Bisognerà aspettare altri 15 giorni per conoscere i nuovi sindaci di Palermo, Agrigento e Trapani. Nelle tre città siciliane più importanti tra quelle chiamate al voto è finita con tre ballottaggi, uno interno al centrosinistra, due tra candidati di centrodestra. Ma intanto anche nei capoluoghi di provincia tiene banco la disputa tra Comuni e Regione sui conteggi delle schede.
A Palermo, Leoluca Orlando, alla sua quarta candidatura, sostenuto da Idv e Federazione della Sinistra, secondo l’ufficio elettorale del comune, ha ottenuto il 47,35 per cento andando vicino ad una clamorosa vittoria al primo turno. Un exploit del personaggio, molto conosciuto a Palermo. «Questa legge elettorale (che permette il voto disgiunto tra candidato sindaco e consigliere ndr) aiuta laffermazione del più noto che raramente è anche il più giovane», ha commentato a caldo il governatore Raffaele Lombardo, che non andrà certo daccordo con Orlando, definito «uno sciacallo, che parla in modo vomitevole e disonesto», ma che in questo caso qualche ragione ce lha. Lex sindaco della primavera palermitana se la vedrà al secondo turno con Fabrizio Ferrandelli, il candidato venuto fuori dalle discusse primarie del centrosinistra e sostenuto da Pd e Sel, che ha raccolto il 17,39 per cento delle preferenze. Crolla il centrodestra: Massimo Costa, candidato del Pdl e dellUdc, partiti fino a ieri padroni incontrastati di Palermo e oggi fuori persino dal secondo turno, ottiene il 12,61 per cento dei voti. Un dato che certifica la scelta sbagliata della persona, visto che le liste che sostenevano Costa hanno ottenuto il triplo delle preferenze del candidato. E poi ci sono le macerie. Quelle del Pdl, che si è sbriciolato nel suo fortino (a Palermo è all8,31 per cento, superato dallIdv al 10,28 per cento). Dietro Costa si piazzano, a non molta distanza, i candidati del centro: Alessandro Aricò, sostenuto da Mpa e Fli, ottiene l8,75 per cento, Marianna Caronia, del Pid, raggiunge il 7,18 per cento.
Se i rapporti di forza sono questi, i numeri però potrebbero essere ridimensionati. Tutte le percentuali, afferma una nota dell’Assessorato regionale alle autonomie locali, vanno riviste al ribasso. Così, secondo una nuova ipotesi, Orlando e Ferrandelli andrebbero sì al ballottaggio ma forti rispettivamente del 30 e del 10 per cento. A Palermo come in moltissimi altri comuni. Frutto delle recenti modifiche alla legge elettorale regionale. Il pasticcio sembrano averlo combinato i Comuni sbagliando i calcoli. Le modifiche apportate l’anno scorso alla legge elettorale regionale impediscono il cosiddetto “effetto trascinamento”, cioè se si vota esclusivamente per una lista che lo sostiene la preferenza non viene automaticamente assegnata anche al candidato sindaco. E viceversa. Al momento, però, di calcolare la percentuale delle preferenze ai singoli candidati, tornano in ballo anche i voti dati alle liste e ai candidati al consiglio comunale. Secondo la legge, la divisione da fare è tra il numero dei voti ottenuti dal singolo candidato e il totale dei voti validi: dati sia ai candidati che alle liste quindi.
In alcuni Comuni, invece, i voti per i singoli candidati sarebbero stati divisi per il numero totale di voti espressi per i candidati sindaci e non anche per le liste. Un conteggio che fa alzare le percentuali. «Non ci è stato comunicato nulla, noi prendiamo per buoni i dati che continuano ad affluire sul sito del Comune», replicano dallo staff di Fabrizio Ferrandelli. Dati non ufficiali, però, sottolinea la Regione.
E Palermo non sarebbe lunico caso. Le regole della nuova legge elettorale sono risultate decisive ad Erice, dove fino alle tre di stanotte era dato vincente al primo turno Giacomo Tranchida, candidato di Pd e liste civiche, con una percentuale che superava il 60 per cento. Poi è intervenuta la Regione a rifare i conti. Niente vittoria al primo turno quindi, ma ballottaggio con il candidato del centrodestra Giuseppe Grimaldi. Stessa situazione anche a Villabate, Misterbianco e Sciacca.
Tornando ai risultati così come comunicati dai Comuni c’è da rilevare che se Orlando vince da solo a Palermo, Marco Zambuto, sindaco uscente, fa lo stesso ad Agrigento. Sostenuto nel 2007 dallUdeur e da una coalizione di centrosinistra, poi avvicinatosi ad Alfano e al Pdl, Zambuto questa volta ha corso con lunico appoggio dellUdc. E ha avuto ragione, ottenendo il 34,33 per cento di preferenze. Al ballottaggio se la vedrà con Totò Pennica, candidato di Pdl e Grande Sud, che è arrivato secondo con il 19,17 per cento. Terza Maria Lo Bello (Terzo Polo e Pd), ferma al 14,20 per cento. Oltre alla Lo Bello, esce sconfitta, in questo caso, l’alleanza che tiene in piedi il governo regionale di Raffaele Lombardo. Altro ballottaggio interno al centrodestra a Trapani. A contendersi la poltrona di primo cittadino saranno Peppe Maurici, candidato del Terzo Polo, primo con il 27,28 per cento, e lex generale dei servizi segreti Vito Damiano, scelto dal Pdl, partito che dal 1998 (prima Fi e An) governa la città, giunto secondo con il 19,72 per cento. Tra quindici giorni gli ultimi verdetti.
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