Cinema: come si fa

“Mi fa piacere notare che a Catania, e più in generale in tutta Italia, c’è un grande fermento, una grande voglia di fare cinema, soprattutto da parte dei giovani. Per questo sono più che contento di questo incontro”. Queste le prime parole di Dino Giarrusso, giunto lunedì pomeriggio al Medialab di piazza Dante a parlarci di un altro dei “mestieri del cinema”, quello di aiuto regista, in un periodo –ci racconta– che non è dei migliori per il cinema italiano.

Si comincia con gli spezzoni tratti da “Blow up” di Michelangelo Antonioni e da “Manhattan” di Woody Allen: due approcci diversi al mondo delle immagini in movimento, due maestri del cinema che “mostrano” e “ci parlano” in modo diverso. Solo tre minuti per film, ma sono sufficienti per suscitare tutta una serie di interrogativi che offrono non pochi spunti al nostro incontro-dialogo. Quante idee, quanto lavoro, quanta gente c’è dietro ogni fotogramma? Quanta preparazione preliminare? Quanto tempo? Quanto denaro? “Dobbiamo partire dal presupposto che fare cinema, con tutta la buona volontà di questo mondo, comporta dei costi, un dispendio di risorse” afferma Dino. I produttori, quindi, sono indispensabili per la riuscita di ogni piccolo dettaglio. “Io ho avuto molta fortuna” ammette “Ho realizzato un unico corto in tutta la mia vita, e alla proiezione di quel corto era presente Ettore Scola, che l’ha notato e poi mi ha contattato offrendomi un lavoro al suo fianco. È vero, se non hai fortuna o non sei parente di qualcuno che conta, è difficile riuscire subito in qualcosa di importante. Ma io credo che la fortuna vada aiutata. Perciò, e questo lo dico ai ragazzi che sono presenti qui stasera, l’unica soluzione è fare, fare e fare. Scrivere, provare, rompere le scatole a qualcuno che potrebbe darvi una mano. Da qualche parte bisogna pur cominciare”.

Dal set alla sala, ci insegna Dino, il film passa attraverso mille difficoltà, soprattutto di carattere economico: guai a sprecare anche solo un’ora di riprese, ché la produzione ti sta col fiato sul collo ed ha il potere di stroncarti la carriera al minimo errore. Bisogna contrattare su ogni più piccolo dettaglio, scendere a compromessi spesso e volentieri, litigare con la pioggia che ti impedisce di girare all’aperto… È sicuramente un lavoro d’equipe, quello che sta dietro a una qualsiasi produzione cinematografica. Ma è sull’aiuto regista, questa figura polivalente e forse a volte sottovaluta, che grava il peso del lavoro di tutti, delle sbavature impercettibili e dei grandi errori che costano milioni, dell’atmosfera di delusione e d’incertezza quando non si riesce a girare e tutti, dal primo costumista all’ultimo truccatore, sanno che se il produttore si spazientisce va tutto a rotoli. Senza appello.

Una breve rassegna delle tecniche e dei compiti dell’aiuto regista, ma non solo: Dino ci racconta dei comportamenti, dei trucchi e delle gerarchie di un mondo tanto luminoso e allettante quanto oscuro e insidioso. E impariamo che non tutti si muovono nella stessa direzione, per il bene del film. Che non tutti (quasi nessuno, in realtà) sono sinceri come ci si aspetterebbe. Non tutti sono disposti a insegnarla, questa tormentata settima arte. Non tutti (probabilmente nessuno) i produttori attivi oggi sono così aperti e fiduciosi da finanziare il progetto di un regista alle prime armi, è questo il problema più spinoso del cinema italiano degli ultimi anni. E allora? Abbandoniamo ogni tentativo e lasciamo fare ai registi già navigati? No. Deporre le armi no. Imparare dai “più grandi”, quello sì. “Nel mondo del cinema c’è un sacco di gente che evita tranquillamente di dire la verità sul proprio mestiere, perché dove girano tanti soldi si dicono anche tante bugie. Ma Danilo Donati” confessa Dino “è uno dei pochi a dire le cose come stanno. Una volta, durante un’intervista ammise che l’unico metodo veramente efficace per imparare il cinema è vederlo fare, stare sui set e ‘rubare’ un segreto alla volta”. E allora, o futuri film-makers d’Italia, armatevi di pazienza e di un sacco bello capiente: il cinema del terzo millennio vi aspetta.

Noemi Coppola

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