Chiuse per dieci giorni residenze universitarie in città Studenti organizzano «campeggio autunnale forzato»

Campeggio autunnale forzato in piazza Borgo. È questo il titolo dell’evento organizzato dagli studenti dell’Università di Catania in vista della chiusura delle residenze universitarie messe a disposizione dall’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (Ersu), prevista per domani 19 ottobre. «La nostra è soprattutto una provocazione – spiega a MeridioNews Nicoletta Petrotto, studentessa della facoltà di Lingue che vive nella residenza di via Oberdan e che è tra i promotori della protesta – perché non è possibile accettare che, in attesa della pubblicazione delle graduatorie per il nuovo anno accademico con le assegnazioni, ci stiano letteralmente lasciando senza un tetto sopra la testa». 

Come a ogni inizio di anno accademico, l’Ersu stila l’elenco degli studenti assegnatari del posto letto nelle varie strutture di alloggio distribuite in città. Per fare questo, come comunicano ufficialmente anche su sito dell’ente, è prevista la chiusura delle residenze universitarie. A partire dalle ore 9 del 19 ottobre, «tutti gli studenti assegnatari alloggiati presso le residenze per l’anno 2017/18 dovranno obbligatoriamente lasciare le stanze libere da ogni effetto personale. Considerato – si legge sull’annuncio sul sito – che saranno effettuati interventi di disinfestazione/derattizzazione e pulizie, le residenze riapriranno per le nuove assegnazioni 2018/19 giorno 29 ottobre alle 8».

Una chiusura di dieci giorni, «in un periodo in cui sono già cominciate le lezioni per cui molti studenti hanno anche l’obbligo di frequenza – lamenta la 24enne che si è fatta portavoce delle centinaia di colleghi che sono nelle sue stesse condizioni – giustificata con interventi di disinfestazione e pulizia che potrebbero essere fatti, invece, durante le festività natalizie quando le residenze sono già vuote per la sospensione dei corsi». La pubblicazione delle graduatorie è prevista per giorno 24 ottobre «ma, nel frattempo – aggiunge la studentessa – non avendo la certezza di rientrare di nuovo nell’elenco degli assegnatari, non possiamo nemmeno considerare l’ipotesi di valutare l’affitto di una casa in città. Senza contare che queste procedure andrebbero fatte, come avviene altrove, prima dell’inizio dell’anno accademico per evitare disagi di questo tipo».

Tra le centinaia di studenti in bilico per i prossimi dieci giorni, c’è chi ha chiesto ospitalità ad amici che hanno case in affitto o allo Studentato occupato 95100; chi è costretto ad appoggiarsi in un bed and breakfast; alcuni degli universitari che non hanno l’obbligo di frequenza delle lezioni hanno scelto di rimanere a casa e altri ancora faranno i pendolari. «Non ci sono molte altre soluzioni – afferma Nicoletta che farò avanti e indietro da Recalmuto, in provincia di Agrigento – e queste comportano o il farsi carico delle spese di viaggio o affitto oppure la limitazione del nostro diritto allo studio». Più fortunati degli studenti nostrani saranno quelli stranieri che «esclusivamente», fanno sapere dall’Ersu, «potranno alloggiare nel peridio di chiusura, previa domanda al responsabile della propria residenza presso la residenza S. Marzano».

Marta Silvestre

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