il consigliere si Sinistra Comune Fausto Melluso, ma anche la deputata nazionale del Pd Teresa Piccione e l’ex assessora Agnese Ciulla, oltre al deputato nazionale del Movimento 5 Stelle Adriano Varrica, che ha parlato di infrastrutture e del deputato regionale Giampiero Trizzino, intervenuto per parlare di rigenerazione urbana e gestione dei rifiuti, nonché altro nome accreditato per la candidatura a sindaco.
«Il problema fondamentale sono le disuguaglianze, che non sono solo quelle tra ricchezza e povertà, tra accesso ai servizi e non, ma anche diseguaglianze nella democrazia, che allontanano i cittadini dai luoghi istituzionali – continua Di Gangi – Se vogliamo essere comunità dobbiamo accorciare le distanze per ridurre le diseguaglianze. Per questo è necessario decentrare, diluire il potere di chi governa e dare ai territori la possibilità di autodeterminarsi, non gravando su sistema di governo centrale. Non devono essere le persone a raggiungere i servizi, ma i servizi a raggiungere le persone. Questa è una città che non riesce a garantire a tutti i bambini e le bambine un futuro uguale se nascono in quartieri diversi e questa è una grave macchia».
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