Una giornata per rendere i cittadini più responsabili e solidali, attraverso l’apprendimento civico non formale. E’ questo il Catania civica fest, l’evento dedicato alla responsabilità civile organizzato dallassociazione culturale Durden, con il patrocinio dellassessorato allo Sport del comune di Catania e dellAgenzia nazionale giovani, all’interno del più ampio progetto Solidarity among young. Dalle 9.30 fino a sera, nei locali del centro fieristico Le Ciminiere di viale Africa, sono stati ospitati cinque itinerari sulla responsabilità culturale, la responsabilità alimentare, quella civica, sportiva e stradale, per fornire «un modello di vita alternativo a quello che oggi si presenta alla maggior parte dei giovani che vivono in una città carente di centri di aggregazione giovanili e di contrasto delle devianze», spiegano gli organizzatori in una nota.
Per attirare l’attenzione e la curiosità degli utenti ogni percorso è stato accompagnato da mostre, proiezioni, spettacoli. «Un lato ludico che abbiamo voluto sottolineare con la parola fest nel titolo che richiama anche la parola festival», dice il presidente dell’associazione Durden Gaetano Fatuzzo, responsabile del centro sociale di estrema destra Spazio libero Cervantes all’interno del quale nasce l’associazione. Un festival che sperano di ripetere negli anni a venire.
La possibilità di nuove edizioni sembra molto probabile, visto il sostegno che ha incontrato l’iniziativa, lodata dall’assessore allo Sport Orazio Vaccaro e patrocinata dal Comune. «Un patrocinio gratuito», dichiara Fatuzzo. Tanto che per l’utilizzo dei locali nella sede di proprietà della Provincia di Catania, l’associazione ha dovuto pagare di tasca propria. «Abbiamo cercato il patrocinio della provincia con la speranza che si traducesse nella concessione gratuita della sede dell’evento, ma non è stato possibile», spiega il presidente. «Non per mancanze particolari, ma per difficoltà burocratiche generate dalle dimissioni del presidente Castiglione», aggiunge il responsabile dell’organizzazione dell’evento Marco Granata. Quanto è costato all’associazione – che si autosostiene come la maggior parte delle associazioni – l’affitto per un’intera giornata delle sale del Centro fieristico di proprietà della Provincia non è dato sapere. Dice di non essere a conoscenza delle cifre Fatuzzo «perché non si è occupato direttamente della questione», e afferma di non saperlo anche il responsabile da lui indicato come la persona a cui chiedere i numeri, lo stesso Granata. Che ha aggiunto: «Credo abbia senso e sia più importante parlare dei contenuti invece che del costo dell’iniziativa».
I temi interessanti non sono mancati. All’interno della giornata sono stati organizzati due dibattiti, uno su Imprenditoria e legalità e l’altro su Solidarietà e volontariato. Oltre al volontariato con il coinvolgimento di diverse onlus impegnate nel territorio, si è dato spazio anche allo sport, «strumento indispensabile per l’educazione alla vita e la formazione», secondo gli organizzatori.
Tra le associazioni coinvolte mancano, però, nomi importanti di associazioni impegnate tutti i giorni sul territorio per responsabilizzare attraverso il volontariato i cittadini su temi come la legalità e lo sport come mezzo di crescita sociale e civile. Come Addiopizzo Catania e i Briganti rugby. «Tra le associazioni antiracket abbiamo scelto quella della Confcommercio, perché volevamo porre l’accento sugli imprenditori», spiega Granata. La domanda sull’assenza dei Briganti è scontata: dal 2006 si battono per togliere dalla strada attraverso lo sport i bambini di Librino e da qualche mese hanno restituito alla città e a uno dei suoi quartieri più disagiati il campo sportivo comunale San Teodoro, da anni lasciato all’incuria dei vandali e del tempo. Come mai non sono stati invitati a dare la loro testimonianza? «La domanda è un po’ tendenziosa», commenta Fatuzzo, prima di spiegare che non li hanno contattati perché hanno «optato per l’associazione nata da meno tempo nella provincia di Catania, l’Acireale rugby».
I Briganti hanno saputo dell’evento tramite la stampa. «Ci fa piacere che sia stato coinvolto l’Acireale, perché bisogna dare spazio alle associazioni giovani – afferma Piero Mancuso, uno dei fondatori dell’associazione sportiva di Librino – Non capisco però il collegamento con il lavoro sul territorio attraverso lo sport, proprio perché la società è troppo di recente costituzione per avere esperienza in merito». Per loro, afferma, «non c’è nessun problema, ma sarebbe stato doveroso da parte degli organizzatori sondare il nostro interesse. E – aggiunge – ci avrebbe fatto piacere se ci avessero chiamato perché noi abbiamo una storia da raccontare, e apriamo la nostra esperienza a tutti andando oltre le ideologie».
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