Una turbolenta vicenda, burocratica e giudiziaria, iniziata quasi otto anni fa e che adesso, forse, potrebbe essere arrivata a un punto di svolta. Il chiosco di piazza Nettuno, nell’area del lungomare di Catania, ha ottenuto dal Comune la conformità edilizia in sanatoria per l’istallazione durante la stagione estiva di una «struttura spostabile». Fin qui nulla di strano, se non fosse che quel chiosco ha fatto la sua comparsa sul lungomare etneo già sei anni fa. La vicenda, in realtà, nasconde un lungo braccio di ferro tra la società Nuova Epoca e Palazzo degli elefanti. A gestire la prima, che è quella a cui è legata l’attività commerciale, è l’ex assessore etneo Gianni Vasta, rappresentante legale della ditta che ha al suo interno anche la partecipazione dei figli Roberto e Stefania.
L’imprenditore, un tempo a fianco del sindaco Umberto Scampagnini, nel 2011 chiede all’autorità marittima di concedergli il suolo pubblico per 54 mesi, fino al 2015. L’ente dispone il via libera ma le prescrizioni impongono l’utilizzo stagionale, una zona di 85 metri quadrati per tavolini e sedia e una porzione da 15 metri quadrati per il chiosco. Vasta però vorrebbe estendere l’attività di somministrazione di bevande anche da ottobre a maggio e per questo chiede, sempre nel 2011, di allargare l’autorizzazione. Richiesta che però sarebbe rimasta senza risposta.
A questo punto entra in scena il Comune di Catania a cui Nuova Epoca chiede l’ok, e lo ottiene, per la posa della struttura. In mezzo a tutti questi passaggi burocratici, mentre vengono chiesti altri pareri – come quello alla Soprintendenza -, arriva la doccia fredda dalla
direzione Attività produttive di Palazzo degli elefanti. L’ente comunale non è dotato di un piano specifico per i chioschi e quindi vigono le regole del piano regolatore generale del 1969. Il documento dispone che la concessione per i chioschi sia possibile solo nelle zone che ricadono nelle aree di verde pubblico. E quella di piazza Nettuno non lo è. Ecco perché il progetto viene dichiarato non a norma dal responsabile unico del procedimento Salvatore Barbagallo e pertanto viene dato parere sfavorevole alla realizzazione.
Storia chiusa? Non proprio. Perché in un’integrazione al documento della direzione viene scritta un’aggiunta a penna. Il funzionario Francesco Gullotta specifica che si tratta di un’area demaniale marittima regionale e quindi il nulla osta deve essere comunque rilasciato. Il chiosco viene montato nell’estate 2013 ma l’attività in realtà, almeno in un primo momento, non parte perché si scontra con un provvedimento di revoca dell’autorizzazione da parte del Demanio. L’ente fa un nuovo passo indietro e la società di Vasta comunica al Comune l’inizio attività di somministrazione. Senza però mollare l’idea di estendere gli affari per tutto l’anno. Il muro contro muro tra Nuova Epoca e Palazzo degli elefanti continua fino a quando il Comune ritiene irricevibile la comunicazione di inizio attività e si impone l’alt al chiosco.
Si apre quindi un triplice fronte giudiziario: civile, amministrativo e penale. Nel primo caso, siamo nel 2015, Nuova Epoca ottiene il pagamento di un decreto ingiuntivo da 18mila euro dal Comune e davanti il tribunale amministrativo i giudici danno ragione al titolare del chiosco. Nel 2016 il colpo di scena con l’attività che viene sequestrata preventivamente su mandato del tribunale di Catania. Un’inchiesta della procura porta a processo l’ex assessore e il dirigente comunale Francesco Gullotta, lo stesso che decise di dare parere favorevole alla realizzazione della struttura, nonostante l’iniziale veto di Barbagallo. Adesso l’ultimo atto della vicenda passa per un provvedimento della direzione Urbanistica e gestione del territorio: una sanatoria per la collocazione del chiosco in piazza Nettuno. Salvo il pagamento di un importo, a favore del Comune di Catania, di poco più di 17mila euro.
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