Una bambina con addosso una pelliccia dondola sull’altalena. Un gallo troneggia sul tavolo di una cucina. Sul marciapiede siede un ragazzino con addosso la maglia di Dybala. C’è chi gioca a calcetto, chi armeggia con finte pistole, chi mangia patatine. Tutt’attorno i murales. All’interno della suggestiva cripta ipogea seicentesca della parrocchia Sant’Agnese gli scatti urbani di Rossella Puccio raccontano Danisinni. Tra stereotipi e questioni sociali, la mostra Children of faith è la storia di un quartiere a lungo dimenticato, oggi impegnato nel proprio riscatto.
Camminando per quegli scatti, troviamo ancora un ragazzino che, inquadrato dalla fotocamera, decide di mostrare il dito medio, una bambina dagli occhi chiari che accenna invece un sorriso. Vittima di pregiudizi e di un passato di emarginazione, Danisinni rimane impigliato in un fermo immagine temporale, fatto di disgregazione sociale e deprivazione economica. Nessun servizio pubblico né attività commerciali. Nella piazza, cuore del quartiere, l’enorme scheletro abbandonato dell’asilo nido e del consultorio comunale, chiusi ormai da quasi dieci anni. In una comunità che deve fare i conti anche con la bassa scolarizzazione e la dispersione scolastica, l’unico spazio sociale è sempre stato la parrocchia Sant’Agnese, al fianco di associazioni, congregazioni e volontari.
«Come possiamo pretendere di parlare di riqualificazione se non diamo la possibilità alle persone di comprendere la propria condizione, di avere gli strumenti adatti per migliorarla? – si domanda la giornalista Rossella Puccio, artista che firma gli scatti di Danisinni – Ciò che ho notato nei tanti in cui ho lavorato qui, sia con le inchieste da giornalista che nel sociale, è che c’è una sorta di atteggiamento dall’alto verso il basso. Bisogna invece sporcarsi le mani, entrare a contatto con le persone. Non si può semplicemente scattare una foto, scrivere un articolo senza stare in mezzo alle persone, senza sentirsi permeare dal tessuto, dall’emozione, di quella che è la storia di ognuna di queste persone. La prima cosa da fare è combattere il pregiudizio». Curata da Valentina Console, la mostra raccoglie 20 dei tanti scatti realizzati da Puccio tra il 2017 e il 2019. Il titolo richiama il documentario del 1993, diretto da Susan Todd e Andrew Young, su cortile Cascino Children of Fate: Life and Death in a Sicilian Family.
A Danisinni però a prendere il posto del destino è la fede, intesa come fiducia, speranza, incoraggiamento. Proprio quella fiducia a lungo dibattuta negli scritti di Danilo Dolci, legata al riscatto dei più deboli. «Questa terra è come una delle tante sue bambine – scrive della Sicilia, in Spreco, Danilo Dolci nel 1960 -, bellissime nei vicoli dei suoi paesi. Bellissime sotto le croste, i capelli scarmigliati, nei cenci sbrindellati: e già si intravede come, crescendo, tra anni, quel volto potrebbe essere intelligente, nobilmente vivo; ma pure si intravede come in altre condizioni quel volto potrebbe rinchiudersi patito e quasi incattivito». Giornalista e artista, Rossella Puccio si è a lungo occupata di Danisinni realizzando articoli e inchieste sulla chiusura del consultorio e dell’asilo nido comunale.
Nel 2016 pubblica l’inchiesta Gioventù Rubata sulla rivista Voci per Amnesty International, in cui racconta il fenomeno delle adolescenti diventate mamme troppo presto, con un reportage nel quartiere e interviste alle sue donne. Realizza anche un breve documentario dal titolo Le piccole donne di Danisinni non ancora pubblicato. Dal 2017 è impegnata in progetti di riqualificazione del quartiere in chiave artistica con Rambla Papireto e il Museo Sociale Danisinni, di cui è cofondatrice. «Danisinni è un quartiere unico, figlio di quella bellezza contraddittoria tipica della nostra terra – conclude Puccio -, difficile per taluni da scorgere e da assimilare. Impegnato a riscrivere la propria storia, con difficoltà, ma con la grande forza di una comunità che non smette di avere fiducia nel proprio futuro. La fiducia dei figli del Sud che riesce sempre a trovare la strada del riscatto, una fiducia che abbiamo però il dovere di nutrire e incoraggiare». Children of faith rimarrà aperta al pubblico fino al 30 ottobre, nei pomeriggi dei week-end e tutte le mattine (dalle 9.30 alle 11.30) su richiesta.
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