Ciclabile al porto, parla il consulente del sindaco «Non si è presa alcuna decisione, tempi incerti»

Si chiama Vincenzo Condorelli, è ingegnere e consulente a titolo gratuito del sindaco Enzo Bianco dopo essere stato dal 1981 al 2008 dirigente comunale nei rami dell’Urbanistica, della Mobilità e dei Lavori Pubblici. È lui l’uomo che il primo cittadino ha ascoltato in una riunione con i vertici delle autorità presenti all’interno del porto di Catania, per capire la reale fattibilità di un percorso ciclabile che colleghi l’ingresso dello scalo che da sulla via Dusmet con i lidi del litorale della Playa. Un passo importante per la viabilità sostenibile della città di Catania, che però arriva dopo una nota, poi smentita dai fatti e dalla Guardia costiera, in cui l’amministrazione comunicava di aver già reso possibile l’attraversamento per gli amanti delle due ruote, dal 15 giugno al 15 settembre. Un annuncio preso alla lettera dagli attivisti del gruppo Ruote libere che sono però rimasti bloccati dal personale di vigilanza, messo in discussione anche dall’ammiraglio Nunzio Martello, che a MeridioNews aveva spiegato le difficoltà legate ai problemi di sicurezza dell’area. 

Criticità sollevate anche dall’ingegnere Condorelli che, tuttavia, pensa che l’opera sia effettivamente fattibile anche se, come ha dichiarato, è ancora «difficile l’individuazione di una data per la concreta realizzazione dei lavori». «Abbiamo fatto un sopralluogo con i tecnici dell‘autorità portuale e quelli militari e abbiamo visto che fare la pista, com’era previsto, è possibile – spiega il consulente a MeridioNews – Tuttavia per mettere il percorso in assoluta sicurezza sono necessari alcuni importanti lavori, perché si tratta di una zona in cui è continua la movimentazione di mezzi pesanti, come gru camion». Per potere realmente aprire la strada del cosiddetto molo vecchio, oggi sede della nuova darsena commerciale, stando alle parole dell’ingegnere «si devono eseguire alcuni interventi di delimitazione dell’area riservata ai ciclisti». Un’operazione forse troppo onerosa per le diverse autorità che devono prima mettersi d’accordo. Motivo per il quale il Comune starebbe pensando a una meno dispendiosa apertura parziale «che però non può esulare da alcune attività straordinarie di messa in sicurezza, in vista di un secondo momento in cui si dovranno anche realizzare manufatti, come cordoli e segnaletica», aggiunge Condorelli. 

Passaggi non proprio semplici che fanno prevedere un tempo ben diverso, e più esteso, da quello indicato da Palazzo degli elefanti. «Bisogna vedere se vale la pena fare un’apertura parziale, su un percorso diverso da quello pensato inizialmente, o conservare l’idea originale – continua Condorelli – Ma ancora è tutto in forse. Durante l’ultimo incontro non si sono prese decisioni, si è solo verificata la fattibilità di massima, perché è un’area che è stata adibita a tutt’altro fino a ieri». Il professionista scende poi nel dettaglio, chiarendo quali sono i passaggi che si potrebbero mettere in atto prima di parlare di una concreta apertura di quel varco alle biciclette. «Anche se sembra una struttura minimale, per metterla in sicurezza, un po’ di tempo ci vuole – chiarisce Condorelli –  In quella del lungomare, per esempio, dove tutto sommato l’asfalto già esisteva, se n’è andato via un bel po’ di tempo nonostante la realizzazione fosse abbastanza banale». 

«In questo caso – continua – si deve inventare il tragitto ex novo, ci sono tratti in pietra lavica, con basolato lavico disconnesso, e diverse decisioni da prendere su un tracciato che non è corto». Tra l’altro si starebbe pensando anche di creare il percorso vicino al mare e non, al contrario, al muraglione di separazione con il via Cristoforo Colombo. Una scelta bella però «più complicata perché ci sono più pericoli per gli attraversamenti dei mezzi commerciali e dei passeggeri delle navi», aggiunge il tecnico. Difficile, dunque, pensare a una data precisa. «Non riuscirei a dare un tempo, non so neanche che disponibilità economica c’è – aggiunge – se si può reperirla in tempi brevi. Anche se non sono opere faraoniche, in un momento di crisi, qualunque lavoro ha un suo costo e quindi è meglio studiarlo bene per non commettere errori o sprechi». 

Mattia S. Gangi

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