A ieri sera, 4 maggio, i lavoratori siciliani ad aver ricevuto la cassa integrazione in deroga sono 1254. Gli altri 138mila circa che ne hanno fatto richiesta aspettano. E da due mesi sono senza stipendio. I numeri arrivano dall’ultimo aggiornamento dell’Inps. Sempre secondo il bollettino, la Regione ha inviato all’Inps 4526 pratiche (su un totale di 39mila imprese) e la stessa Inps ne ha autorizzate 3892. Di queste, però, solo 529 sono state già pagate per un totale, come detto, di 1254 lavoratori.
Questi i freddi numeri a cui se ne aggiunge un altro. Dagli uffici della Regione filtra che a metà giornata di oggi, 5 maggio, le pratiche istruite dai centri per l’impiego sono circa 15mila. Cioè quasi quattro volte quelle arrivate all’Inps. Questi dati ci dicono che continua a esserci un ritardo inaccettabile nel passaggio dei documenti dalla Regione all’ente di previdenza nazionale a cui poi spetta il pagamento. E questo è dovuto a una piattaforma informatica messa in piedi dall’assessorato regionale al Lavoro inadeguata e con un sistema farraginoso. Allo stesso tempo, l’Inps ha finora pagato solo 529 imprese ma ha in pancia documentazione completa per 3892.
Nel frattempo a tenere banco sono le dichiarazioni del direttore generale del dipartimento Lavoro Giovanni Vindigni a Repubblica. «Al tavolo – ha affermato – i sindacati mi hanno chiesto di riconoscere ai dipendenti un bonus di dieci euro per ogni pratica analizzata». In questi termini, la richiesta è sembrata da più parti fuori luogo e inaccettabile. «È vergognoso, una speculazione», tuonano contro i sindacati i deputati regionali del Movimento 5 stelle.
Stando a quanto ricostruito da MeridioNews, la richiesta di un bonus di dieci euro per ogni pratica esitata arriva a seguito di un’analisi della situazione nei centri per l’impiego. L’assessore regionale Antonio Scavone nei giorni scorsi aveva annunciato il ritorno negli uffici dei dipendenti (circa 140 in tutta la Sicilia) impegnati nelle pratiche per la Cig in deroga. In realtà, così non è stato. Il personale è rimasto a casa, lavorando però sia nei giorni festivi che, in diversi casi, anche di notte per completare le pratiche. Molte ore di straordinario pagate in più, come da contratto.
Ma in questo caso lo straordinario, a detta di molti dipendenti e sindacati, non è lo strumento adatto in quanto considerato «iniquo». Non garantisce lo stesso importo a tutti i dipendenti (un operatore di fascia B prende 7 euro l’ora, un funzionario di fascia D ne prende 20) e non si basa sulle performance. Semplicemente retribuisce il tempo in più lavorato. A prescindere dai risultati ottenuti. Ecco allora la controproposta dei sindacati: non pagare lo straordinario, ma le pratiche evase. Un bonus a progetto, possibilità prevista dall’ultimo contratto regionale dei dipendenti. Uno strumento considerato dagli stessi dipendenti più equo e davvero capace di premiare la produttività.
«Nessun dipendente ha chiesto niente – spiega in una dura nota la Cgil Funzione pubblica – men che meno soldi. Il lavoro agile è diventato una non stop, in molti casi anche notturna, finalizzata a produrre il massimo possibile.
La seconda verità è che l’amministrazione regionale ha messo a disposizione una piattaforma che solo a fine aprile ha cominciato a funzionare, che a tutt’oggi non è del tutto efficiente e che fa sì che i tempi di lavorazione delle istanze si allungano tra mille difficoltà. Di più di un mese di ritardo nella partenza, chi istituzionalmente ne porta la responsabilità dovrebbe ammettere l’errore e non continuare a scaricarla ancora e sempre sui propri dipendenti».
«La Fp Cgil – continua la nota – si è posta il problema, discutendo con l’amministrazione, di trovare il modo per destinare una parte delle risorse che sono già destinate alla produttività, a premiare meritocraticamente l’impegno prodotto in queste settimane. Precisiamo, nessun dipendente ha chiesto nulla, ma qualcuno deve avere il coraggio di dire che si stava tentando di mettere insieme due parole di cui tanti si riempiono la bocca in maniera astratta: performance e merito. Il nostro intento è quello di portare questi due termini dal limbo di astrattezza in cui orbitano, ad assumere significato e tangibilità».
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