Centro rifiuti Terrasini, presentato esposto in Procura Deak: «Un iter viziato dall’inizio, anomalie e minacce»

Potrebbe essere l’atto finale, estremo, quello che si sta consumando in questo momento alla Procura di Palermo, dove la consigliera comunale di Terrasini Eva Deak ha presentato un esposto sulla realizzazione del centro di stoccaggio e compostaggio dei rifiuti in contrada Paterna. Lei, insieme all’intera comunità e all’amministrazione comunale, si sta battendo strenuamente per sostenere le ragioni per cui quel centro non dovrebbe essere realizzato. E sono tutte lì, messe nero su bianco, nell’esposto ora al vaglio dei magistrati. Le stesse che ha più volte sostenuto in occasioni pubbliche, confronti serrati, conferenze dei servizi e sedute consiliari. Chiede adesso in maniera diretta e a nome dell’intera comunità di «accertare e valutare se, nei fatti, atti e comportamenti riportati siano penalmente rilevanti». Si gioca duro, insomma. Soprattutto adesso che la Regione, lo scorso luglio, ha dato il via libera alla creazione del centro.

L’esposto ripercorre nel dettaglio tutta la vicenda, a partire dall’ottenimento della documentazione da parte dell’amministrazione in copia cartacea a febbraio dell’anno scorso. Fino alla prima conferenza dei servizi per discutere dell’autorizzazione dell’impianto. Già in quell’occasione viene presentato un dossier da parte della consigliera Deak e dall’allora deputata alla Camera Claudia Mannino che mette in luce alcune presunte anomalie del progetto. Ad emergere subito è anche il fatto che la documentazione appare lacunosa e sprovvista di timbri ufficiali e date di deposito/ricezione da parte degli uffici comunali di Terrasini. «Per tale ragione – si legge nell’esposto – già in questa fase preliminare delle nostre osservazioni, abbiamo ritenuto che il Suap e conseguentemente l’amministrazione comunale avrebbero dovuto agire in autotutela e rigettare il progetto o quantomeno richiederne puntuali integrazioni». Oltre al non trascurabile dettaglio che «l’assenso richiamato nell’elaborato facesse riferimento esclusivamente ad un “centro di riserva rifiuti” non pericolosi senza citare alcun impianto di compostaggio», assenso inoltre rilasciato nel 2014 a una persona fisica diversa dal richiedente del 2013.

«A tal proposito si specifica che le particelle catastali del progetto (depositato al Comune di Terrasini il 27 maggio 2015 e inviato all’Area Lavori Pubblici il 4 giugno 2015) non coincidono con le particelle catastali riportate in questo documento di “assenso”», denuncia ancora l’esposto. Due progetti distinti, insomma, dato che all’epoca la ditta adesso incaricata della realizzazione neppure esisteva. E della copia originale di tale assenso non esisterebbe più alcuna traccia negli uffici comunali di Terrasini. «Quindi la richiesta fatta dal padre nel 2013, assenso rilasciato invece al figlio e autorizzazione ad una ditta che neanche esisteva, tutto per un progetto che non ha nulla a che vedere con la richiesta fatta originariamente dal padre, in quanto non si contemplava l’impianto di compostaggio. Un iter viziato in partenza – scrive Deak -. Ci è apparso incomprensibile che gli organi competenti non abbiano tenuto conto di questi particolari». Ma questi dettagli sono solo la cima del lungo elenco di anomalie emerse negli anni e più volte affrontate dalla consigliera Deak e dalle associazioni del territorio. L’ultima realtà, in ordine di tempo, è quella del Comitato per la salvaguardia del territorio di Paterna-Zucco.

                                 

C’è, poi, anche la questione della certificazione antimafia. Mauro Verace, ex dirigente del dipartimento regionale Acqua ed energia e presidente della prima conferenza dei servizi del 2015, coinvolto nell’inchiesta etnea Piramide, è finito ai domiciliari con l’accusa di aver favorito per anni la criminalità organizzata nello smaltimento illecito di rifiuti. Ed è lui che fa mettere a verbale che la ditta coinvolta fosse iscritta in white list, malgrado non fosse vero. A nulla servono i controlli della consigliera e le sue contestazioni, tenute guarda caso fuori da quel primo verbale. Il 16 marzo 2017 ecco la seconda conferenza dei servizi, che per la consigliera si può riassumere con le domande che le rivolge l’amministratore delegato della EdilAmbiente: «”Ma tu che vuoi?”, “Ma tu chi sei?”, “Ma tu perché sei qui?”, “Chi ti ha chiamata?”, “Io ti querelo” e soprattutto “Ci penso io per te, ci penso”». La consigliera non la prende bene, ma non demorde e porta avanti senza sosta la sua battaglia per venire a capo della vicenda. Fino a quando, con l’ennesimo accesso agli atti al Suap del Comune di Terrasini, non scopre che i progetti sono effettivamente due e che a uno è allegata una relazione geologica mai vista prima. «Quale progetto avranno visionato gli enti convocati alla prima conferenza dei servizi, quindi?» si chiede ancora nell’esposto. Il 9 agosto 2017 intanto vengono finalmente revocati l’assenso e i pareri rilasciati inizialmente dal Comune. E circa un mese dopo gli enti si riuniscono di nuovo nella terza conferenza dei servizi.

                

Da mettere in conto anche la presenza di insediamenti abitativi nel raggio di mille metri e di una casa a meno di duecento metri dal luogo in cui dovrebbe sorgere il centro, «fattori questi escludenti», precisa la consigliera, rispetto alle linee guida regionali in merito agli impianti di compostaggio. La contrada ospita inoltre «diverse realtà agricole che hanno intrapreso e investito nella coltivazione biologica. È opportuno ricordare la virtuosa realtà de L’Orto di Nonno Nino di Benedetto Palazzolo, che ha da poco riconvertito tutte le sue colture e ha ricevuto il premio nazionale Best in Sicily proprio per la qualità raggiunta. Azienda che tra l’altro produce il primo caffè interamente made in Italy». Mentre le minacce pubbliche alla consigliera Deak continuano indisturbate, persino a mezzo Facebook, dove l’amministratore delegato della EdilAmbiente le avrebbe scritto nero su bianco che «ognuno avrà quel che si merita». Appesantendo ulteriormente il clima di una vicenda comunque finita negli uffici dei magistrati.

Silvia Buffa

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