Chi sta speculando sui precari?

Chi sta speculando sui precari della Sicilia? La domanda è legittima, perché in questi giorni – tra legge di bilancio della Regione e annunci sui giornali – ne stiamo sentendo di tutti i colori. Gli argomenti sono tre, tutti da campana elettorale: i precari dei Comuni siciliani, i precari ‘storici’ della Regione siciliana e i dipendenti della Gesip, la società create dal Comune di Palermo nel 2001. Andiamo per ordine.

Per gli oltre 20 mila precari che prestano servizio nei Comuni il governo e l’Assemblea regionale siciliana, in sede di approvazione della manovra di bilancio, hanno inventato una formula che, fino ad oggi, non avevamo mai sentito: i concorsi per precari. Si tratta – e lo diciamo dopo avere letot il testo – di una bufala colossale. Ieri lo abbiamo anticipato, oggi lo ribadiamo: questa legge non potrà mai passare dal vaglio del commissario dello Stato perché è stata approvata solo per essere impugnata.

E’ solo un espediente elettorale con il quale la politica siciliana, sempre più truffaldina, sta provando a tenere in ‘caldo’ la questione perché a maggio si vota. Questo articolo della legge, lo ribadiamo, verrà impugnato, consentendo alla politica – e, in primo luogo, al governo regionale – di dire: “Avete visto? Noi avremmo voluto assumervi, ma il commissario dello Stato non vuole. Intanto votateci e poi se ne parla”. Si tratta di demagogia spicciola, quasi penosa.

Non va meglio per i precari cosiddetti ‘storici’ della Regione. Che, in questi ultimi anni, sono stati mal consigliati. Nessuno mette in dubbio che svolgono un ruolo importante, dall Protezione civile agli uffici dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente. Ma nessuno può mettere in dubbio che questi posti di lavoro – oggi occupati da questi precari – in una regione ‘normale’ sarebbero stati messi a concorso e non occupati da personale segnalato, ad uno ad uno, dalle segreterie politiche di questo o quel partito e da alcune e individuabili sigle sindacali.

Noi continuiamo ad essere convinti che nella pubblica amministrazione si deve accedere per concorso e non per segnalazione politica e sindacale, così come prevede la nostra Costituzione. Detto questo, ribadiamo quello che abbiamo scritto ieri: e cioè che, a fine anno, il contratto a questi precari ‘storici’ della Regione, legge alla mano, non potrà essere rinnovato.

Ci chiediamo e chiediamo: con tante ‘stabilizzazioni’ che ci sono state in tutti questi anni era proprio il caso di ridursi agli ultimi otto mesi? E’ vero o no che la possibilità di una ‘stabilizzazione’ per questi precari c’è stata ed è stata rifiutata? E’ vero o no che qualche sigla sindacale ha promesso a questa gente la ‘stabilizzazione’ nei ‘rami’ alti della pubblica amministrazione regionale? E’ vero o no che, qualcuno’ pensava di essere ‘stabilizzato’ funzionario direttivo o, addiritura, dirigente? Ci stiamo inventando tutto?

Non sappiamo se questo governo regionale si dimetterà. Ma se non dovesse dimettersi, tirando fino a ottobre, va detto a chiare lettere che la ‘stabilizzazione’ questi precari se la potranno dimenticare. Perché la confusione politica, istituzionale e amministrativa, in questo malagurato caso, sarà tale e tanta che non ci sarà il tempo di fare nulla.

L’unica speranza -ma è una speranza e non una certezza – è che a ottobre si insedino un nuovo governo regionale e una nuova Assemblea regionale siciliana. E che le condizioni economiche del nostro Paese migliorino. In questo caso la ‘stabilizzazione’ potrebbe essere tentata in ‘zona Cesarini’, a dicembre. Sperando nel buon Dio. L’alternativa – che è la cosa più probabile – è la condizione di precariato. La seconda alternativa potrebbe essere il passaggio di questo personale nelle società collegate alla Regione. Ma noi non ci crediamo, perché quando si insedierà il nuovo governo scoppierà il ‘bubbone’ delle oltre 40 società collegate alla Regione delle quali, oggi – in termini di bilanci – si conosce poco o nulla.

La Gesip, infine. Si tratta di mille e 800 lavoratori che, fino ad oggi, hanno prestato servizio grazie ai fondi messi a disposizione dal Comune di Palermo. Solo che oggi il Comune del capoluogo dell’Isola è vicino al dissesto finanziario e non può più mantenere non solo i dipendenti della Gesip, ma tutti gli ex precari che sono stati ‘stabilizzati’ negli uffici dello stesso Comune e nelle società municipalizzate.

Proprio ieri sera il governo della Regione, presieduto da Raffaele Lombardo, ha comunicato che metterà a disposizione 10 milioni di euro. In realtà, si tratta di soldi del governo nazionale.

La Regione ha avuto la possibilità di intervenire in favore della Gesip e non l’ha fatto. Come abbiamo più volte scritto su questo giornale, la Regione ha lasciato in piedi la cosiddetta tabella H. Di questa tabella H, le uniche voci serie sono i contributi ai Teatri. Le altre cose avrebbero potuto essere sbaraccate. Tutte. Sarebbero stati disponibili ogni anno – lo ripetiamo: ogni anno – almeno 30 milioni di euro che avrebbero assicurato alla Gesip la sopravvivenza per sei mesi. Altri 30 milioni ogni anno si sarebbero potuti reperire altrove. Questo avrebbe assicurato ai dipendenti della Gesip la serenità del futuro.

Ebbene, questo non è stato fatto. Con i 10 milioni di fondi Cipe si garantiscono le retribuzioni a questi mille e 800 famiglie, sì e no, fino al 30 giugno. Poi la ‘patata bollente’ passerà nelle mani del nuovo sindaco di Palermo. Con la Regione siciliana che, invece, si sta chiamando fuori. Questi sono i fatti. Il resto è demagogia elettorale.

Guarda caso, questi 10 milioni di euro arrivano a ridosso delle elezioni. Se ne ricordino i dipendenti della Gesip: dalla Regione, per loro, non sta arrivando alcun aiuto. Se la Regione avesse voluto il problema lo avrebbe risolto.

Diamo un altro dato: la Regione, con la manovra di bilancio, sta provando a trasferire 800 milioni di euro a quello che si annuncia come un nuovo ‘carrozzone mangiasoldi’: ovvero Irfis FinSicilia, una nuova avventura finanziaria o parabancaria che non serve assolutamente a nulla, se è vero che, proprio in questi giorni, la Banca del Mezzogiorno diventa a tutti gli effetti operativa in Sicilia (lo ricordiamo al commissario dello Stato).

Come i dipendenti della Gesip possono notare, i soldi per loro ci sono. Ma sono stati utilizzati diversamente, tra tabella H e Irfis-FinSicilia. Il resto sono chiacchiere.

 

Redazione

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