Centro riabilitativo vs scuola professionale Cibali, convivenza difficile per due enti

Da una parte un centro di riabilitazione che presta cure a 200 disabili, dall’altra un istituto professionale. Due enti che prestano servizi di qualità in settori sensibili e che convivono serenamente. Almeno fino a ieri, quando con un comunicato stampa i vertici del centro catanese del Consorzio siciliano di riabilitazione hanno denunciato la difficile situazione nella quale, sostengono, sono costretti a vivere. Danni, atteggiamenti sgradevoli, aggressioni fisiche da parte di genitori e alunni dell’associazione Eris, ente che si occupa di formazione professionale. Tra i due enti, a gestire questo particolare condominio, l’Ipab Monsignor Ventimiglia – proprietario dello stabile nel quartiere Cibali, in via Vincenzo Casagrandi – che ha aperto le porte della struttura all’Eris circa due anni fa.

Per gli assistiti del centro di riabilitazione la situazione è pesante. «Gli alunni dell’Eris scorrazzano con i motorini mettendo a repentaglio i nostri assistiti che si muovono in carrozzina – denuncia il presidente Francesco Lo Trovato – i genitori dei ragazzi dell’Eris quando li accompagnano o vengono a prenderli parcheggiano dappertutto, tanto da ostruire tutte le vie d’accesso e molto spesso a causa della macchine posteggiate ovunque i nostri assistiti arrivano in ritardo alle terapie giornaliere». Ma il direttore dell’associazione, Antonio Oliveri, replica stupefatto alle accuse. «Voglio difendere i ragazzi», spiega con decisione. Quella da lui coordinato, sostiene, è un’associazione che si occupa di minori che assolvono l’obbligo formativo con percorsi di formazione professionale. «In tutte le scuole, private e pubbliche, i ragazzi possono avere momenti di intemperanza», ma non si verificano le situazione descritte dai vicini di casa con i quali sono continue le riunioni organizzative, l’ultima delle quali lo scorso venerdì.

Già nel 2012 i vertici del centro riabilitativo si erano rivolti al sindaco e ai vigili urbani e allo stesso ente proprietario dell’edificio per segnalare la situazione. Difficoltà legate alla convivenza che – come ammette lo stesso Oliveri – sarebbero legate sostanzialmente alla sorveglianza dell’ingresso. Per la gestione logistica dei 200 pazienti, il Csr preferirebbe mantenere i cancelli aperti. Per motivi di sicurezza di studenti minori, l’Eris li chiuderebbe. La soluzione, quest’ultimo ente, l’ha trovata destinando un dipendente alla sorveglianza del cancello negli orari di maggiore traffico.

Proprio in un momento di confusione, pochi giorni fa, sarebbero accaduti due avvenimenti che hanno spinto il Csr alla denuncia pubblica. «Assistiti, familiari, operatori erano atterriti perché nel parcheggio un gruppo di alunni della scuola professionale stava letteralmente pestando a sangue un altro ragazzo; una lite violentissima – scrivono i responsabili del centro riabilitativo – che ha causato choc in molti di noi e che ha richiesto l’arrivo dei Carabinieri, mentre appena due settimane fa l’auto di un nostro collega, anch’egli disabile, veniva tamponata. Ad una richiesta di spiegazioni, il nostro collega è stato minacciato e aggredito verbalmente». Sul primo episodio, la ricostruzione è in parte condivisa da Oliveri che però sostiene che i protagonisti della lite non erano studenti ma giovani provenienti da fuori, divisi da personale di entrambi gli enti intervenuti a calmare gli animi. Per evitare nuovamente che persone esterne entrino nell’edificio, «stiamo cercando una soluzione», spiega il direttore dell’Eris.

Lo Trovato, dal canto suo, ha inviato una lettera al prefetto Francesca Cannizzo, al sindaco Raffaele Stancanelli e al neo questore Salvatore Longo. Ai vertici comunali, il presidente del Csr chiede di riportare in aula la richiesta concessione edilizia che permetterebbe la costruzione di una nuova struttura. Il Consiglio comunale avrebbe dovuto discutere la variante lo scorso 14 gennaio, ma la seduta si è risolta prima di giungere all’argomento. La nuova sede dovrebbe sorgere poco distante, nel quartiere San Giovanni Galermo, in via Don Minzoni.

 

[Foto di Consorzio siciliano di riabilitazione su Facebook]

Carmen Valisano

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