Di possibilità se ne sono vagliate tante, ma alla fine la soluzione positiva sembra essere arrivata. Quando, lo scorso 2 luglio, il gruppo multinazionale Nokia Siemens networks ha annunciato 445 licenziamenti in Italia, i più colpiti sono stati i dipendenti della sede di Catania. In totale erano 31, e a tutti è arrivata una lettera dell’azienda che annunciava l’inizio della procedura di mobilità. In altri termini, loro per lo più ingegneri, età media 35 anni avrebbero perso il lavoro, e un’altra multinazionale avrebbe chiuso i suoi uffici catanesi e sarebbe andata altrove, salutando il sogno infranto dell’Etna valley. Per andare, credono i lavoratori, in Portogallo: «Lì uno sviluppatore costa meno che in Italia, ci sono più agevolazioni fiscali, e i top manager della società, in questo momento, sono portoghesi».
Da luglio alla scorsa settimana, una serie di incontri al ministero dello Sviluppo economico prima, e al ministero del Lavoro poi, non hanno convinto Nokia Siemens networks a rivedere il proprio piano di licenziamenti. Tanto meno a restare in Sicilia, in cui una sede è stata ritenuta «non strategica». Per questo a febbraio i quattro lavoratori degli uffici di Palermo erano stati accorpati ai lavoratori di Catania, e pure un ufficio satellite a Milano che lavorava in funzione di quello etneo è stato chiuso. Adesso tocca a Catania. «Ma non è una cattiva notizia come sembra», spiega Antonio Altana, delegato sindacale Fiom-Cgil, da 13 anni dipendente Nokia Siemens:«Dopo una serie di mancati accordi sul piano nazionale, lunedì 29 ottobre si è arrivati a un compromesso». La mobilità, su base volontaria, è stata prolungata per un anno, e per tutti i lavoratori è arrivata la cassa integrazione. «È meglio di niente, ma ugualmente pesante: si tratta di una cig a zero ore, per sette mesi su 12, che finirà a ottobre 2013».
Se c’è da gioire, però, non è per questo: «A Catania continua Altana le trattative sono andate avanti anche con un tavolo in prefettura». Incontri e riunioni hanno portato prima alla possibilità dell’apertura di una newco, cioè di una nuova società, completamente diversa dalla precedente, formata da 18 aziende appartenenti al distretto produttivo dell’Etna valley. Poi, quando quest’ultima ipotesi è naufragata per via di un mancato accordo tra le imprese locali e la multinazionale, a una gara d’appalto partita a settembre, che adesso dà i suoi frutti. «All’inizio ci avevano detto che non si erano trovati interlocutori soddisfacenti, qualche giorno fa, invece, ci hanno dato una buona notizia». Pare, infatti, che un’azienda partner di Nokia Siemens sia intenzionata ad acquistare l’attività che si svolgeva nella sede di Catania, quella, cioè, di consulenza e programmazione per i più importanti operatori telefonici (tra i quali Vodafone, il più illustre dei clienti dei lavoratori catanesi). «A giorni si dovrebbe firmare la lettera d’intenti, poi vedremo quali saranno le condizioni che ci offrono», dice il sindacalista.
A cambiare azienda, però, non saranno tutti i 31 che a luglio avevano rischiato il licenziamento. «Se ognuno di noi deciderà di restare, saremo solo in 20», afferma Altana. Gli altri undici, più i quattro di Palermo, hanno deciso di andare via da sé. «Hanno trovato lavoro altrove». Cioè in Polonia, in Gran Bretagna o in Svizzera. «Lì sono stati assunti subito conclude Antonio Altana e hanno deciso di optare per la sicurezza. Noi, qui, siamo da luglio con le dita incrociate».
[Foto di Sel]
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