Commissione antimafia avvia indagini sulla sanità Musumeci: «Segnalazioni su promozioni e appalti»

La politica regionale non è riuscita a darsi sufficienti anticorpi per evitare il contagio con ambienti non sani. Ne è convinto Nello Musumeci, il presidente della commissione regionale antimafia, che in questi anni ha passato ai raggi X i temi caldi dell’agenda politica siciliana: dai rifiuti alle discariche, dal Cara di Mineo al consiglio Comunale di Catania, fino agli istituti autonomi case popolari. Proprio questa settimana, invece, si è insediata una nuova sottocommissione che si occuperà di sanità.

Quali temi saranno affrontati?
Abbiamo ricevuto segnalazioni che appaiono suscettibili di interesse e di approfondimento.

Di cosa si tratta?
Riguardano il settore della sanità. Dall’espletamento delle gare all’affidamento di servizi, dalle promozioni ad alcuni provvedimenti amministrativi discutibili. Per queste ragioni abbiamo creato una sottocommissione, presieduta da Stefano Zito e formata da cinque rappresentanti di altrettanti schieramenti politici.

Insomma, l’attività di indagine deve ancora iniziare.
Vedremo che materiale troveremo. Ascolteremo alcuni soggetti che potranno fornirci elementi utili e poi redigeremo la relazione conclusiva. Chiaramente non ci occupiamo di responsabilità penali, ma politiche. Valutando la condotta di soggetti impegnati in politica e burocrati. Il documento sarà poi inviato alla commissione nazionale antimafia, al presidente dell’Assemblea regionale e, qualora dovessero presentarsi profili di carattere penale, trasmetteremo gli atti anche alla procura competente.

Qualche anticipazione?
Verrei meno ai miei doveri.

Vista dalla prospettiva della commissione antimafia, quale immagine emerge della Sicilia,?
In questi anni abbiamo preso atto di come la politica non sia riuscita a darsi sufficienti anticorpi per neutralizzare il contagio di ambienti non sani. Realtà esterne alle istituzioni che cercano interlocuzione, riferimenti, alleati. Siamo preoccupati. La politica deve tornare all’etica della responsabilità. Anche nella selezione della classe dirigente è venuto meno il filtro dei partiti. Oggi il candidato conta in base ai voti che porta, e non per il suo curriculum. 

Poi c’è l’attività amministrativa.
Sul fronte burocratico devo dire che quasi il 90 per cento dei Comuni in Sicilia ha adottato il piano anti-corruzione. Peccato che non arrivi una sola segnalazione né alla commissione antimafia né alla Procura. Segno evidente che la capacità di monitorare le condotte dei dipendenti pubblici è debole e poco efficace. Bisogna tornare a restituire credibilità alla politica, tornare a un’etica della responsabilità, avvicinando il cittadino alle istituzioni. Che non deve sentirsi importante soltanto il giorno del voto. In questo senso, più cresce l’attenzione della società civile, più si riduce la possibilità di distrazioni da parte del politico e del burocrate.

Rispetto al tema delle migrazioni, la Sicilia ha dato due volti all’accoglienza. Quello di Lampedusa e quello del Cara di Mineo. Di quest’ultimo si è a lungo occupata la commissione antimafia.
Naturalmente non ce ne siamo occupati sotto il profilo sociale. Ma il problema è stato, è e purtroppo resta drammatico. Ci siamo preoccupati di capire se qualcuno ha utilizzato la disperazione degli altri per seguire o consolidare interessi personali.

È andata così?
Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto. Il documento è pubblico e quindi su queste vicende preferisco non aggiungere altro.

Cosa ha prodotto in questi anni la Commissione?
Abbiamo inviato alla commissione antimafia nazionale e al presidente dell’Ars il documento conclusivo dell’indagine sul consiglio comunale di Catania, mentre fra qualche giorno porteremo a termine la relazione sugli Iacp (gli Istituti autonomi case popolari, ndr). Inoltre, abbiamo completato le audizioni delle indagini su rifiuti e discariche. Ci sembra un risultato significativo in due anni e mezzo di lavoro, specie se si considera che, in oltre 30 anni di attività antimafia, la commissione non aveva mai votato un documento conclusivo su una propria indagine.

Miriam Di Peri

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