«Abbiamo ricevuto dal territorio le risposte che attendevamo»: così il tenente colonnello Antonio Caterino, comandante del gruppo carabinieri di Palermo, annuncia il fermo del 16enne di origini rumene con l’accusa di aver ucciso Aid Abdellah, per tutti solo Aldo, il clochard 56enne che dormiva sotto i portici di piazzale Ungheria. Le indagini sono state frutto di un controllo serrato del territorio e i militari si sono avvalsi anche dei video ottenuti dalle telecamere della zona. Il fermo dovrebbe essere convalidato entro oggi. «Le indagini hanno consentito di raccogliere una serie di indizi che hanno condotto al fermo del 16enne – afferma Caterino – ritenuto il possibile responsabile dell’omicidio. Il nostro impegno investigativo riteniamo possa aver restituito dignità e onore sottratti ad Aldo».
Il 16enne, secondo alcune indiscrezioni trapelate oggi, avrebbe raccontato al pm del tribunale per i minorenni di avere colpito, quella fatidica domenica notte, il senzatetto con una spranga, spiegando però che la sua intenzione non era di ucciderlo. Lo avrebbe colpito per prendere poche decine di euro che l’uomo teneva nel portafoglio. Forse avrebbe preso anche il suo cellulare.
I sospetti sui alcuni ragazzini che giravano nella zona erano stati avanzati da alcuni amici del senzatetto, in particolare da un bengalese al quale Aldo lasciava il gatto quando si assentava l’uomo. «Un piccolo gruppo di zingari lo disturbava tutti i giorni», afferma l’uomo. L’amico di Aldo racconta poi di essere rimasto sul posto anche nel pomeriggio, a vegliare il luogo in cui lo avevano ucciso e ricorda che quel giorno non si erano fatti vedere. E sulle eventuali responsabilità dell’altro ragazzino, un 12enne, interrogato ieri dai militari, Caterino non si sbilancia ma precisa: «Abbiamo avuto accesso a una serie di fonti di prova diversificate e saranno sottoposte al vaglio del giudice per le indagini preliminari per la convalida».
L’omicidio accende i riflettori anche su un aumento nell’ultimo periodo di aggressioni da parte di baby gang nei confronti di chi spesso non si può difendere: «Cerchiamo di raccogliere tutti i segnali che provengono dal territorio – ha aggiunto – e dalle persone che vivono in strada in modo tale da evitare che qualcuno possa fare loro del male».
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