C’era ‘na vota l’arte dei carretti siciliani La storia del maestro Di Mauro e della sua allieva

C’ERA ‘NA VOTA – Accussì Accumenciunu i Favuli from etna walk on Vimeo.

A chi gli domanda se ancora, a 101 anni, dipinge lui risponde: «Ancora fazzu miracoli». Domenico Di Mauro è un maestro decoratore di carretti siciliani. Uno degli ultimi detentori di un’arte antica diventata simbolo distintivo dell’Isola. Per raccontare la sua storia e quella di Alice Valenti, sua allieva, Maria Aloisi e Giuseppe Distefano hanno realizzato un documentario dal titolo C’era ‘na vota – Accussì accumenciunu i favuli. «Avevo questa idea in testa da tempo, ma non trovavo mai lo spunto per intervistare il maestro», racconta Distefano. «Parlando con un’amica, Maria Aloisi, ho scoperto che conosceva la sua allieva Alice, così abbiamo deciso di iniziare questo lavoro». 

Il primo incontro con Domenico Di Mauro è uno dei ricordi meglio impressi nella memoria di Giuseppe Distefano: «Lui vive ancora nella casa, dove ha le sue opere esposte, ad Aci Sant’Antonio. Stava dipingendo nel cortile». Dalla chiacchierata con i due artisti è nato il documentario, la cui colonna sonora è interpretata da Rita Botto. «Ci ha raccontato delle sue esperienze e del suo rapporto con Alice. È stato bello parlare con lui, ma soprattutto è stato incredibile vederlo lavorare». Le sue opere sono esposte in tutto il mondo, a Parigi e Londra. Amico dello scritto Carlo Levi, anche Salvatore Quasimodo si interessò al lavoro di Di Mauro. 

Il percorso che intreccia le vite di maestro e allieva parte da lontano. Per Valenti la scoperta del mondo dei carretti nasce sia dall’interesse di quelli che definisce «oggetti d’arte» che dalle «radici della mia famiglia». L’artista – dopo la specializzazione in Conservazione dei Beni culturali a Pisa – scopre quasi per caso che il nonno Giuseppe era uno scultore di carretti siciliani di Scordia. Si interessa sempre di più a questo «mestiere con regole molto rigide». «Un’arte che forse è destinata a morire, perché non c’è più richiesta di carri», afferma Valenti. «E poi servono tanti artigiani, che sono sempre di meno: fabbro, scultore, pittore… basta che manchi un anello della catena e tutto si perde», commenta. 

Una volta appresi i fondamenti dell’arte pittorica, si apre alle sperimentazioni. Un percorso che le permette di lavorare anche su oggetti non convenzionali. «Alice lavora soprattutto sui paramenti dei carri che ancora qualcuno ordina – descrive Giuseppe Distefano – ma ha decorato con i motivi tipici dei carretti anche cose decisamente più moderne, come una Vespa». «Ho fatto mio questo bagaglio appreso grazie al maestro Di Mauro e l’ho interpretato», chiarisce Valenti. «Oggi mi arrivano richieste da committenti che mi fanno felice, perché mi permettono di reinterpretare questo immaginario ed esprimere la mia visione». 

Carmen Valisano

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