Chernobyl: storia di un disastro tecnologico

Il 26 aprile del 1986, il surriscaldamento provoca la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione del vapore radioattivo presso la centrale nucleare di Chernobyl (Unione Sovietica). Si forma uni’immensa nube che irradia il 70% del territorio dell’odierna Repubblica Bielorussa di materiale radioattivo disperso nell’aria che provoca la morte di circa 30 persone all’istante ed altre 2.500 nel periodo successivo. Ma è solo dopo dieci anni che si comincia a vedere quanto possa essere grave l’impatto dell’incidente nucleare.

Circa 9 milioni di persone sono state colpite ed a rischio di contrarre tumori e leucemie, centinaia di migliaia gli evacuati che non torneranno più nelle loro case, migliaia i bambini che stanno tuttora vivendo in aree fortemente contaminate. La Regione di Gomel subisce le maggiori conseguenze con circa 500.000 bambini in stato di pericolo e precarietà; essa vanta il triste primato di tumori infantili, di patologie quali la leucemia, il diabete, l’insufficienza cardiovascolare, l’ipotiroidismo, l’asma bronchiale, l’immunodeficienza, ecc.

Solo nel 1993, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), riconosceva i difetti progettuali del reattore tipo RBMK, e le carenze nella sua gestione, cancellando l’ipotesi dell'”errore umano” come causa dell’incendio.
L’incidente è stato causato durante un test effettuato per dimostrare che in caso di emergenza, nei tre minuti richiesti per azionare il generatore diesel, l’energia immagazzinata in un generatore turbo era sufficiente ad azionare il sistema di raffreddamento d’emergenza.

E’ stato stimato che il rilascio di radioattività dal reattore n.4 di Chernobyl sia stato circa 200 volte superiore alle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki messe insieme, anche se sulla quantità effettiva di radioattività vi sono stime molto incerte.
L’Unione Europea non è stata in grado di calcolare il costo economico totale dovuto alle conseguenze dell’incidente di Chernobyl, includendo le restrizioni alimentari, la perdita di prodotti alimentari, le campagne di misura e controllo della radioattività, i programmi d’emergenza.
Il rapporto presentato dall’AIEA nel 1991 stabiliva che molto difficilmente le conseguenze sanitarie dell’incidente saranno osservabili in futuro, le ricerche concluse pochi anni dopo, mostrano un incremento estremamente preoccupante, specie tra i bambini.

Le origini della scoperta nucleare si hanno nel periodo che va dal 1934 al 1944 grazie ad alcuni studiosi ( Fermi, Ida Noddack, Amaldi, D’Agostino, Pontecorvo, Rasetti, Segrè, O. Hahn, F. Strassmann, Lise Meitner, Iréne Curie, F. Joliot) che compiono vari studi sulla reazione nucleare indotte dai neutroni, ricevendo vari Premi Nobel, seppur dovendo scappare dalle persecuzioni naziste.

Tra gli italiani, ricordiamo Enrico Fermi, premio nobel, che inoltre contribuì insieme ad un gruppo di scienziati coinvolti nel progetto Manatthan, alla realizzazione della prima “reazione a catena” eseguita in laboratorio che poi portò alla creazione della bomba atomica.
Infatti, le prime bombe furono usate per scopi militari facendole esplodere su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. In seguito l’energia nucleare fu usata anche per scopi civili con la costruzione nel 1951 del primo reattore nucleare.

In Europa, molti i dibattiti in tema di energia nucleare. Soprattutto, si è discusso sugli esperimenti francesi. Di fatto, l’economia polinesiana ha continuato per diversi anni a dipendere dalla presenza del personale militare francese impegnato nello svolgimento di test nucleari nell’atollo di Mururoa. Questa presenza è diventata presto oggetto di contestazione.
Nel 1975 la pressione internazione spinse la Francia ad effettuare solo esperimenti sottomarini, che furono temporaneamente sospesi negli anni ’80 grazie alla politica di Mitterrand.
Nel 1995 Jacques Chirac decise di riprendere gli esperimenti a Mururoa e a Fangataufa. Ciò causò forti contestazioni sia in Francia che sul piano internazionale. Una flotta di imbarcazioni di pacifisti ed ecologisti, provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, minacciò di entrare nell’area militare. Si svilupparono movimenti di protesta, scioperi e tumulti a Tahiti che si placarono solo all’inizio del 1996 quando furono interrotti gli esperimenti.

In Asia, ed esattamente in Corea del Nord, il Governo ha annunciato la ripresa dei lavori per la costruzione di centrali nucleari, dopo che nel 1994 erano state chiuse grazie ad un accordo bilaterale con gli Stati Uniti. Adesso si teme l’eventualità che venga costruita la bomba atomica.

In Italia, invece, dopo che un referendum 16 anni fa aveva bloccato l’industria nucleare sul nostro territorio, un emendamento al disegno di Legge Marzano sull’energia dà il via libera alle attività di ricerca e di produzione nucleare per le imprese italiane all’estero. Un escamotage attraverso il quale, scavalcando l’esito del referendum, l’Italia rientra di fatto tra i paesi che producono energia atomica.

Ad oggi, in Italia, sono tante le associazioni, I Comuni, i VIP e tanta gente comune che si offrono e si organizzano con vari progetti sociali cercando di aiutare in particolar modo i bambini delle zone colpite dal disastro della centrale di Chernobyl.

Links
http://www.greenpeace.it/archivio/nuke/cern.htm
http://www.aibi.it/chernlka/Chernlka.htm
http://www3.iperbole.bologna.it/anpas/htm/chernoby.htm
http://blu.chim.unifi.it/group/theoric/mani/nucl-2.html

Mario Grasso

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