Chili di posta mandata al macero o rispedita al mittente perché dichiarata non recapitabile. Con questo sistema durato per almeno un anno, secondo gli investigatori della squadra mobile, quattro dipendenti di Poste Italiane in servizio al centro smistamento di via Olimpia a Messina avrebbero dimostrato che l’ufficio era pienamente operativo intascando dei benefit mensili in busta paga. Oggi, a tre funzionarie e un portalettere è stata notificata la misura di interdizione dai pubblici uffici per quattro mesi emessa dal gip Monica Marino su richiesta del sostituto Antonio Carchietti.
Le indagini sono scattate nel 2017 dopo il ritrovamento di chili e chili di corrispondenza in un rigattiere della zona sud del capoluogo peloritano. I poliziotti hanno scoperto così che quelle lettere erano state dichiarate non recapitabili. «Per accertarlo – come spiega il dirigente della squadra mobile Franco Oliveri – gli agenti hanno preso a campione 500 lettere e hanno provveduto a recapitarle di persona».
Per alcuni mesi, dunque, i poliziotti hanno svolto il ruolo di postini accertando che le lettere ritrovate dal rigattiere e al centro smistamento di via Olimpia avrebbero potuto raggiungere i loro destinatari senza alcun problema. «Nel corso delle attività, abbiamo registrato tante denunce dei cittadini», conclude Oliveri. Erano stati in molti a notare, infatti, le anomalie nella consegna della posta e a chiedere spiegazioni in merito.
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