La base Nato di Sigonella, il poligono Drasi di Agrigento e il Muos di Niscemi tra i temi al centro del ciclo di audizioni della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, che oggi ha fatto sosta alla Prefettura di Caltanissetta. Audizioni precedute da una serie di visite ispettive della commissione, presieduta dal deputato del Pd Gian Piero Scanu.
A Caltanissetta si sono presentati, tra gli altri, i deputati del Movimento 5 Stelle Giulia Grillo e Gianluca Rizzo, i vicepresidenti Donatella Duranti, di Articolo 1, e Ivan Catalano, del gruppo Civici e innovatori.
La commissione indaga sugli effetti potenzialmente nocivi per la salute dei militari dell’esercito e del personale impiegato, derivanti dalla presenza di uranio impoverito e di altre minacce chimiche ma anche dalle emissioni elettromagnetiche. «La commissione – spiega la parlamentare Giulia Grillo – si occupa di aspetti legati alla salute del personale militare, ma valuta anche quelli relativi alla situazione ambientale, come stiamo facendo sia per il poligono Drasi che per il Muos di Niscemi, connessi alla salute della popolazione locale. Crediamo che bisogna approfondire meglio di quanto fatto sino ad oggi la possibile incidenza dei campi elettromagnetici sulla popolazione locale, tanto più adesso che ci sono due delle tre antenne Muos già funzionanti e che insistono su un sito di inquinamento ambientale», ha detto Grillo.
Ad essere auditi il generale di brigata Roberto Angius, il medico dell’esercito Domenico Garufi e il responsabile del poligono, tenente colonnello Antonino Morana. Quindi è stata la volta dell’associazione Mare amico di Agrigento, del sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa, del procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera. Nel pomeriggio l’esame dei legali No Muos, Paola Ottaviano e Nello Papandrea, del direttore generale dell’Arpa Sicilia, Francesco Licata Di Baucina e dell’ex militare dell’esercito, Salvatore Ferlito, attivo per alcuni anni nella base di telecomunicazioni Nrtf di Niscemi, prima di ammalarsi di leucemia.
La commissione uranio ha chiesto all’Asp di Caltanissetta l’incidenza dei tumori sulla popolazione. «Teoricamente c’è un registro tumori – aggiunge la deputata – bisogna capire se è possibile fare un monitoraggio speciale, onde evitare che tra dieci anni si debba dire di non aver fatto tutto quello che poteva essere fatto per tutelare la popolazione locale».
Sulle emissioni di onde elettromagnetiche del Muos di Niscemi l’Arpa Sicilia ha portato in commissione i propri dati. Il direttore generale ha sostenuto che non vi sono elementi di preoccupazione dai rilevamenti h24 effettuati da cinque centraline installate in contrada Ulmo. «La situazione non è certo allarmante. La stessa centrale (il Muos, ndr) è presente in diverse parti del mondo», afferma il direttore dell’Arpa, secondo cui Niscemi è un territorio critico ma non per il Muos, bensì per l’inquinamento dell’aria dovuto al traffico veicolare e alla presenza dell’Eni di Gela. «Da un punto di vista tecnico i problemi vengono dall’aria, dal traffico, non dal Muos», ha detto Licata Di Baucina.
Di parere opposto uno degli avvocati del team No Muos, Nello Papandrea che spiega: «Quando l’Arpa dice che è tutto a posto, lo dice perché c’è un buco normativo. Da un punto di vista sostanziale, questo tipo di onde porta disturbi, ad esempio sicuramente supera il limite della schermatura degli apparecchi elettromedicali che è di 10 volt/metro. Dire che tutto è a posto è una soluzione semplicistica. Una delle antenne a più alta emissione, che comunica con i sottomarini, dà una potenza di molto superiore ai limiti normali di legge». Secondo il legale «la normativa italiana, poiché si tratta di una frequenza normalmente inutilizzata, non ha posto limiti alle radiotrasmissioni con quel tipo di antenna. Il limite è stato tratto da una normativa europea, che – secondo Papandrea – non prevede limiti per la lunga esposizione ma esclusivamente un limite massimo per gli effetti acuti. Si pone un problema: in alcune zone quest’antenna porta a un rilevamento di 20 volt/metro mentre il limite è di 6 volt/metro, però non viene ritenuto fuori norma perché in realtà non c’è la norma». Anche il sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa non condivide le rassicurazioni. «L’Arpa – dice – non so dove stia monitorando h24. Io non sono stato messo a conoscenza di nessuna delle misurazioni. Finché ci sarà il minimo dubbio, io dico che il sistema deve essere smantellato».
La Sicilia, intanto, si conferma non solo portaerei del Mediterraneo, con una delle basi più grandi per i droni, quale Sigonella, ma anche uno dei territori con la maggiore presenza di obiettivi strategici nello scacchiere euro mediterraneo. Una base militare in cui è preponderante la presenza americana, dove è necessario approfondire la tipologia di armamenti presenti, circostanza sulla quale vige il segreto e che potrebbe essere ampliata per consentire la realizzazione di una importante stazione di comunicazione militare. «La Sicilia – spiega Gianluca Rizzo – è fortemente militarizzata ed è diventata una portaerei. La presenza delle forze militari americane è preponderante rispetto a quelle italiane. Non si sa quali armamenti ci sono. Noi cercheremo di arrivare al punto massimo di conoscenza. Abbiamo fortemente voluto la presenza della commissione uranio in Sicilia – spiega Rizzo – e stiamo acquisendo informazioni attraverso le audizioni e questo lavoro sarà analizzato per procedere con un provvedimento normativo. Così come fatto fino ad oggi sul tema della sicurezza sul lavoro dei militari, tant’è che la commissione ha già formulato una proposta di legge sull’argomento».
La sicurezza dei militari, dunque, al centro dell’audizione di Salvatore Ferlito, ex militare dell’esercito in congedo dal 2004 che da anni chiede il riconoscimento della causa di servizio per la leucemia contratta dopo aver prestato servizio nella base di telecomunicazioni Nrtf di Niscemi. Tra vaccini, uranio impoverito, altre contaminazioni di tipo chimico ci sono oltre 340 morti nell’esercito italiano e oltre seimila casi di militari o ex militari malati. «Adesso sto bene in confronto a due anni fa – ammette Ferlito – dopo aver subito un trapianto. Ho fatto servizio dentro la base Ulmo ed è il fatto scatenante della mia leucemia. Sebbene non sia stato mai accertato è molto probabile. Dal ’96 al 2002 non ho avuto altri rapporti lavorativi, né sono stato a contatto con prodotti chimici che possano aver scaturito la malattia, se non il mio servizio alla base», afferma l’ex militare dell’esercito che chiede «rispetto per sé ed i colleghi che non ce l’hanno fatta», ovvero il riconoscimento dello status di vittima del dovere o almeno la causa di servizio. A lui, fino ad oggi, l’esercito italiano non risponde e Ferlito conclude con una constatazione amara: «Non mi aspetto nulla da questa commissione».
La Sicilia isola strategica per il risiko militare mondiale. «Gli Usa – attacca l’avvocato Papandrea – hanno promesso di concedere una parte delle frequenze ad altri Paesi, per utilizzare le linee di comunicazione con il sistema Muos. Tra questi paesi ci sarebbero Giappone e Corea del Sud, non aderenti alla Nato. Quindi il punto è un altro. L’ospitalità di queste basi in quale sistema di rapporti internazionali ci pone? Che tipo di inimicizie comporta? Viviamo in un momento di forti tensioni e noi siamo il paese più vicino agli scenari di guerra e che ospita il maggior numero di arsenali e soprattutto di punti strategici essenziali».
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