Sequestrati complessivamente tremila chili di cocaina, 18 chilogrammi di hashish e 44 piante di marijuana insieme a 193mila euro in contanti a casa di un trafficante. Sono questi i numeri dell’operazione Lampedusa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo e avviata tra il 2016 e il 2017, che oggi ha portato all’esecuzione di 15 misure cautelari. Tutti dovranno rispondere dei reati in materia di stupefacenti.
A capo di questa organizzazione specializzata nel traffico e nello spaccio di stupefacenti ci sarebbero Giuseppe Bronte e il cugino Salvatore, nonchè Gaetano Rizzo che da anni lavorava all’interno dei mercatini rionali di Palermo, intrattenendo rapporti con gli agrigentini Salvatore Capraro e Davide Licata.
«Un’attivitá complessa – spiega Rodolfo Ruperti, capo della squadra mobile di Palermo – che colpisce due aspetti: uno sul versante del traffico della droga e l’altro sullo spaccio. Sono stati identificati i capi a Palermo, ma anche i vari pusher che servivano le piazze cittadine del capoluogo siciliano e quelle delle province di Agrigento e Siracusa, fino a Lampedusa. L’indagine documenta i solidi contatti tra trafficanti palermitani, molto vicini alla famiglia di Cosa nostra, e calabresi, a loro volta legati da vincoli familiari ai clan della ‘ndrangheta». All’operazione ha contribuito anche la sezione narcotici, guidata dal vice questore aggiunto Agatino Emanuele.
In particolare i Bronte avrebbero curato il reperimento dello stupefacente dai fornitori, tra cui un calabrese, Domenico Stili, originario di Africo. I due, temendo di essere intercettati, avrebbero utilizzato utenze telefoniche riservate o scambio di sms. Le forniture fuori provincia sarebbero state curate da Gaetano ed Emanuele Rizzo e Francesco Portanova, tutti conosciuti alle forze dell’ordine per precedenti penali. Rizzo avrebbe aspettato ad Agrigento la partita di droga, che molto spesso veniva nascosta nella motonave di Porto Empedocle e da lì raggiungeva Lampedusa.
Un’organizzazione capillare che ha visto coinvolte piazze di spaccio vicine a Palermo, come quella di Carini, dove un pusher, Gianluca Gambino, avrebbe effettuato consegne giornaliere dietro appuntamento telefonico. Anche Dante Parisi, 52 anni, deI quartiere di Santa Maria di Gesù e imparentato con un esponente della famiglia Fascella, più volte coinvolta in traffico di droga, si sarebbe dato un gran da fare. Insieme alla nuora Alessandra Pepati (destinataria di un obbligo di dimora), avrebbe trasportato e venduto droga ad acquirenti della Sicilia orientale, tra cui il lentinese Vincenzo Terranova, per il quale è stata disposta la misura cautelare del carcere.
L’esecuzione delle misure ha visto impegnati gli agenti delle squadre mobili di Agrigento, Reggio Calabria, Siracusa e Palermo. «Questa attività è riuscita a liberare diverse piazze siciliane e palermitane dallo spaccio – conclude Renato Cortese, questore di Palermo -. Voglio lanciare un messaggio di sicurezza sul territorio ringraziando gli uomini e le donne della squadra mobile. Voi leggete carte e misure cautelari, ma dietro ci sono anni di rinunce personali e di sacrifici e di notti passate anche a seguire questi signori dello spaccio».
Colpiti da misura di custodia cautelare in carcere:
Giuseppe Bronte, di Palermo, 24 anni
Salvatore Bronte, di Palermo, 49 anni
Domenico Stilo, calabrese, 30 anni
Gaetano Rizzo, di Palermo, 31 anni
Emanuele Rizzo, di Palermo, 33 anni
Francesco Portanova, di Palermo, 34 anni
Davide Licata, di Agrigento, 32 anni
Salvatore Capraro, di Agrigento, 29 anni
Dante Parisi, di Palermo, 52 anni
Vincenzo Terranova, di Siracusa, 50 anni
Agli arresti domiciliari:
Calogero Vignera, di Agrigento, 35 anni
Obbligo di dimora:
Angelo Cardella, di Agrigento, 46 anni
Ivan La Spisa, di Palermo, 31 anni
Alessandro Pepati, di Palermo, 32 anni
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:
Gianluca Gambino, di Palermo, 22 anni
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