Collegamento telefonico diretto tra polizia e ospedali Infermieri: «Bene, adesso vigilanza nelle strutture»

Un collegamento telefonico diretto ed esclusivo tra la polizia e i pronto soccorso della provincia di Catania. E’ quanto prevede una convenzione tra la questura etnea, le aziende ospedaliere della città e l’Asp 3. La sala operativa del capoluogo garantirà coprirà il Cannizzaro, il Garibaldi e il Policlinico-Vittorio Emanuele. Ma anche gli ospedali in provincia – ad Acireale, Bronte, Paternò e Biancavilla, e Caltagirone e Militello – saranno assicurati dai locali commissariati: rispettivamente quelli di Acireale, Adrano e Caltagirone. Una buona notizia anche per il sindacato Fsi-Cni degli infermieri, tra i più esposti al rischio aggressioni, che apprezza l’impegno del questore e auspica adesso un passo avanti, cioè la presenza di vigilanza in tutti i pronto soccorso della provincia, a spese delle aziende sanitarie. 

La decisione arriva a seguito di diversi episodi di violenza registrati negli ospedali catanesi. Una settimana fa, al Cannizzaro, un uomo di 28 anni ha preso a pugni e calci un’infermiera, un medico e un ausiliario. Forse per la lunga attesa per avere una coperta, o per incomprensioni con il personale. Mentre la notte del 2 maggio, il figlio di una donna di 68 anni deceduta nel reparto di Geriatria a Giarre ha aggredito il medico reperibile e un infermiere. Sulla morte della donna la Procura ha aperto un’inchiesta. 

Da tempo il sindacato degli infermieri si batte per avere maggiore sicurezza negli ospedali. Recentemente al Vittorio Emanuele sono stati assunti altri due vigilantes, raddoppiandone la presenza, uno armato per l’esterno dell’edificio, e uno disarmato, per l’interno. Le volanti delle forze dell’ordine si fermano davanti all’ingresso del pronto soccorso una volta per turno: al mattino, al pomeriggio e di notte. 

Oggi viene siglata la convenzione che, spiega la questura, «consentirà l’immediato intervento delle volanti in tutti quei casi in cui le ansie e le angosce di chi si trova esposto al dolore e alla sofferenza trascendono in atti d’intemperanza e violenza nei confronti di medici e paramedici». In cambio gli ospedali si impegnano a inviare per via telematica, attraverso posta Pec, all’ufficio sanitario provinciale della polizia i referti medici, in modo da garantire un rapido intervento in casi di reato o di pericolo per la salute pubblica. 

«È un progetto a un’impronta preventiva – ha spiegato il questore Marcello Cardona – che intende dare serenità a personale e pazienti. In ogni pronto soccorso, sarà a disposizione dell’operatore una linea diretta per comunicare con la sala operativa; in caso necessario, le macchine interverranno immediatamente. La possibilità di leggere in tempo reale i referti consentirà inoltre alla polizia di avviare subito eventuali accertamenti». E’ intervenuta anche l’assessora regionale alla Salute Lucia Borsellino: «Abbiamo attuato a Catania in tempi rapidissimi – ha affermato – un modello organizzativo trasferibile da subito in altri contesti. Il progetto parte da qui perché esiste un sistema pronto, che è stato tempestivamente attivato, per la comunicazione in tempo reale tra pronto soccorso e polizia, e, grazie alla possibilità di trasmettere referti medici per avviare attività investigativa, consentirà di far emergere episodi di violenza spesso taciuti. Si tratta di una buona prassi, a costo zero, prima tappa di un percorso per la sicurezza che prevede anche l’attivazione del numero unico per l’emergenza 112».

Soddisfatto uno dei rappresentanti sindacali degli infermieri, Calogero Coniglio: «Il questore ha mantenuto la promessa, così si salta il centralino e si recupera del tempo prezioso per far intervenire le volanti». Ma si guarda già oltre: «A Caltagirone, Paternò, Giarre e Bronte non c’è neanche un vigilantes, ad Acireale c’è solo la mattina – spiega Coniglio – adesso spetta all’assessora Borsellino far rispettare la legge sulla sicurezza sul lavoro e assumere delle guardie. Mentre negli ospedali di Catania l’obiettivo è ripristinare i posti di polizia all’interno delle strutture. Le aziende sanitarie hanno l’obbligo di garantire che chi lavora possa farlo senza l’ansia e la paura di difendersi dalle aggressioni».  

A siglare l’accordo – che vale anche per la Rems di Caltagirone (una delle poche residenze siciliane che ospita gli ex detenuti negli ospedali psichiatrici giudiziari) – erano presenti il prefetto di Catania, Maria Guia Federico, il questore Marcello Cardona, il direttore generale dimissionario dell’Asp di Catania Ida Grossi, i direttori generali Giorgio Santonocito (per il Garibaldi), Angelo Pellicanò (per il Cannizzaro) e Salvatore Paolo Cantaro (per il Policlinico-Vittorio Emanuele).

Salvo Catalano

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