“Ci snobbano perché hanno paura”

“Lo sappiamo, i media – soprattutto quelli siciliani – ci stanno snobbando. La verità è che il potere ha paura. Gli ‘ascari’ che oggi tengono in pugno la Sicilia ci temono. Sanno che il nostro movimento è ormai entrato nel cuore dei siciliani che lavorano e che producono. Hanno capito che le nostre rivendicazioni pacifiche colpiscono nel segno. Così cercano di oscurarci. Di minimizzare un grande movimento di popolo. Ma si sbagliano. Noi siamo qui. In tutte le strade e in tutte le piazze siciliane. E, fino a venerdì prossimo, daremo battaglia”.
Angelo Clemente, agrigentino di Agrigento, è un uomo mite ma determinato. E’ uno dei tanti innamorati della sua terra – naturalmente la Sicilia – che, da tempo, lavora alla costituzione di un movimento politico, economico, sociale e culturale per difendere gli interessi reali dell’Isola. Quando pronunciamo la parola ‘movimento’, quasi ci corregge. Spiega: “I movimenti che si battono per una Sicilia migliore, senza ‘ascari’, ci sono già. La nostra grande scommessa – ed è a questo che stiamo lavorando da tempo – è la riunificazione di tutti questi movimenti in un unico partito”.

– I partiti meridionalisti ci sono già: l’Mpa di Raffaele Lombardo e Grande Sud di Gianfranco Miccichè…

“Questi due partiti, per definizione, sono partiti nazionali. La nostra è un’esperienza diversa. Alla Sicilia serve un partito sicilianista. Questo partito avrebbe dovuto vedere la luce all’indomani della conquista dell’Autonomia. Invece il dibattito politico e culturale siciliano, già a partire dalla fine degli anni ‘40 del secolo scorso, venne assorbito dai partiti nazionali. Un errore. Tant’è vero che lo Statuto autonomstico siciliano è stato tradito, in primo luogo, dai politici siciliani che militavano nei partiti nazionali”.

– In verità, se proprio la dobbiamo dire tutta, negli anni ‘50, un tentativo di dare vita a un partito regionalista, sul modello della Csu tedesca ci fu…

“Ne siamo al corrente. Ci provò Giuseppe Alessi, che, non a caso, è stato uno dei veri e pochi padri dell’Autonomia siciliana. Ma il tentativo di Alessi, come voi sapete, venne intercettato e bloccato dai vertici nazionali della Democrazia cristiana”.

– Un partito storico che si batte da anni per il rilancio dell’Autonomia siciliana – parliamo del Fronte nazionale siciliano – si è dissociato dalla vostra iniziativa.

“I siciliani sono di natura diffidenti. Metterli assieme, creare un partito – come noi stiamo provando a fare – che difenda veramente gli interessi della nostra Isola, non è facile. Fino ad oggi, a prevalere, sono stati gli orti e gli orticelli. E queste divisioni interne hanno finito con il fare il gioco degli ‘ascari’. Questo meccanismo perverso l’aveva capito perfettamente Leonardo Sciascia. Ricordo un suo saggio illuminante: la Sicilia come metafora…”.

– A proposito di Sciascia e della cultura, un tema che nel Sud va prendendo piede è la rilettura della storia d’Italia dal 1860 ad oggi.

“E’ un’esigenza più che giusta. La storia del Risorgimento, soprattutto nel Sud – e soprattutto in Sicilia – non è quella che ci hanno raccontato. Ed è normale che, piano piano, anche per merito di giornalisti e scrittori del Sud, questo tema affiori. Il rilancio dell’Autonomia siciliana passa anche dalla ricerca delle verità storiche rimaste sepolte”.

– Come pensate di superare la diffidenza storica dei siciliani che, alla fine, produce solo divisioni e ‘ascarismo’?

“E’ la grande scommessa del nostro lavoro: convincere tutti i protagonisti dei movimenti che si battono per il rilancio dell’autonomia siciliana che sono molte di più che cose che ci uniscono che quelle che ci dividono. Lo ripeto, non è una partita facile. Ma, dalla nostra, oggi, abbiamo un grande alleato: la consapevolezza, da parte della stragrande maggioranza dei siciliani, che l’attuale classe politica dell’Isola è ormai alla frutta. Questi signori hanno portato la Sicilia sull’orlo del baratro. La gente l’ha capito e ci segue. In tutte le province dell’Isola”.

– Sulla rete notiamo che siete in contatto con tanti siciliani che oggi vivono nel resto del mondo.

“E avete notato bene. Siamo in contatto con le comunità siciliane degli Sati Uniti d’America, della Germania, del Belgio, dell’America Latina. Tutti ci incoraggiano. Anche loro, benché lontani, sanno perfettamente cos’è l’ascarismo. Ci spronano e ci dicono di andare avanti. La nostra, come amiamo ripetere, è una rivoluzione pacifica che tutti i siciliani – anche quelli che vivono fuori dalla Sicilia – oggi ci chiedono. Una rivoluzioen che si basa su una Carta Costituzionale che c’è già il nostro Statuto da applicare integralmente”.

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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