Cinque volte Williams. Che cinquina per Serena!

di Roberto Salerno

La quinta vittoria della più giovane delle Williams riaprirà l’annoso dibattito sul reale valore del tennis femminile. Che una tennista part-time, come ormai è da qualche anno Serena, ogni tanto si faccia vedere nel circuito e vinca non solo il più prestigioso torneo dell’anno, ma batta tranquillamente le prime della classifica mondiale non è una bella pubblicità per un sport iperprofessionistico come il tennis.

Anche la finale di ieri è stata per larghi tratti imbarazzante, perché ci sono stati momenti in cui la differenza del peso della palla tra le due sembrava quella che c’è tra uno junior e un professionista. E la Williams non giocava contro una che era arrivata casualmente in finale, ma contro la numero 3 del mondo che, nel caso avesse vinto, sarebbe diventata addirittura la numero 1.

Ebbene con un’avversaria di cotanta nobiltà il primo set è stato uno strazio e un po’ inteneriva un po’ faceva rabbia la povera Radwanska, letteralmente sommersa dallo strapotere fisico della rivale. Per fortuna alla fine del primo set un po’ di provvidenziale pioggerellina ha interrotto quel ciclone e alla ripresa la partita, se non proprio equilibrata, ha almeno smesso i panni dell’esecuzione per trasformarsi in un normale incontro di tennis.

Ma quando sul 6/1 4/2 già si sfogliavano gli almanacchi per vedere quante volte a Wimbledon una finalista aveva raccolto meno games, il match ha avuto un sussulto. La Williams ha cominciato a sbagliare colpi non particolarmente complicati e la ragnatela della Radwanska, fino a lì inefficace, cominciava a produrre qualche effetto. Ma più che la crescita della polacca era un passaggio a vuoto dell’americana a riaprire la partita.

Ceduto il servizio con un inutile dritto a metà della rete, la Williams perdeva ci stava un po’ nel tornare a raccapezzarsi, giusto il tempo però di cedere un’altra volta il servizio e con esso il secondo set. Così, dopo che la Radwanska riusciva a tenere il primo servizio del terzo set si concretizzava una vicenda che aveva del paradossale: la giocatrice nettamente più forte era addirittura in svantaggio!

Nel gioco successivo Serena a messo 4 aces 4 e lì forse la polacca ha detto addio all’idea del risultato clamoroso; riusciva ancora a salvare due palle break nel gioco successivo ma poi Serena straripava lasciando solo le briciole all’avversaria e rilanciandosi nella sua corsa ai record della Navratilova e della Graf.

Chissà come fischiano le orecchie all’Azarenka, nuova numero 1 del mondo secondo il computer e qui battuta in due set da Serena…

Ma oggi il giorno della storia. Al cospetto, si dice, di nientemeno che Elisabetta II, Roger Federer – chi altri, se non il Re? – e Andy Murray giocheranno la finale più attesa forse dai tempi di Rafter-Ivanisevic. Un britannico cercherà, dopo qualcosina come 78 anni, di vincere il torneo di Wimbledon. Purtroppo per lui di fronte avrà il più serio candidato al titolo di più grande tennista di tutti i tempi, alla ricerca del suo settimo Wimbledon e della vetta del ranking.

Come sempre da circa 10 anni a questa parte, se lo svizzero trova una giornata da Federer la povera Elisabetta dovrà consolare i suoi sudditi. Ma il Federer di questi due anni, pur grandissimo, non è più quello che fece dire ad Isner “se il tennis fosse una religione Federer sarebbe Dio” e questo lascia qualche margine a Murray, che in fondo è alla sua quarta finale slam e prima o poi dovrà pur decidersi a vincerne una. L’impressione è che se giocano entrambi come in semifinale vince Federer.

Wimbledon, FInale singolare femminile: S. Williams b. Radwanska 6/1 5/7 6/2

Foto di Serene Williams tratta da tennisworlditalia.com

Roberto Salerno

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