È ufficialmente resuscitato. Giuseppe – il cittadino catanese di 39 anni che, secondo l’Istituto nazionale di previdenza sociale, è deceduto il 30 settembre 1997 – sembra aver risolto oggi, definitivamente, il disguido secondo il quale avrebbe dovuto essere morto, sebbene lui fosse vivo e vegeto. Dopo l’articolo pubblicato su MeridioNews, Camillo Scaduto, responsabile delle relazioni con il pubblico dell’Inps siciliano, ha alzato il telefono e, in appena qualche ora, ha corretto un errore che stava lì – freddo e immobile come l’etichetta «deceduto» – da 17 anni.
«Il dottor Scaduto mi ha telefonato intorno alle 16 – racconta il redivivo Giuseppe – È stato molto gentile, si è scusato a nome dell’ente e mi ha assicurato di aver sistemato la mia situazione». Il decesso del 39enne è stato dichiarato quando l’uomo era un giovane di 22 anni. Dopo la morte di suo padre – ha spiegato a questo giornale – ha percepito per quattro anni una pensione di reversibilità per ultimare i suoi studi universitari. Conclusi quelli è scaduto anche il suo diritto alla pensione. A quel punto si sarebbe verificato l’inghippo: la fine della pensione coincide, di solito, col passaggio a miglior vita del suo beneficiario. Detto fatto: Giuseppe per l’Inps era prematuramente scomparso. Cinque anni fa, grazie a una «dichiarazione di esistenza in vita», l’Inps di Catania sembrava avesse corretto il suo stato. Ma il trasferimento in un altro Comune, poco distante dal capoluogo etneo, ha riportato in auge una questione che lui credeva, è il caso di dirlo, ormai sepolta.
A questo punto, la sua storia finisce tra le nostre pagine. La comunicazione ufficiale firmata dal responsabile dell’Inps arriva poche ore dopo: «Ho il piacere di rappresentare che la sede di Catania ha immediatamente provveduto a rimuovere dai nostri archivi informatici l’anomalia segnalata dal vostro articolo – scrive Camillo Scaduto in una nota ufficiale – Ho presentato al signor Giuseppe (col cognome nell’originale, ndr) le nostre scuse per il disagio arrecato». Secondo Scaduto «l’errata informazione, risalente al lontano 1997, è stata presumibilmente inserita, in automatico, nella fase di migrazione dei dati Inpdap in quelli dell’Inps. E, dunque, nel 2012».
«Non ho ancora avuto modo di verificare sul sito dell’Inps – ride Giuseppe – Ma non ho motivo di dubitare che effettivamente la mia morte sia stata cancellata». Senza neanche scomodare i miracoli.
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