Il fuoco incrociato per Nello Musumeci arriva da più fronti. Non c’è pace per il governatore, chiamato a fare i conti con le piccole e grandi grane rispetto alle quali in molti attendono una sua presa di posizione. A cominciare dalla nomina dei due assessori ai Beni Culturali e al Turismo, di cui al momento il primo inquilino di palazzo d’Orleans detiene l’interim. Un rimpastino che rischia di allargarsi pericolosamente, a partire dal nuovo volto della geografia politica di Sala d’Ercole e da quel nuovo gruppo parlamentare, Ora Sicilia, che non chiede apertamente ma che – altrettanto alla luce del sole – ammette di aspettarsi un riconoscimento da parte del governatore. Anche in termini di assessorati.
E poi ci sono le fratture profonde in Forza Italia, quella sentenza con cui Gianfranco Miccichè ha dato dell’ex assessore a Gaetano Armao. Senza contare l’appello sottoscritto da 125 esponenti del mondo della cultura che chiedeno al governatore di non rimuovere l’archeologa e fraterna amica del compianto Sebastiano Tusa, Francesca Spadafora, dalla guida del polo museale Salinas di Palermo. E ancora, il pasticciaccio della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana (Foss), con la nomina e la successiva rimozione di Ester Bonafede. Ma anche con il conferimento dell’incarico ad Antonio Mascellino, nelle stesse ore in cui il governo nominava un commissario ad acta per l’approvazione del bilancio. Prerogativa che spetta, invece, al sovrintendente della Fondazione. Come se, insomma, chi ha indicato il commissario non fosse a conoscenza che contestualmente veniva ratificata la nomina di Mascellino. Almeno così sussurrano in molti tra i corridoi del Palazzo.
In questo clima, ecco che durante la seduta congiunta delle commissioni Bilancio e Cultura per discutere proprio della Foss ci sono stati momenti di forte tensione, soprattutto tra Stefano Santoro, presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione, e Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Ars e convinta sostenitrice della nomina di Bonafede al vertice della Foss. A margine della seduta fiume, in molti hanno evidenziato che il caso della nomina all’Orchestra Sinfonica non sia che la punta dell’iceberg di «una maggioranza ormai in frantumi». Tutti elementi che, in qualche misura, ratificano la complicata posizione in cui si trova il governatore in questi giorni.
Sulle sorti della Foss a intervenire è Giampiero Trizzino (M5s) che ha abbandonato la seduta congiunta delle due commissionisbattendo letteralmente la porta. «Non si può mortificare – dichiara a MeridioNews – un fiore all’occhiello della cultura dietro a mere beghe politiche. Abbiamo assistito all’ennesimo spettacolo indecoroso tra pezzi di maggioranza che spingono per dimostrare chi ha più peso all’interno della compagine di governo. È stato un gioco delle parti – aggiunge -che non è entrato nel merito del ruolo culturale che spetta all’orchestra sinfonica in questa città e in questa Regione. L’unico argomento – conclude – era la nomina del sovrintendente e a quale forza politica spettasse».
Intanto, l’Ars resta ancora ferma. Ieri il presidente Miccichè ha aperto la seduta soltanto per rinviarla a oggi, quando ancora una volta il rischio è quello dell’ennesima fumata nera per il collegato alla Finanziaria. «Qualche giorno fa – ha attaccato il capogruppo dem Giuseppe Lupo – dopo il duro attacco in aula di Forza Italia nei confronti del governo, era apparsa evidente l’apertura della crisi. Il rinvio della seduta di ieri, deciso a sorpresa dal presidente Miccichè, ne è la conferma». Secondo Lupo, «il governo appare in stato confusionale, trascina il Collegato da sei mesi e ha, addirittura, presentato due nuove proposte di riscritture sullo stesso articolo, a distanza di mezz’ora. Tutto questo in previsione di una seduta d’aula mai iniziata. Per quanto tempo ancora – conclude Lupo – il presidente Musumeci fingerà di non vedere?».
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