Quattro appuntamenti per discutere, informare e sensibilizzare sul tema del carcere. Una realtà poco conosciuta, considerata il «grande rimosso» dalla società civile e dai media, su cui si proverà a ragionare nel corso di Cinema segre(ga)to, una rassegna curata da Alessandro De Filippo, docente di Storia e critica del cinema al Dipartimento di Science umanistiche dell’Università di Catania. Tra proiezioni di documentari e materiale video, confronti e testimonianze di chi nelle carceri ci entra ogni giorno, a contatto con i detenuti e con il personale. «Il 95 per cento delle persone che stanno fuori non ha idea di quello che succede all’interno delle carceri», puntualizza il docente, che nel 2004 ha cominciato a lavorare nell’istituto di massima sicurezza di Bicocca come insegnate di lettere e oggi vi tiene laboratori e corsi Pon. «Per chi non ha avuto esperienze dirette perché ad esempio è parente di detenuti, di agenti o di operatori – precisa – si tratta di un mondo coperto da una coltre di nebbia».
La rassegna, giunta alla sua seconda edizione, prende il via dall’esperienza dell’avvocato Vito Pirrone, collaboratore della Commissione del Senato per i diritti umani, che da tre anni porta avanti insieme a De Filippo un’opera di sensibilizzazione sul tema della prigione. E nasce dal bisogno di fare luce ed informare su quello che succede oltre i cancelli, focalizzandosi soprattutto sulle condizioni dei detenuti. «Il carcere – spiega il docente – è il grande rimosso dalla gente e dai mass media, che ne parlano solo in rapporto a casi di sovraffollamento e di suicidi, fenomeni che tra l’altro sono strettamente legati tra loro». Sottovaluntando, invece, l’aspetto psicologico. «Nessuno sa che, ad esempio, quasi la totalità dei reclusi assume massivamente psicofarmaci», racconta il docente. Un’abitudine diffusa principalmente negli istituti di massima sicurezza, come Bicocca, «in cui sono rinchiusi i condannati per associazione mafiosa e a delinquere di stampo mafioso», ma anche nelle case circondariali ordinarie, come piazza Lanza. E che non riguarda solo i carcerati, ma «anche gli agenti penitenziari», sottolinea il curatore. «Disagio e sofferenza ci sono da entrambe le parti», spiega.
Per raccontare questo «mondo in sofferenza» e portarlo alla conoscenza della società civile, bisogna «superare la rimozione collettiva attraverso le testimonianze degli operatori che ogni giorno entrano in contatto con questa realtà», precisa De Filippo. Spostando l’attenzione su una delle emergenze etiche della società: il «diritto dei cattivi». «È importante difendere il diritto dei cattivi se vogliamo considerarci civili», sottolinea il curatore, riportando un’affermazione del senatore Roberto Centaro, vice presidente della Commissione Giustizia. Bisogna tornare a ragionare sulla funzione della pena: «come stabilisce l’articolo 27, deve essere rieducativa, ma in queste condizioni il sistema carcerario italiano non lo garantisce: che riabilitazione ci può essere stando rinchiusi in una cella di tre metri per quattro?», si chiede De Filippo. «Nessuno dice che il condannato non debba scontare la sua pena – continua – purché sia riabilitativa a livello educativo e sociale». La strada da seguire, secondo il docente, si trova nella scuola e nel lavoro, per permettere ai detenuti un più facile reinserimento nella società da persone oneste. In Italia, invece, «abbiamo un livello di recidiva del 65 per cento, il peggiore in Europa».
Un «cortocircuito etico» a cui si tenterà di dare voce attraverso il cinema. Il primo appuntamento della rassegna, in programma per oggi pomeriggio alle 16.30 al Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, è con Maschera, una raccolta di materiale video realizzata dallo stesso De Filippo all’interno del carcere di massima sicurezza di Bicocca. «Mi hanno concesso di entrare con una telecamera durante i laboratori di espressione corporea condotti da Carmela Cosentino, docente di Scienze sociali», racconta il regista. Una collezione di immagini e di episodi, con lo scopo appunto di ragionare sulla funzione riabilitativa della pena e sull’aspetto umano del carcere. «Un giorno abbiamo riempito una stanza con 500 palloncini colorati – racconta De Filippo – e al solo vederli alcuni detenuti di un certo peso, incarcerati per reati molto gravi, sono tornati ad essere bambini di cinque anni e ci hanno detto: “Noi questi colori non li vediamo più”». Questa, insieme a tante altre esperienze, sono racchiuse in un lavoro che «non è ancora un documentario – sottolinea il docente – perché non ha una storia compiuta, ma è più una documentazione video che ho voluto condividere perché restituisce testimonianze e dà voce alle persone».
Alla proiezione di Maschera seguirà un confronto a cui prenderanno parte Giovanni Rizza, direttore della casa circondariale di Bicocca, Maurizio Battaglia, responsabile Area educativa di Bicocca, insieme a Carmela Cosentino, volontaria dell’associazione Ali del silenzio e docente di Pedagogia al dipartimento di Scienze politiche e sociali. Ma non finisce qui: sono altri tre gli appuntamenti in programma per Cinema segre(ga)to, tutti fissati alle 16.30 sempre al Coro di notte. Lunedì 17 giugno si farà una pausa dalla proiezioni e sarà la volta di conferenza di Vito Pirrone sul tema Carcere: previsione normativa e realtà detentiva. Venerdì 21 giugno di nuovo spazio al cinema con la proiezione di Buffalo 66, pellicola di Vincent Gallo che affronta l’argomento del «rientro dei detenuti in società», spiega De Filippo, e a cui interverrà il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta. Venerdì 28 giugno, infine, sarà proiettato Lintervallo di Leonardo Di Costanzo, incentrato «sull’immaginario del carcere e il rapporto tra chi detiente e chi è detenuto», spiega il curatore. Introduce Ivano Mistretta, critico cinematografico e studioso di tecniche del linguaggio cinematografico. A commentare sarà invece Carlo Monteleone, psichiatra Area trattamentale di Bicocca.
[Foto di publik15]
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