A Pachino (Comune sciolto per mafia), dopo due anni e mezzo di commissariamento, i cittadini saranno chiamati a recarsi alle urne il 10 e l’11 ottobre le elezioni amministrative. Nel paese del pomodorino, è corsa a quattro per la carica di sindaco. Scende in campo l’avvocato Fabio Fortuna, sostenuto dal Movimento 5 stelle e da Rialzati Pachino. Cinque le liste che appoggiano la candidatura dell’imprenditrice Barbara Fronterrè: Rinascita, Udc, Progressisti per Pachino, Scegliamo Pachino e Un’altra storia per Pachino. Candidata anche l’insegnante di matematica e scienze Carmela Petralito sostenuta da Cambiamenti, Fratelli d’Italia, Diventerà Bellissima, Uniamo Pachino e Progetto Pachino. In pista anche Corrado Quartarone con Forza Italia, Lega e Terra mia. Dagli ultimi due aspiranti sindaci MeridioNews non ha ricevuto nessuno riscontro.
Intanto, oggi, uno dei due nomi fatti dal presidente della commissione nazionale antimafia Nicola Morra come incandidabile è proprio di un consigliere comunale di Pachino: si tratta di Sebastiano Malandrino della lista Progetto Pachino che sostiene l’aspirante sindaca Petralito. «L’ho appena saputo e noi lo escludiamo categoricamente dalla competizione. Nella sua autocertificazione ha dichiarato il falso», ha commentato a MeridioNews.
FABIO FORTUNA
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Mi interesso di politica già da anni, facendo attivismo e occupandomi dei problemi della mia città. Questo impegno è sfociato nelle mia candidatura alle Regionali del 2017, risultando il primo dei non eletti».
Quali sono i tre punti principali del suo programma per guidare la città?
«Risanamento delle casse comunali, ambiente con la priorità assoluta dei rifiuti e garantire i servizi essenziali, come la regolare fornitura idrica».
Con lei come primo cittadino, cosa cambierebbe di concreto in città nei prossimi cinque anni, specie dopo il lungo commissariamento?
«La normalizzazione della città e il ripristino della legalità».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Il presidente Giuseppe Conte».
Qual è il candidato che teme di più?
«L’astensionismo».
BARBARA FRONTERRÈ
Perché ha scelto di candidarsi a sindaca?
«È la conseguenza naturale di una vita dedicata al territorio, da quando ho deciso, da ragazza, di
ritornare e rimanere nel mio paese. L’ho fatto come attivista politica e culturale, come imprenditrice
impegnata sulle questioni e le strategie dello sviluppo. Di fronte al degrado di una città che ha tutto
per diventare un esempio in Sicilia, mi candido per liberare quel potenziale, per ridare alla comunità
orgoglio di se stessa».
Quali sono i tre punti principali del suo programma per guidare la città?
«Anzitutto per la messa a terra del programma abbiamo bisogno di due azioni base: riorganizzare una
macchina comunale senza personale e con problemi di formazione e motivazione, e affrontare il
tema del dissesto finanziario. Da subito e per tutti i cinque anni attiveremo la gestione dei
quartieri della città e del territorio, abbandonati all’incuria; miglioreremo servizi pubblici
essenziali (acqua, rifiuti, strade) e lavoreremo per attivarne di nuovi (trasporto urbano sostenibile); lanceremo un piano di rilancio economico e sociale, impegnandoci senza tregua contro le
povertà materiali e culturali».
Con lei come prima cittadina, cosa cambierebbe di concreto in città nei prossimi cinque anni,
specie dopo il lungo commissariamento?
«Alla fine dei cinque anni, il Comune di Pachino sarà tornato alla normalità, avrà i suoi strumenti
programmatici attivi, a cominciare dal bilancio, e vedrà i primi risultati di una progettazione
costante, perché istituiremo una centrale di ricerca finanziamenti che lavorerà senza tregua. Le
attività sociali dei piani di zona saranno operative e i servizi base per i cittadini migliorati. Pachino
avrà il il Pug, cioè il nuovo piano regolatore, e spazi pubblici rivitalizzati, puliti e consegnati alla
città, dal centro storico al parco urbano. I cittadini, attraverso istituti come comitati di quartiere e il
dibattito pubblico locale, saranno protagonisti di tutti questi processi. Intendo mettere le basi di una
vera e totale rigenerazione della città, anche civica».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Mi ispirano figure scomparse ma eterne, come Simone Weil, filosofa e operaia, che conciliò politica,
lavoro e studio nella sua dura vita. Questi sono i miei valori: il lavoro e lo studio, e porre tutto ciò a
servizio degli altri, assumendosi responsabilità alte».
Qual è il candidato che teme di più?
«In termini elettorali, tutti i candidati sono temibili. Sbaglia chi si considera forte o già vincitore e
sottovaluta gli altri. Ma sul piano politico, della capacità di lavoro, di visione e progetto per la città,
a cominciare dallo spessore strategico del programma, non ho timori».
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