A Cesarò, la messa in sicurezza di due ponti e la rimozione di una frana attendono da venti giorni gli interventi esecutivi. Per la frana, che occupa la carreggiata della strada statale 120 – l’arteria che collega Bronte a Cesarò – all’altezza del bivio per Randazzo, «ho avuto rassicurazioni dalla Provincia di Messina che la rimuoveranno nel giro di pochi giorni», dice a MeridioNews il sindaco di Cesarò Salvatore Calì. «Ma se non lo fanno – prosegue – vado io stesso con quattro escavatori e la rimuoviamo noi». Il primo cittadino sembra non poterne più. Il motivo risiede nell’inerzia delle istituzioni che dovrebbero provvedere alla messa in sicurezza. Dall’ex Provincia di Messina all’Anas. «L’alluvione di venti giorni fa – continua Calì – ha creato danni ingenti e ha portato via buona parte del ponte». Il riferimento è al ponte Alcantara dove «l’acqua si è portata via mezza carreggiata – incalza Calì -, causando danni anche alle tubazioni dell’acqua e ai cavi elettrici».
Un cavalcavia in cui l’alluvione ha causato il crollo del parapetto, a seguito del quale è stato chiuso per un giorno. «Abbiamo già provveduto alla messa in sicurezza – spiega Anas a MeridioNews – ed è in corso la progettazione per il ripristino del parapetto». Che, assicura Anas, «entro l’estate verrà portato a termine». Riguardo, invece, al crollo della parte viabile all’altezza del bivio con Randazzo, nella strada provinciale 17III che interseca con la strada provinciale 165, poco prima del ponte Bolo, «l’intervento di riprogettazione terminerà in primavera», fa sapere Anas. Ma le segnalazioni di residenti, costretti a imboccare la strada che da Maniace porta a Bronte, sono numerose.
«Prima hanno chiuso per il ponte – lamenta una pendolare al nostro giornale -, poi a seguito di una frana, hanno chiuso la strada statale da un mese». Ma, fino a quando i detriti non verranno completamente rimossi, i residenti saranno comunque costretti a percorrere strade alternative fatiscenti. Proprio quella in cui insiste il ponte Alcantara. «Una strada tortuosa e piena di buche – prosegue la pendolare -, ogni mattina è un calvario perché la strada è molto stretta e abbastanza pericolosa». Ma se questa è la situazione di difficoltà in cui versano i comuni cittadini, per i mezzi di soccorso, esponenzialmente più voluminosi di un’utilitaria, potrebbe essere ancora peggio. «Tra andata e ritorno, in mezzo ai detriti, allunghiamo di 14 chilometri – lamenta la residente -, e perdiamo il doppio del tempo, non immagino se dovesse passarci un’ambulanza». Il rammarico è sempre lo stesso: «Per una frana hanno chiuso una strada per più di un mese quando poteva essere rimossa subito», conclude.
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