Depuratori sequestrati, Comuni sciolti, le minacce al sindaco di Licata e il ritorno in libertà di esponenti mafiosi. Sono tanti i temi trattati ieri dalla commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi, giunta ieri in Sicilia per una due giorni di audizioni. Prima tappa ad Agrigento, dove il gruppo composto, oltre che dalla presidente, da Claudio Fava, Giulia Sarti, Angelo Attaguile, Andrea Vecchio, Giuseppe Lumia, Stefano Vaccari, Salvatore Torrisi, Giuseppe Pagano, Ciro Falanga, Mario Michele Giarrusso, ha incontrato i vertici delle istituzioni. A essere ascoltati, tra gli altri, sono stati il procuratore distrettuale di Palermo, e i procuratori della Repubblica di Agrigento, Sciacca e Gela.
A tenere banco è stata la situazione nella provincia sud-occidentale, che negli ultimi tempi è stata caratterizzata da diversi casi di cronaca che hanno visto il coinvolgimento della criminalità organizzata. «La mafia ad Agrigento c’è, e non sembra caratterizzarsi con tratti di modernità e innovazione. Usare il termine tradizionale non significa però sminuirla», ha detto Bindi.
Discusse le situazioni nei Comuni di Racalmuto e Castrofilippo, dopo gli scioglimenti per infiltrazione avvenuti rispettivamente nel 2012 e 2011, la commissione ha trattato anche il tema del ritorno in libertà per fine della pena di figure come Leo Sutera, il boss di Sambuca di Sicilia ritenuto dai magistrati ai vertici della famiglia mafiosa agrigentina. Vicino a Matteo Messina Denaro, Sutera è uscito dal carcere dopo tre anni scontati al 41bis.
Ancora più recente, invece, sono le inchieste che hanno riguardato Girgenti Acque, la società guidata dall’imprenditore Marco Campione, che gestisce numerosi depuratori nella provincia agrigentina. Molti degli impianti sono stati sequestrati dalla Procura, per le cattive condizioni e l’incapacità di trattare adeguatamente i reflui. Spazio poi a quanto sta accadendo da mesi a Licata, con il sindaco Angelo Cambiano più volte destinatario di minacce per aver dato seguito alle ordinanze di demolizione degli immobili abusivi che si trovano a ridosso della costa. A riguardo, Claudio Fava ha dichiarato che il primo cittadino, che di recente si è detto pronto a dimettersi se dalla Regione non arriverà il sostegno adeguato, «ha bisogno di di tutti gli altri sindaci in questa battaglia di legalità».
A essere dibattuto è stato poi l’arresto dell’avvocato Giuseppe Arnone. Passato dal ruolo di leader degli ambientalisti – anche se di recente aveva difeso i titolari degli immobili abusivi nella Valle dei Templi – all’accusa di estorsione nei confronti di una collega. Una vicenda dai contorni ancora poco chiari, ma su cui la Procura di Agrigento, oggetto in passato degli attacchi dello stesso avvocato, ha detto di avere prove pesanti. «Un collegamento con la criminalità? Non direttamente, ma data l’attualità era importante per noi avere un quadro preciso su questa vicenda e il procuratore Patronaggio è stato decisamente esaustivo», commenta a MeridioNews la pentastellata Giulia Sarti.
Questa mattina, la commissione si sposta a Enna, dove sono già in corso le audizioni del prefetto e del procuratore locali, e del procuratore distrettuale di Caltanissetta.
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