Una carriera politica divisa tra il mondo della sanità e la venerazione per la colomba del Movimento per le autonomie e il suo fondatore Raffaele Lombardo. Quella di Antonio Scavone è un’ascesa che sembra non conoscere limiti. Cominciata da giovanissimo, sotto l’effige della Democrazia cristiana, e che oggi aggiunge un nuovo tassello con l’incarico ad assessore alla Famiglia nella squadra del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Gli anni d’oro, però, sono quelli passati accanto a Lombardo, di cui «Antoniuzzo», come ama chiamarlo l’ex governatore, è stato braccio destro. Potendo vantare con lui una conoscenza iniziata, addirittura, nelle aule dell’università.
Il palazzo che ha segnato il potere del nuovo assessore è quello di via Santa Maria La Grande, sede dell’Azienda sanitaria provinciale 3 di Catania. In cui Scavone, oggi 62enne, ha rivestito il ruolo di direttore generale dal 2005 al 2009. Oltre a essere stato primario di Radiologia all’ospedale Garibaldi, dove lavora attualmente. Nel biennio 1992-1993 arriva l’esordio nella politica che conta sull’asse Roma-Catania. Con la Democrazia cristiana diventa deputato in parlamento, mentre nel capoluogo etneo tenta la corsa a Palazzo degli elefanti non riuscendo ad andare al ballottaggio. In municipio ci entrerà comunque ma deve aspettare dieci anni. Nel 2003 è Umberto Scapagnini, allora medico personale di Silvio Berlusconi, a nominarlo assessore con delega al Personale. Intanto Lombardo si accomoda a palazzo Minoriti come presidente della provincia di Catania, grazie a un plebiscito di voti. Sia Scavone che Lombardo fanno già parte dell’Udc di Calogero Mannino e Totò Cuffaro. Ultimi mesi prima della fondazione del Movimento per l’autonomia, datata 30 aprile 2005.
Con il centrodestra Scavone diventa senatore nel 2013. L’iscrizione alla lista del Popolo delle Libertà è soltanto un gioco elettorale e, una volta arrivato a Roma, passa al gruppo Grandi autonomie libertà. Cinque anni da inquilino a palazzo Madama con in mezzo la decisione di aderire alla cosiddetta quarta gamba ideata da Denis Verdini. Poi rivelatasi fondamentale per tenere in vita il governo di Matteo Renzi. Con Paolo Gentiloni il sostegno al centrosinistra si interrompe, rientrando sul piano regionale e comunale con Nello Musumeci e Salvo Pogliese.
Del nuovo assessore alla Famiglia si è però parlato – e scritto – molto per le vicissitudini giudiziarie. Una lunga parabola fatta di intercettazioni, inchieste e una condanna della Corte dei conti. L’ultima vicenda è quella dell’appalto per l’informatizzazione del Pta di Giarre. Fatti risalenti al 2010, quando Lombardo era già stato eletto a presidente della Regione e Scavone era ai vertici dell’Asp 3. Finito a processo, insieme al marito dell’ex senatrice Anna Finocchiaro, per truffa e abuso d’ufficio, è stato assolto definitivamente.
Qualche anno prima, nel 2008, il nome di Scavone finisce in un lungo elenco di indagati per il buco di bilancio al Comune di Catania ma la vicenda giudiziaria si rivela un clamoroso buco nell’acqua. Il 31 gennaio 2014 per l’ex braccio destro di Lombardo arriva l’assoluzione anche nel processo per gli incarichi all’Azienda sanitaria provinciale. Scavone finisce alla sbarra per abuso d’ufficio e i giudici, nonostante non sia stato accertato il reato, non risparmiano dure critiche al suo operato nelle motivazioni della sentenza. Esito diverso davanti ai giudici contabili con la condanna, per lui e per l’ex direttore amministrativo Maurizio Lanza, per danno erariale a un risarcimento da quasi 400mila euro. Il diretto interessato si è però sempre difeso, affermando di «avere scelto i migliori esperti della pubblica amministrazione».
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