Oggi, lunedì 3 settembre, una trentina di studenti e studentesse universitari del Coordinamento universitario hanno fatto irruzione di prima mattina nello spiazzale antistante le Ciminiere, lo spazio che a partire da oggi sarà utilizzato per ospitare i test d’ingresso per le facoltà a numero chiuso della nostra città. Il loro scopo lo dichiarano a gran voce, con tanto di megafono e striscione. «Il numero chiuso rappresenta una negazione del diritto allo studio, costringe gli studenti a iscriversi a corsi a pagamento se vogliono superare un esame che per di più non misura le reali competenze delle persone, ma segue logiche inaccessibili e genera solo competizione e ansia tra gli studenti che si apprestano ad affrontare la nuova vita universitaria».
Sara approfondisce l’argomento: «La spesa per i test d’ingresso, sommata a quella per i libri, per le tasse universitarie e per l’affitto per i fuori sede, pesano soprattutto su chi ha redditi medio-bassi, e poco su chi viene da famiglie agiate. Si tratta di un dispiego di forze psicologiche, fisiche ed economiche difficili da sostenere». Altri dichiarano: «Quello dei test d’ammissione è un sistema controproducente e pericoloso. Infatti il numero dei posti disponibili nei vari dipartimenti è eccessivamente limitato e iper escludente, all’interno di un Paese, l’Italia, che è al primo posto nelle classifiche internazionali per tasso di dispersione ed abbandono scolastico».
La questione non finisce qui. «Gli studenti, in un momento critico come quello dell’approccio al nuovo mondo universitario, mancano di riferimenti riguardo al programma su cui prepararsi e si ritrovano costretti a ipotecare il proprio futuro di fronte a delle scelte multiple da compilare in pochi minuti. È più una questione di fortuna. Questo genera ansia e voglia di sopraffazione sulle persone che si ritrovano a compilare quegli stessi fogli accanto a te».
Concludono con qualche dato: «Questa mobilitazione vuole attaccare il business di milioni di euro che si cela dietro i test d’ammissione (solo quello di Medicina ha prodotto un giro di 4,5 milioni di euro). Fondi che l’Italia investe per chiudere le porte del diritto allo studio, ma che potrebbero essere utilizzati per migliorare le qualità delle nostre università: in rapporto al Pil l’Italia è infatti l’ultima tra i Paesi europei a spendere per la formazione. Quanto guadagnano le università italiane con i test di Medicina? Diversi milioni di euro. Tasse che vengono gestite in maniera del tutto autonoma dalle singole università, che ricevono entrate multiple nel momento in cui quasi tutti gli studenti, non avendo la certezza di superare il test per la facoltà desiderata, tentano la sorte in diverse sedi, arrivando a spendere somme ingenti, che si traducono in beffa di fronte al non superamento del test. Dietro a questo sistema si cela un giro di affari enorme, tra manuali e corsi di preparazione si parlerebbe di cifre che vanno dagli 800 ai 4.200 euro per ogni singolo studente. Il numero chiuso è per noi uno strumento di arricchimento per le aziende e le agenzie private che vi gravitano attorno e non tutela il diritto allo studio che dovrebbe essere garantito a tutti e tutte».
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