Erodoto, Esopo e Luciano sono gli autori scelti per la terza edizione dell’evento Classici in strada, diretto da Emilio Ajovalasit e Preziosa Salatino: «Le tematiche di quest’anno sono le favole, il conflitto e le meraviglie» spiega Isabella Tondo, coordinatrice del progetto. Numerose le scuole coinvolte: i licei scientifici Croce e Cannizzaro, il classico Umberto I e l’artistico Catalano. E ancora l’Università degli Studi di Palermo, l’Iiss Enrico Medi, il Dds Garzilli, l’Ics Politeama. Partecipa anche la Casa di reclusione Ucciardone. La scelta degli autori è significativa: «Erodoto narra le grandi guerre persiane, dunque lo scontro tra civiltà ma anche il racconto affascinante della diversità. Si cerca sempre un ponte tra letteratura e realtà contemporanea – prosegue Tondo -. La tecnica teatrale proposta, accanto alla classica messinscena, è quella del teatro dell’oppresso che annulla la distinzione tra attori e spettatori». Questi ultimi sono, infatti, chiamati in scena per proporre una soluzione ai conflitti rappresentati. «Allo stesso modo Esopo racconta la violenza, il potere e la prepotenza – dice ancora la coordinatrice -. I detenuti lo interpretano e lo riscrivono mettendo in gioco personali vissuti di sopraffazione o di desiderio di libertà e di riscatto. Infine Luciano racconta storie, come quella fantastica che porterà i bimbi delle elementari sulla luna, grazie anche alla loro libera interpretazione», chiarisce ancora Tondo.
Oggi c’è stato il debutto alle 18 a Ballarò, a piazzale Mongitore, con Erodoto. Si prosegue domani con lo stesso autore a Borgo Vecchio, nel piazzale della scuola Federico II in via Pier delle Vigne. Si riprenderà poi a giugno con le due date dell’11 e del 12: andranno in scena Esopo nel Teatro dell’Istituto Carcerario Ucciardone e Luciano a piazza Croce dei Vespri, di fronte alla Galleria d’Arte Moderna. «I classici tornano nelle piazze e nelle strade, luoghi nei quali un tempo erano narrati – spiega la coordinatrice -. Ritornano alla gente perché è per la gente che sono stati scritti, non per essere solamente studiati e analizzati in classe». Giunto ormai alla terza edizione, l’evento dimostra di essersi consolidato fra le tradizioni palermitane. Tondo ricorda le prime esperienze: «All’inizio c’era diffidenza, poi si iniziarono a notare le persiane che si aprivano a poco a poco, co la gente che sbirciava dalle fessure». I bambini sono da subito quelli più attratti dall’iniziativa. «Gli abitanti dei quartieri hanno iniziato a interagire e a prendere parte agli spettacoli».
Per i detenuti l’esperienza è ancora più forte secondo il racconto della coordinatrice: «Uno di loro, padre di tanti figli e già nonno a 35 anni ha scelto di interpretare Priamo. Mi disse che questa storia di Achille e di Ettore l’avrebbe raccontata ai suoi nipoti». Durante le lezioni che si tengono in carcere, si affrontano i temi scelti di anno in anno, come l’onore, la famiglia, la violenza. «I classici sono un pretesto per intercettare i loro codici culturali e cercare di provocare riflessioni e magari reazioni diverse – conclude Tondo -. Uno di loro di recente mi ha anche scritto una lettera molto bella in cui parla di come la sua vita sia cambiata grazie al teatro e all’opera straordinaria che Preziosa Salatino conduce con loro. Scrive di humanitas e di come, ssecondo lui, non ci siano uomini cattivi ma uomini tristi che non conoscono la bellezza dell’esistenza».
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