Cimino: “Dove si investe la raccolta bancaria siciliana?”

“Come sostiene Marco Onado sul Sole 24 ore: le banche non hanno mai ottenuto liquidità a condizioni cosi vantaggiose e in quantità illimitate, ma le imprese, soprattutto quelle piccole e medie non hanno mai avuto credito in misura cosi scarsa e a tassi cosi penalizzanti”. Lo ha dichiarato ieri  il deputato regionale di Voce Siciliana, Michele Cimino

“Ritengo, aggiunge l’on. Cimino, che il Presidente Crocetta debba attivare con la commissione bilancio un mandato d’inchiesta e di indagine per verificare quanto del raccolto in Sicilia dal sistema bancario viene investito”

Marco Onado  sul Sole 24 Ore  (5 Maggio 2013) ha anche scritto  “Nell’indagine trimestrale sul credito, la liquidità è sparita dall’elenco dei fattori che frenano l’offerta di prestiti. Infatti, le banche continuano a tenere un ammontare enorme di liquidità inattiva (800 miliardi di Euro), in aumento rispetto a giugno scorso, nonostante abbiano ripagato più di un quarto dei crediti che avevano ottenuto a quella data”.

Il problema dunque, oggi, non è la mancanza di soldi nelle banche, ma la riluttanza delle stesse a prestare alle imprese e alle famiglie. In Sicilia, inoltre, le banche investono ancora meno, probabilmente drenando liquidità a favore di altre regioni o di altri Paesi.

Da qui la proposta dell’on. Cimino al presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, di controllare se questa ipotesi è vera, innanzitutto. Ed eventualmente procedere con politiche regionali riguardanti il credito che possano invertire la tendenza.

L’articolo di Onado è stato scritto a seguito della decisione della Banca Centrale Europea (BCE, diretta da Draghi) di abbassare finalmente i tassi di riferimento. Una decisione che in questo giornale abbiamo caldeggiato da molti mesi e che appare molto tardiva rispetto alle evidenti esigenze europee, e soprattutto delle imprese e delle famiglie della “periferia d’Europa” come la Sicilia. Infatti, Onadi ha anche scritto, nello stesso articolo: “La Bce ha tenuto fede alla sua promessa di «fare tutto il necessario» per salvare l’euro, ma appare adesso gravemente lacerata di fronte alla necessità di fare altrettanto per i problemi delle imprese. Gli immancabili falchi tedeschi hanno dichiarato che non compete alle banche centrali di riparare un meccanismo di trasmissione della politica monetaria che non funziona: una tesi quanto meno bizzarra: è come sostenere che l’azienda dell’acqua si deve preoccupare che il prezioso liquido entri nelle condotte, ma non che sgorghi quando gli utenti aprono il rubinetto.”

A parte l’opzione dell’uscita dall’Euro per incominciare a risolvere i problemi dell’economia italiana e segnatamente siciliana, tesi sostenuta da molti economisti di chiara fama e dalla nota economista Loretta Napoleoni, appare sempre più evidente che l’azione della BCE nel gestire l’Euro sia stata , e sia ancora, succube, almeno in parte, di quelli che lo stesso Onadi definisce “falchi tedeschi”.

L’Euro, come da noi ribadito più volte, appare sempre più come una moneta sopravvalutata, soprattutto rispetto ad altre monete di riferimento mondiali (dollaro Usa e Yuan cinese). Ciò  è il risultato della questionabile politica monetaria della BCE, fin dai tempi del predecessore di Draghi, il francese Trichet. L’eccessivo valore dell’Euro (1.3 sul dollaro) permette di esportare solo alle economie forti dell’Europa (Germania in primis) relegando le economie meno forti, come quella greca, siciliana, spagnola e portoghese, nel limbo del circolo vizioso recessivo e in balia della speculazione a breve termine.

 

Nelle foto: 1 Michele Cimino, 2 Marco Onado (tratta da www.ilsussidiario.it) e la “Euro Tower”, sede della BCE a Francoforte sul Meno in Germania (tratta da Wikipedia).

 

Gabriele Bonafede

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