«Polizia, chi ti ha insegnato a leggere?». Questa una delle scritte che è possibile leggere sui muri di Città del Messico in questi giorni, quando i contrasti tra polizia e manifestanti si sono fatti più accesi. Nella grande capitale americana è in atto una protesta dei maestri di scuola, che va avanti ormai da quattro mesi: dicono no alla riforma scolastica di stampo neoliberista, che metterebbe in pericolo le pensioni e soprattutto renderebbe più facili i licenziamenti. La nuova riforma assimilerà la loro attività lavorativa a quella di un qualunque soggetto amministrativo: chi rifiuterà o non supererà delle valutazioni periodiche, potrà essere licenziato in tronco. Il governo di Pena Nieto, sostenuto da una coalizione bipartisan e dopo aver tentennato in questi mesi di proteste, ha infine ottenuto il voto favorevole nel Congresso lo scorso 5 settembre. Accanto alla riforma scolastica, il parlamento messicano ha in programma in questi giorni il voto su alcune importanti riforme in campo energetico, come la privatizzazione dei giacimenti di petrolio, e una riforma fiscale con aumento delle imposte dirette.
«In questi giorni la polizia si è organizzata bene per contrastare i manifestanti. Tanto che qualcuno sostiene che nemmeno per contrastare i narcos ci sia mai stata una simile forza in campo», racconta a CTzen Flavio Garozzo, in arte Andrew Fly, musicista e artista di San Giovanni la Punta che da un anno si è trasferito in Messico. Dove ha iniziato a seguire attentamente gli avvenimenti locali. E Garozzo ha le idee ben chiare sul perché di questo rinnovato contrasto ai manifestanti: «Lunedì 16 settembre ci sarà la cerimonia del Grido del presidente, dove in piazza verranno pronunciate le parole Viva México, in ricordo dell’indipendenza».
Flavio ha anche fatto un reportage video delle vicende, nella zona del Distrito Federal, intervistando Maria Teresa Flores, che da 27 anni lavora come maestra. «La riforma è contro i nostri diritti di lavoratori, alla pensione – spiega la donna nel video -, e la valutazione è avvenuta finora ogni anno. Siamo il sindacato di maestri più grande di tutta l’America latina e alla nostra protesta si sono uniti anche gli elettricisti», conclude la maestra.
[Immagini di Flavio Garozzo/Andrew Fly]
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