Claudio Collovà: l’Ulysses, oggi

Raggiungiamo il regista palermitano Claudio Collovà, direttore delle Orestiadi, a poche ore dal debutto del suo nuovo spettacolo in scena stasera al Teatro Biondo di Palermo con 19 repliche fino al 7 aprile dal titolo “Telemachia,Ulyssage # 3”.

 

Perché Ulysses oggi a Palermo?

L’Ulisse è uno dei romanzi più importanti del nostro tempo: perché no a Palermo. E’ un romanzo che parla dell’uomo, un romanzo universale che non perderà mai la sua contemporaneità. Il vero viaggiatore dell’Ulisse di Joyce non è il protagonista, ma il lettore, e quindi spero che sia lo spettatore nel mio spettacolo. Il romanzo già nel 1905 anticipava gli orrori dell’antisemitismo: Bloom ebreo errante, esule in patria… Ma ovviamente ci sono tanti temi, come noto: la metempsicosi, la ricerca del padre, il parallelismo con l’Amleto e tanto altro. E’ un progetto del Teatro Stabile di Palermo che mi ha consentito di portare avanti una trilogia. Della quale questa è la terza esperienza. Sempre sull’Ulisse, ma essendo l’Ulisse di una complessità molto grande, c’è materiale per potere sviluppare materiali differenti. Dipende su cosa ci si concentra. Se ne potrebbero fare anche dieci spettacoli sull’Ulisse, tutti diversi e ognuno con una sua forza comunicativa a se stante. Va detto che il Teatro stabile ha consentito a me e a una serie di artisti di lavorare su una ricerca non affrettata: una ricerca di tre anni che ha permesso a me come ad altri artisti di approfondire come va fatto nel teatro.

Hai già lavorato con l’Ulysses… Cosa c’è di “tuo” in questo nuovo spettacolo? Il testo segue il romanzo in maniera aderente?

Di mio c’è tutto, come nei precedenti spettacoli. Penso di essere un regista che mette in scena qualcosa che mi appartiene e che condivido.  Nei dialoghi c’è un lavoro autonomo, di “riscrittura” se vogliamo, per rendere ancora più vivo il testo. I testi provengono da un mio lavoro sul romanzo, ma c’è il rispetto del lavoro di Joyce e del suo pensiero, del suo percorso mentale. E’ una mia opera nel senso che non è che rimetto in scena semplicemente qualcosa che è stato da Joyce. Chiaramente di mio c’è tutto come sempre. E non solo in ciò che chiamiamo testo puro. Per me, nel teatro, “ testo” è qualsiasi segno che compare in scena. E comunque in questo progetto è stato tutto creato per la prima volta. Ad esempio, c’è un aspetto creativo particolare: il mio amore per la pittura. L’aspetto visivo sta anche nello spettacolo, attraverso le  immagini.

E allora chi è lo scenografo? Quali scelte di regia?

Enzo Venezia. E’ il secondo lavoro che facciamo assieme.  La scenografia è importantissima in questo spettacolo, ma più che scenografia la chiamerei:  lo spazio che abitano i miei personaggi. La “scenografia” sembra un fatto avulso, questa scena invece è essa stessa parte del percorso  e della vita di questi personaggi, che la compiono, con il loro attraversamento. Un’altra persona importante è Giuseppe Rizzo che ha scritto tutte le musiche. Anzi, ha scritto il vero e proprio “senso sonoro” di questo spettacolo. Ha scritto ogni intervento musicale, che anche qui le musiche sono esse stesse drammaturgia. Lo stesso vale per le luci di Pietro Sperduti. Non ci sono interventi avulsi dalla creazione.

Insomma, uno spettacolo teatrale che potremmo definire “integrato”, “olistico”, forse, e cioè che ogni parte ha un senso d’insieme perfettamente integrato che ne accresce il valore sistemico?

Sì. Si potrebbe dire questo. Ma va visto per esserne certi.

Una pietra miliare della letteratura, come la si affronta oggi?

Dipende un poco dagli occhi che la guardano. L’Ulysses di Joyce lo frequento da più di venticinque anni. Sono un anglista e ci ho lavorato molto. Purtroppo il romanzo si porta dietro una fama pessima per i “non-lettori” di romanzi a causa della sua complessità e le difficoltà che ci potrebbero essere nel leggerlo. Ma appunto, solo per i “non-lettori”. In realtà, come dici, è un pietra miliare. Aggiungerei che è irrinunciabile. Non a caso, Eliot scrisse “Non ho altro che ammirazione, vorrei, per il mio bene, non averlo letto.”  E Valery Larbaud, già nel 1920, ne disse: “Sto leggendo l’Ulisse. A dire il vero non riesco a leggere nient’altro, non riesco nemmeno a pensare a nient’altro.” Come lo si affronta? Non esiste un solo modo di affrontarlo. Io ci vedo, forse paradossalmente, quello che disse Joyce: “E’ l’epopea di due razze e nel medesimo tempo il ciclo del corpo umano ed anche la storiella d’una giornata”. Sono due esuli che errano fuori casa per le strade di Dublino e che tentano pur facendo percorsi paralleli, d’incontrarsi. In questo spettacolo ci sono, tra le altre cose, i primi tre capitoli dedicati a Telemaco (Dedalus), l’errare di Bloom, e poi il viaggio nell’hammam turco, tra i fumi e i profumi e della dimenticanza, (i Lotofagi dell’Omero), quindi la visita in chiesa dove Bloom, ebreo, assiste alla funzione cattolica e si interroga sui simboli della religione cattolica. E poi l’incontro tra i due. Insomma, la Telemachia dell’Ulysses, ma che in realtà sconfina oltre la Telemachia.

Si può dire che lo spettacolo che debutta stasera è in qualche modo un “riassunto” completo dell’Ulysses?

Come dicevo, si possono fare dieci spettacoli su questo testo. Ma è vero che questo che parte stasera è il più complesso dei tre che ho realizzato, e tenta di dare un senso al viaggio dei protagonisti nella sua interezza. Ci sono tre attori, tre personaggi diversi con le stesse caratteristiche. C’è, forte, il tema della metempsicosi (la trasmigrazione delle anime): Ophelia è la madre morta di Dedalus ma è anche la moglie addormentata di Bloom. E’, in effetti, una protagonista femminile che non appartiene al mondo degli umani.

Grazie Claudio e in bocca al lupo per questa nuova esperienza che, credo, sia un contributo da non perdere nell’esperienza culturale contemporanea a Palermo e in Sicilia.

Scheda

 

“Telemachia,Ulyssage # 3”.
uno spettacolo di Claudio Collovà
dall’Ulysses di James Joyce

TEATRO BIONDO DAL 14 MARZO AL 7 APRILE 2013
Regia
: Claudio Collovà
Scene e costumi: Enzo Venezia
Musiche: Giuseppe Rizzo
Luci: Pietro Sperduti
con
Sergio Basile – Leopold Bloom
Domenico Bravo – Stephen Dedalus
Luigi Mezzanotte – Buck Mulligan – Mr Deasy – il Cittadino
Assistenti alla regia: Giulia D’Oro e Giusi Todaro

una produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo

Gabriele Bonafede

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