Dopo un anno di indagini la vicenda giudiziaria legata ai cosiddetti Grandi eventi e alle spese pazze del Ciapi di Palermo si riaccende con un accelerazione giudiziaria su politici e burocrati. Su questa storia sarà la magistratura – pubblici ministeri e, con molta probabilità, anche la giudicante – a pronunciarsi (vi abbiamo raccontato qui degli arresti di stamattina). A noi, in questa sede, interessa provare capire qual è stato – e quale continua ad essere, almeno nel turismo – il meccanismo amministrativo che sorregge questa barracca. E perché, alla fine, questo sistema arriva al mondo della politica.
Le due storie – quella del Ciapi di Palermo e quella dei Grandi eventi – sono diverse. In comune hanno i fondi pubblici. O meglio, unutilizzazione distorta del denaro pubblico.
Il Ciapi di Palermo si occupava di formazione professionale. Ma in questa storia la formazione non centra. Intanto va detto che parliamo di fondi regionali relativi ad Agenda 2000. Ovvero la Programmazione 2000-2006.
Linghippo che coinvolge il Ciapi di Palermo comincia quando il Governo regionale, retto allepoca da Totò Cuffaro, si ritrova tra le mani unintera Misura del Por Sicilia 2000-2006 per il cosiddetto apprendistato.
A questo punto, a prendere liniziativa è lAgenzia regionale per limpiego, oggi soppressa, in quegli anni diretta da Rino Lo Nigro che ne era, per lappunto, il dirigente generale. Lidea di affidare al Ciapi di Palermo la gestione di questa Misura del Por in house è del dirigente generale delallora Agenzia per limpiego, Lo Nigro.
La scelta di affidare in house 87 milioni di euro al Ciapi non passa inosservata. Avrebbero dovuto essere le opposizioni di centrosinistra, allArs, a sollevare la questione. Ma le opposizioni non proferiranno parola. Perché, come ora proveremo a raccontare, il centrosinistra, in questa storia, verrà coinvolto fino al collo.
Lo Nigro è un ex democristiano che, nei primi anni del 2000 fa parte del sistema di ex democristiani del quale Cuffaro era il leader. Ed ex democristiani erano anche Francesco Riggio e Gaspare Vitrano. Questultimo, però, aveva opetato per il centrosinistra, del quale è stato parlamentare regionale fino alla scorsa legislatura.
Va detto, per correttezza, che non tutto il mondo politico siciliano era daccordo sulla scelta dellaffidamento in house della Misura del Por Sicilia 2000-2006. Alcuni componenti della Commissione regionale per lìmpiego – due in particolare – manifestavano dubbi. Il primo a manifestare perplessità era Fabio Virdi, designato, nella Commissione regionale per limpiego, dallUnione regionale delle province siciliane. Il secondo a manifestare dubbi era Giuseppe Glorioso, designato – sempre nella Commissione regionale per limpiego – dalla Cna siciliana.
Loperazione Ciapi di Palermo, come si può notare, era di natura fortemente consociativa, visto che coinvolgeva, allegramente, centrodestra e centrosinistra. Gli unici due bastian contrari erano Virdi e Glorioso.
Quali erano le ragioni dei due bastian contrari? Intanto sono due personaggi al di fuori dei giochi. In seconda battuta – elemento non secondario che è frutto di una nostra deduzione – forse non erano convinti dellaffidamento in house, visto che il Ciapi di Palermo non era un ente a totale partecipazione pubblica.
A questo punto i lettori ci chiederanno: ma cosa centrano gli 87 milioni di euro del Por Sicilia 2000-2006 destinati allapprendistato con la promozione e la pubblicità? Che cosa c’entra Fausto Giacchetto? E quello che ci siamo sempre chiesti anche noi. Quello che sappiamo è che questi fondi per lapprendistato sono stati utilizzati per pubblicità e promozione. E, stando a quanto ipotizzano i magistrati inquirenti, sarebbero finiti pure nelle tasche dei politici.
Prima di passare allaltro grande business – i fondi dellassessorato regionale al Turismo per la promozione – ci sembra interessante un particolare. In quegli anni, quiando allArs maggioranza e opposizione gozzovigliavano con il Ciapi di Palermo, il presidente dello stesso Ciapi godeva di unindennità pari a circa 80 mila euro allanno lordi. Mentre i consiglieri di amministrazione si portavano a casa 55 mila euro lordi allanno.
E interessante anche il meccanismo. A proporre di dirottare al Ciapi di Palermo i famigerati87 milioni di euro era, come già ricordato, lAgenzia per limpiego presiedura da Lo Nigro. A deliberare la spesa di questi fondi era la Commissione regionale per limpiego, che invece veniva presieduta dallassessore regionale al Lavoro e Formazione professionale di turno (e, infatti, in questa storia sono coinvolti alcuni ex assessori regionali). Ed è proprio durante i lavori di questa Commissione che Virdi e Glorioso manifestavano il loro dissenso.
Poi cè il turismo, da sempre oggetto di appetiti da parte della politica siciliana. Alla base di tutto cè la cosiddetta attività di promozione dellimmagine della Sicilia nel resto dItalia e, soprattutto, nel mondo. Una promozione che, spesso, finisce per trasformarsi in una promozione della Sicilia nella stessa Sicilia e nellorganizzazione di Grandi eventi che, almeno sulla carta, dovrebbero attirare presenze turistiche.
Un esempio classico di Grandi eventi è il Circuito del mito, oggi sbaraccato. Il nostro giornale, nellinverno dello scorso anno, contestava lutilizzazione di fondi europei destinati al turismo per lorganizzazione di eventi culturali. Per un motivo semplice: perché solo i veri Grandi eventi attirano i turisti (in ogni caso pochi). Mentre la maggior parte degli eventi organizzati dal Circuito del mito, anche se interessanti, non attiravano alcunché, anche perché, in molti casi, non pubblicizzati.
Il Circuito del mito è solo uno degli esempi. In realtà, a non funzionare è la filosofia della promozione turistica della Regione. Che, unita a una pressoché totale assenza di una vera politica dellincentivazione turistica, non dà alla Sicilia quelle presenze turistiche che la nostra Isola merita.
Basti pensare che Malta, pur non avendo il patrimonio culturale della Sicilia, in questo settore fa meglio di noi. Per non parlare di Venezia che, da sola, riceve molti più turisti di tutta la Sicilia.
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