C’è anche il Sarah, storica sala hard di via Sangiuliano, tra i sei cinema porno sequestrati ieri tra Milano, Mestre, Genova e Catania perché, secondo quanto emerso da un’inchiesta coordinata della procura milanese, al loro interno si sarebbero svolte «prestazioni sessuali a pagamento offerte da persone di sesso maschile (omosessuali, transessuali, ragazzi di giovane età anche minorenni)» agli uomini presenti. Locali destinati alle proiezioni gestiti come case di tolleranza gay, secondo l’accusa, in cui i clienti, «con il pretesto della visione cinematografica, potevano usufruire di tali prestazioni pagando il solo biglietto per la visione del film e permanere ininterrottamente nella sala», si legge nell’imputazione. In tre sono finiti in manette: si tratta di Salvatore Di Liberto, Salvatore Germanà e Giuseppe Santo Lanzafame, figura conosciuta nel mondo dei cinema catanesi e gestore di diverse sale nel capoluogo etneo e non solo. Altri 20, invece, gli indagati. Al centro dell’inchiesta i reati di favoreggiamento della prostituzione anche minorile e di associazione per delinquere.
Un provvedimento che ha portato ad apporre i sigilli anche ad una tra le sale hard più conosciute della città etnea, nonché tra le prime ad ospitare le proiezioni pornografiche in città negli anni ’70. Ma che non è stata sempre un cinema porno e che vanta un passato di prestigio. «Il Sarah – spiega Alberto Surrentino, cinefilo e gestore del cinema King, (tra le sale etnee di proprietà di Lanzafame) – è il più antico di Catania a livello di struttura». Con una storia lunga quasi 130 anni. «Fu fondato nel 1887 – continua Surrentino – e allora si chiamava teatro Principe di Napoli e proponeva spettacoli teatrali di prosa». Negli anni ’20 cambiò il nome in Vittorio Emanuele «divenendo un cinema varietà, ibrido molto diffuso all’epoca, in cui si alternava una programmazione cinematografica non continuativa a spettacoli di varietà». Intorno agli anni ’30, poi, «prese il nome di Alhambra, senza però modificare la sua programmazione», fino al ’53, quando «si trasforma in Sarah e si dedica esclusivamente alle proiezioni di film».
Durante gli anni d’oro, il Sarah «era un ottimo cinema, di prima visione – sottolinea Surrentino – Una sala sì di quartiere, ma con una buona programmazione». Però il suo prestigio durò fino alle fine degli anni ’60, quando il locale di via di Sangiuliano – insieme a tutti gli altri cinema di San Berillo, ex quartiere a luci rosse etneo – subì la decadenza e il degrado della zona, causati dalla chiusura delle case di tolleranza, imposta dalla legge Merlin. E fu costretto a convertirsi gradualmente in un cinema di serie b.
«Durante la prima metà degli Anni 70, tra il ’73 e il ’75, il Sarah proponeva già film vietati», racconta l’esperto. Proiezioni «per adulti alla ricerca di emozioni forti, prevalentemente erotiche, ma anche altre “novità”, come i primi horror splatter», spiega. Insieme all’introduzione, sempre più massiccia, dei precursori dell’hard: «film erotici con insert pornografici». Ma fu tra il ’76 e il ’77, con l’uscita nelle sale di Gola profonda e l’arrivo ufficiale del porno in Italia, che la sala di via di Sangiuliano si guadagnò il primato di «primo cinema catanese, insieme al Sangiorgi, a convertirsi esclusivamente in porno». Anche se all’epoca la concezione dell’hard era diversa rispetto ad oggi. «Lo switch fu graduale – continua Surrentino – Negli anni 70 la distinzione era sfumata e il porno non si identifica subito». Allora, infatti, la pornografia non si conosceva come adesso e per l’opinione pubblica si trattava di un genere come un altro. «Era normale vedere sui tamburini dei giornali la programmazione “normale”, per famiglie, insieme a quella porno. Non si scandalizzava nessuno».
Prima della recente chiusura per motivi giudiziari, il Sarah era uno dei pochi cinema porno rimasto in città. E oggi, del prestigio che si era guadagnato fino a cinquant’anni fa, rimane solo il ricordo. «Adesso è ridotto ai minimi termini, ma era uno dei cinema più belli di Catania – sottolinea Surrentino – Ha una grande tribuna ed è ospitato da uno stabile molto interessante dal punto di vista architettonico». Ma 30 anni di pornografia lo hanno portato alla decadenza, senza possibilità di tornare indietro. «Negli anni ’80, quando parte del quartiere fu riqualificata, per il Sarah era ormai troppo tardi – continua l’esperto – Aveva alle spalle già dieci anni di porno, genere tra l’altro molto remunerativo». Ma nonostante tutto, Surrentino non ha dubbi: «il Sarah è stata una sala importante per la città e avrebbe di certo meritato una sorte migliore».
[Foto di mick62 e Alberto Surrentino]
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